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Assegno di garanzia per pensioni basse

Il governo ha intenzione di introdurre un assegno di garanzia per chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1995. Un sostegno per tutti i contributivi puri che in molti casi rischiano di avere assegni molto bassi, al di sotto del minimo. Tutte le proposte in campo.

di Redazione

Luglio 2023

Il governo ha intenzione di introdurre un assegno di garanzia per consolidare le pensioni di chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995. (scopri le ultimissime notizie sulle pensioni sempre aggiornate. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Su questo argomento puoi leggere un post che spiega come dovrebbe funzionare la staffetta generazionale; sulla riforma delle pensioni c’è un post che spiega come si potrebbe uscire a 60 anni; abbiamo verificato per i prossimi anni quali saranno i criteri per la flessibilità in uscita; e infine spieghiamo al momento chi avrà la possibilità di andare in pensione nel 2024.

Pensioni, assegno di garanzia e flessibilità

Il Ministero del Lavoro ha deciso di affrontare subito uno dei temi più delicati della riforma delle pensioni: gli importi pensionistici che saranno destinati ai giovani e per estensione a tutti i lavoratori che vengono definiti “contributivi puri”, cioè tutti coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995.

Dopo l’incontro del 26 giugno sugli esodi incentivati, la discussione continuerà domani (11 luglio), e, come detto, al centro delle discussioni con le parti sociali ci sarà proprio l‘assegno di garanzia.

Poi, il 18 luglio l’argomento chiave sarà la flessibilità in uscita, il 5 settembre si deciderà il destino di Opzione donna e il 18 settembre saranno valutate le proposte per far crescere la previdenza complementare, un’altra questione legata in qualche modo all’assegno di garanzia, o meglio agli importi troppo bassi delle pensioni che verranno.

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Riforma delle pensioni nel 2024

L’obiettivo è inserire molte di queste novità nella legge di Bilancio 2024, insieme ad alcune decisioni che sono obbligate. Scadranno, infatti, la Quota 103, Opzione donna e l’Ape sociale, tutte misure che oggi permettono a determinate categorie di andare in pensione prima dei normali requisiti previsti dalla legge Fornero.

Assegno di garanzia contro le pensioni basse

Il pensione di garanzia (o assegno di garanzia) è al centro del dibattito sulla previdenza per i giovani lavoratori. L’obiettivo è evitare che i precari abbiano in futuro una pensione da fame.

Che il futuro si preveda complicato per i pensionati di domani non è certo solo una supposizione. L’Inps ha preso in esame un gruppo di 56.000 lavoratori. Rappresentano un totale di 486.000 lavoratori oggi quarantenni (quindi per ovvie ragioni anagrafiche tutti contributivi puri).

Questo gruppo di lavoratori è stato diviso in 11 categorie, che includono lavoratori di vario tipo. Dal personale delle aziende private, agli autonomi, dai contadini ai commercianti, dai dipendenti dello Stato ai lavoratori con contratti atipici. Tra questi lavoratori si è accertato che quasi 1 su 3 guadagna meno di 20.000 euro all’anno.

E questo influenza direttamente il montante contributivo che sono riusciti a mettere da parte per la pensione finora. Alcune categorie sono più fortunate, come i lavoratori della sanità e i militari, che hanno stipendi più alti rispetto agli altri. Quindi, hanno potuto versare di più per la pensione (in media, i militari hanno messo da parte circa 235.000 euro e i lavoratori della sanità 178.000 euro).

Ma per tutte le altre categorie di lavoratori, la somma messa da parte per la pensione (chiamata “zaino previdenziale”) è piuttosto bassa e non supera i 100.000 euro in più della metà dei casi.

Una somma insufficiente per avere una pensione dignitosa. IL dato è drammaticamente evidente tra i coltivatori diretti e i lavoratori autonomi.

Pensioni future, chi starà peggio

Ma vediamo nel dettaglio qual è la situazione per i lavoratori che stanno peggio in vista di una futura pensione.

I coltivatori, che spesso lavorano per sé stessi, guadagnano poco: in metà dei casi, guadagnano tra 11.000 e 12.000 euro all’anno. E hanno messo da parte solo 66.000 euro per la pensione, in media.

La situazione non è buona nemmeno per i lavoratori con contratti atipici, che hanno messo da parte in media solo 54.000 euro.

Tra i lavoratori delle aziende private, le donne guadagnano meno rispetto agli uomini. Infatti, hanno messo da parte in media 117.000 euro per la pensione, contro i 138.000 degli uomini.

