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Aumenti azzerati per migliaia di statali

Aumenti azzerati per migliaia di statali a causa dell’effetto scalone provocato dal taglio del cuneo fiscale contributivo. Molti superano la soglia dei 35.000 euro perdendo del tutto i vantaggi della decontribuzione. Vediamo numeri e scenario.

di Redazione

Novembre 2023

Aumenti azzerati per migliaia di statali, il motivo? L’effetto scalone causato dal taglio del cuneo fiscale contributivo: cresce infatti la retribuzione lorda mensile e rischia di far superare la soglia dei 35mila euro lordi. Oltre quella cifra si perde la decontribuzione. Ma vediamo nel dettaglio. (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Aumenti azzerati per migliaia di statali: ecco perché

Molti lavoratori del settore pubblico si trovano di fronte a un paradosso: piuttosto che beneficiare di un incremento salariale previsto dal nuovo contratto, si ritrovano con una busta paga invariata o addirittura leggermente ridotta. La causa principale di questa situazione è legata all’effetto scalone generato dal taglio del cuneo fiscale deciso dal governo.

L’effetto scalone e il cuneo fiscale

Ricordiamo che il cuneo fiscale è la differenza tra quanto un datore di lavoro spende per un dipendente e quanto effettivamente il dipendente riceve in netto nella propria busta paga. Questa differenza è data da tasse e contributi che gravano sul salario lordo.

Con la manovra di Bilancio, è stato confermato il taglio al cuneo fiscale che, in teoria, dovrebbe portare a un incremento dello stipendio netto. Tuttavia, l’incremento della retribuzione lorda mensile del 6% causato dalla riduzione dei contributi verso l’INPS porta alcuni dipendenti pubblici a superare il limite di reddito annuo di 35.000 euro. Questo limite è fondamentale perché, oltrepassandolo, si perde il beneficio della decontribuzione.

Cosa significa perdere la decontribuzione?

Perdere la decontribuzione significa che il lavoratore deve nuovamente pagare la piena aliquota dei contributi previdenziali, vanificando l’aumento salariale lordo ottenuto grazie al taglio del cuneo fiscale. In altri termini, quello che si guadagna da un lato, si perde dall’altro.

L’impatto sulle buste paga

Con la manovra è stato previsto un aumento medio dei salari del 5,78% per tutti i dipendenti pubblici. Questo incremento, però, ha un duplice effetto:

Questo meccanismo, noto come effetto scalone, crea un paradosso: un dipendente pubblico può trovarsi a guadagnare di meno nonostante un apparente aumento del proprio stipendio lordo.

Chi è più colpito?

I dipendenti pubblici colpiti da questa situazione sono quelli che si trovano in una fascia di reddito che va dai 25.000 ai 35.000 euro annui. Questo gruppo include varie categorie professionali, tra cui:

Queste figure professionali, che rappresentano una porzione significativa del pubblico impiego, si aspettavano di vedere un miglioramento nella propria condizione economica ma si trovano invece a dover affrontare una realtà del tutto inaspettata.

Soluzioni possibili

Per risolvere questo problema, si potrebbe pensare a misure simili a quelle adottate in passato, come l’introduzione dell’elemento perequativo utilizzato durante il rinnovo del contratto 2016-2018. Questa soluzione prevedeva una compensazione per quei dipendenti pubblici che, a causa degli aumenti contrattuali, avrebbero perso il “Bonus 80 euro” introdotto dal governo Renzi.

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In “pericolo” centinaia di migliaia di dipendenti pubblici

Il problema degli aumenti azzerati per migliaia di statali colpisce dunque una vasta parte del settore pubblico. Questo fenomeno, lo ribadiamo, è dovuto all’effetto scalone causato dal taglio del cuneo fiscale e penalizza i dipendenti pubblici in una specifica fascia di reddito.

Come si manifesta l’effetto scalone?

L’effetto scalone si verifica quando un lieve aumento della retribuzione lorda causa il superamento della soglia di reddito annuo di 35.000 euro. Questo superamento comporta la perdita della decontribuzione, annullando di fatto qualsiasi beneficio economico derivante dall’aumento stipendiale.

Chi è più colpito?

I dipendenti pubblici più colpiti da questa situazione sono quelli il cui reddito annuo lordo si situa tra i 33.100 euro e i 34.999 euro. Un lieve aumento stipendiale, previsto dal nuovo contratto, può spingerli oltre la soglia critica dei 35.000 euro, con conseguenze dirette sulla loro busta paga.

