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Andare in pensione, quando è obbligatorio

Quando è obbligatorio andare in pensione? Ecco le differenze tra il settore pubblico e quello privato e le eccezioni alla regola.

di Carmine Roca

Novembre 2023

In questo articolo vi diremo quando è obbligatorio andare in pensione (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

È obbligatorio andare in pensione?

Andare in pensione, in genere, è l’obiettivo di ogni lavoratore. Terminare la carriera e finalmente riposarsi in pensione, però, non è sempre un traguardo agognato.

C’è pure chi, a causa di carriere discontinue o iniziate dal 1996 in poi, quindi soggetti al calcolo della pensione col penalizzante sistema contributivo, ha maturato un assegno piuttosto basso, tale da non riuscire a vivere una vita dignitosa.

Considerato che l’importo dello stipendio è sempre più alto dell’importo della pensione, c’è chi preferisce rimandare l’uscita dal lavoro, pur avendo la possibilità di andare in pensione.

La maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi per la pensione non sempre determina il collocamento in quiescenza del lavoratore.

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Le differenze tra settore pubblico e settore privato

Per comprendere quando è obbligatorio è andare in pensione, dobbiamo distinguere le regole del settore pubblico da quelle del settore privato.

Quando è obbligatorio andare in pensione nel settore privato?

La Corte di Cassazione con la sentenza numero 10.883 del 24 aprile 2021 ha, in parte, modificato le modalità di pensionamento obbligatorio nel settore privato.

I dipendenti del settore privato non sono obbligati ad andare in pensione una volta compiuti 67 anni, se in possesso del requisito contributivo minimo per “la vecchiaia” (20 anni).

La Corte di Cassazione, però, ha stabilito che la volontà del lavoratore di continuare a prestare servizio non deve entrare in contrasto con le strategie aziendale legate alla gestione del personale.

Il datore di lavoro, secondo la Cassazione, può licenziare il lavoratore che ha raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contributi). Si pensi, ad esempio, agli incentivi all’esodo attualmente in vigore, come l’Isopensione o il Contratto di Espansione, che consentono ai lavoratori di grandi aziende di anticipare fino a 7 anni l’accesso alla pensione.

Il datore di lavoro, però, non potrà obbligare il suo dipendente ad andare in pensione prima: questa rimane una scelta del lavoratore.

La principale motivazione è legata all’importo della pensione: il prepensionamento, in alcuni casi, può generare un assegno previdenziale di importo più basso rispetto a quello che si percepirebbe andando in pensione per limiti di età. È il caso di Quota 103 o di Opzione Donna, ad esempio.

La normativa consente loro di continuare a prestare servizio fino all’età che prevede il pensionamento forzato: il limite massimo di età è stato fissato dalla legge Fornero del 2012 a 71 anni, quando scatta il licenziamento ad nutum, ovvero senza obbligo di motivazione da parte del datore di lavoro.

Allo stesso tempo, il datore di lavoro non può licenziare il dipendente che ha compiuto l’età pensionabile o ha raggiunto il requisito minimo contributivo per la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi per gli uomini; un anno in meno per le donne). Spetta al lavoratore decidere se andare in pensione o continuare a lavorare.

Per ricapitolare, il datore di lavoro può licenziare il suo dipendente obbligandolo alla pensione solo se non gli provocherà una perdita economica.

Quando è obbligatorio andare in pensione nel settore pubblico?

Per quanto riguarda il settore pubblico, la Pubblica Amministrazione è obbligata a collocare il dipendente a riposo d’ufficio se questi:

La Pubblica Amministrazione non potrà obbligare il lavoratore ad andare in pensione, se questi ha compiuto 67 anni, ma non ha maturato il requisito contributivo minimo per la pensione di vecchiaia.

In questo caso, il rapporto di lavoro potrà protrarsi in via eccezionale, fino a quando il dipendente non raggiungerà i 20 anni di contributi.

Quando è obbligatorio andare in pensione
Quando è obbligatorio andare in pensione: in foto un lavoratore anziano, seduto con il pc sulle gambe.

Faq su lavoro e pensione

Quante persone andranno in pensione con Quota 103 nel 2024?

La riforma di Quota 103 rischia di frenare l’uscita anticipata dal lavoro: stando alle stime attuali, nel 2024 appena 5 mila persone opteranno per questa misura.

Quali categorie saranno colpite dai tagli pensionistici?

Le categorie colpite dai tagli pensionistici includono medici, insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate, ufficiali giudiziari e dipendenti degli enti locali. Questi tagli saranno applicati a chi andrà in pensione dal 2024 con una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni.

Possono cambiare le categorie per i dipendenti pubblici nel tempo?

Sì, le categorie per i professionisti del settore pubblico possono cambiare nel tempo in base all’evoluzione delle esigenze dell’organizzazione e delle politiche di gestione delle risorse umane. I cambiamenti potrebbero derivare dall’accumulazione di anni di carriera, dall’ottenimento di promozioni, dall’acquisizione di nuove competenze o dalle riassegnazioni a ruoli diversi.

I dipendenti pubblici possono aprire una Partita Iva e svolgere un’altra professione?

Di norma i dipendenti pubblici non potrebbero aprire una partita IVA e svolgere un’attività in proprio, neppure durante i periodi di aspettativa o se è stato sottoscritto un contratto a tempo determinato. Ci sono, però, delle eccezioni. Per alcune categorie di lavoratori è possibile svolgere una seconda attività, magari con partita IVA, a condizione che sia comunque priorità all’occupazione principale.

Parliamo di due categorie:

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