Precari a rischio

Nel sistema contributivo l’integrazione non esiste più e il lavoratore prenderà esattamente quanto maturato. Quindi, chi avrà fatto una carriera discontinua con molti periodi di precariato rischia di maturare pensioni irrisorie.

Con il vecchio sistema retributivo (valido per i contributi versati fino 31 dicembre 1995), se qualcuno aveva messo da parte pochi contributi, lo Stato interveniva aggiungendo i soldi necessari per raggiungere almeno un importo minimo. Nel 2023 l’ importo minimo è di 572 euro al mese (per chi ha più di 75 sale a 600 euro al mese).

Molte future pensioni contributive rischiano di essere al di sotto di quella soglia.

Cos’è la pensione con assegno di garanzia

I sindacati stanno chiedendo una “pensione di sicurezza“, l’assegno di garanzia. Vogliono che sia calcolato tenendo conto di quanti anni una persona ha lavorato, dei contributi che ha pagato, e anche dei periodi in cui non ha lavorato, come quando non aveva una occupazione o stava studiando. L’idea è di fare in modo che tutti abbiano una pensione sufficiente per vivere in modo dignitoso.

Assegno di garanzia, le difficoltà

L’idea è saggia, ovviamente. Ma ci sono delle difficoltà. L’assegno di garanzia rischia di pesare molto sui bilanci del sistema previdenziale. In pratica, costa molto. Al momento le proposte per i contributivi puri che hanno maggiori possibilità di essere approvate sono queste:

Anche la Lega (partito di governo), che aveva come obiettivo principale permettere a chiunque abbia lavorato 41 anni di andare in pensione, indipendentemente dall’età ( “Quota 41”), adesso dice che si tratta un obiettivo a lungo termine. Non ci sono abbastanza soldi. Basti pensare che solo l’adeguamento delle pensioni all’aumento dei prezzi nel 2023 è costato una ventina di miliardi di euro, e “Quota 41” costerebbe da sola ed esclusivamente per il primo anno ben 4 miliardi. Troppi.

Opzione donna come Ape Sociale

Governo e parti sociali discuteranno anche su un altro punto: come cambiare “Opzione donna”. Questa misura permetteva alle donne di andare in pensione in anticipo (prima dei 60 anni, se avevano lavorato per 35 anni), ma solo con una pensione calcolata con il sistema contributivo.

Questo beneficio è stato disponibile per le lavoratrici per diversi anni, ma è stato reso meno potente con l’ultima legge di bilancio. Adesso, solo le donne che si occupano di un parente con handicap grave (caregiver), o che hanno una invalidità riconosciuta, o che lavorano per un’azienda in difficoltà possono usare “Opzione donna”.

Ma ci sono molte pressioni che spingono per eliminare queste limitazioni. Questi limiti hanno ridotto in modo consistente il numero di lavoratrici che possono beneficiare dell’uscita anticipata.

Una delle ipotesi più probabili è quella di adottare per Opzione donna il modello “Ape sociale”. Ovvero diventare da pensione anticipata a trattamento che accompagna alla pensione, ma di questo si discuterà il 5 settembre.

Assegno di garanzia pensioni basse
Nella foto un giovane che pensa in anticipo al suo futuro da pensionato.

Faq (domande e risposte)

Cos’è l’assegno di garanzia per le pensioni?

L’assegno di garanzia è una misura che il governo sta considerando di introdurre per consolidare le pensioni di chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995.

Perché è svantaggiato chi ha iniziato a lavorare dopo il ‘95?

Chi ha iniziato a lavorare dopo il ’95 è svantaggiato perché le retribuzioni sono spesso basse, portando a un accumulo modesto del montante contributivo. Questo può portare a una pensione futura irrisoria.

Chi avrà pensioni più povere?

I lavoratori più a rischio di avere pensioni povere sono i coltivatori diretti, i parasubordinati e gli autonomi e le persone con carriere lavorative discontinue. Ma nelle stesse situazioni ci sono anche molti altri dipendenti privati, anche le donne sono particolarmente svantaggiate.

Come cambierà Opzione donna nel 2024?

Nel 2024, ci saranno alcune modifiche a Opzione donna. Su questo ci sono pochi dubbi. La misura attuale è del tutto inutile (è stata utilizzata nel 2023 da poche migliaia di lavoratrici). Potrebbe diventare simile all’Ape sociale. Se ne discuterà a settembre.

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