Esempi

Qual è l’entità del rischio?

Non è possibile fornire un numero esatto di quanti dipendenti pubblici si trovino in questa “zona di pericolo”, ma le stime suggeriscono che si tratti di centinaia di migliaia di persone. Questo dato riflette l’ampia distribuzione degli stipendi entro la fascia critica e il grande numero di lavoratori pubblici in Italia.

Neo video sopra si spiega come funziona e chi guadagna con il taglio del cuneo fiscale

Rischiano anche i professori

Il fenomeno degli aumenti azzerati per migliaia di statali tocca profondamente anche il settore dell’istruzione. I professori a tempo indeterminato sono significativamente esposti a questo rischio.

Impatto sull’istruzione

Questo scenario pone un serio interrogativo sulla sostenibilità e l’equità delle politiche retributive nel settore dell’istruzione.

Non è la prima volta: il caso del bonus Renzi

La questione attuale degli aumenti azzerati non è un fenomeno nuovo nel panorama del pubblico impiego italiano. Un caso simile si è verificato durante il rinnovo del contratto 2016-2018, con la problematica legata al Bonus 80 euro introdotto dal governo Renzi.

La gestione del Bonus Renzi

La situazione attuale richiede un approccio simile, dove è necessario trovare un meccanismo compensativo per coloro che perdono i benefici a causa degli incrementi salariali. Tuttavia, la sfida maggiore risiede nel trovare le risorse per finanziare tale soluzione, considerando i vincoli di bilancio e le limitate risorse disponibili.

Aumenti azzerati per migliaia di statali
Nell”immagine due dipendenti statali preoccupati dopo aver appreso del possibile azzeramento degli aumenti.

FAQ (domande e risposte)

Perché gli aumenti sono azzerati per migliaia di statali?

Gli aumenti azzerati per migliaia di statali sono il risultato dell’effetto scalone generato dal taglio del cuneo fiscale contributivo. Il governo ha ridotto del 6% i contributi INPS per i lavoratori con retribuzioni tra i 25.000 e i 35.000 euro, causando un aumento corrispondente della retribuzione lorda. Tuttavia, questo incremento può far superare ai dipendenti statali la soglia dei 35.000 euro lordi annui, portando alla perdita della decontribuzione e, di conseguenza, azzerando l’incremento salariale previsto.

Come influisce l’effetto scalone sulle retribuzioni statali?

L’effetto scalone influisce sulle retribuzioni statali creando una situazione paradossale: un leggero aumento della retribuzione lorda mensile può causare la perdita di benefici fiscali una volta superata la soglia di 35.000 euro annui. Questo fenomeno può portare a una busta paga invariata o addirittura ridotta, nonostante l’apparente aumento del salario lordo.

Qual è l’effetto del taglio del cuneo fiscale sugli statali?

Il taglio del cuneo fiscale aumenta la retribuzione lorda mensile dei lavoratori pubblici, ma allo stesso tempo può farli entrare in una fascia di reddito dove perdono la decontribuzione. Questa perdita contraddice l’intento iniziale del taglio del cuneo fiscale, che era quello di aumentare il netto in busta paga dei lavoratori.

Quale Impatto ha l’aumento del 5,78% sul reddito dei statali?

L’aumento del 5,78% nelle buste paga dei dipendenti pubblici, sebbene sembri vantaggioso, può causare la perdita della decontribuzione per coloro che superano i 35.000 euro di reddito annuo. Di conseguenza, molti dipendenti potrebbero non vedere alcun miglioramento reale nella loro retribuzione netta.

Quanti dipendenti pubblici rischiano di perdere la decontribuzione?

Non c’è un numero preciso, ma si stima che centinaia di migliaia di dipendenti pubblici rischino di perdere la decontribuzione. Questo include diverse categorie professionali come professori, infermieri, tecnici sanitari e dipendenti ministeriali, molti dei quali si trovano nella fascia di reddito che va dai 33.100 euro ai 35.000 euro annui.

Come è stato affrontato il problema del bonus Renzi?

Nel caso del Bonus Renzi, il governo precedente aveva affrontato una situazione simile introducendo un “elemento perequativo” nel contratto dei dipendenti pubblici. Questo meccanismo compensava la perdita del bonus dovuta agli aumenti contrattuali. Una soluzione simile potrebbe essere necessaria anche ora per mitigare l’impatto del taglio del cuneo fiscale, anche se il finanziamento di tale soluzione rimane una sfida, data la limitatezza delle risorse disponibili.

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