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Badanti salario minimo

Scopri cosa prevede la legge sul tema "badanti e salario minimo" e come sono stati adeguati gli stipendi all'inflazione.

di Antonio Dello Iaco

Novembre 2023

Il tema delle badanti e salario minimo è uno degli argomenti centrali del testo della legge di bilancio 2024 redatto dal Governo Meloni. L’obiettivo dell’esecutivo di centrodestra è abbattere l’evasione presente nel settore e le misure al vaglio sono numerose (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Badanti e salario minimo: obiettivo zero evasione

All’interno della bozza della manovra 2024, il Governo Meloni ha espresso alcuni obiettivi da perseguire nel prossimo anno. Uno di questi prevede la netta riduzione delle irregolarità, fiscali e non, presenti nel comparto dei lavoratori e delle lavoratrici domestici.

Nella bozza della legge di bilancio c’è proprio un intero articolo dedicato alle misure da attuare. È il numero 17, titolato «Misure di contrasto all’evasione nel settore del lavoro domestico».

Tra le soluzioni che stanno circolando, oltre ai tanti controlli, da mesi si parla della possibile introduzione del salario minimo a 9 euro l’ora per i lavoratori domestici. Tuttavia, in particolare per le associazioni di categoria del settore, questo intervento potrebbe rivelarsi del tutto inefficace.

Evasione e lavoro domestico: è davvero un problema?

Dall’estratto del rapporto sul lavoro domestico 2022 elaborato dall’Osservatorio DOMINA, si evince che il tasso di irregolarità tra i lavoratori del comparto domestico è superiore al 50 per cento.

Anche se, rispetto a decenni fa, il valore dell’evasione e di colf e badanti irregolari è diminuito di circa il 20 per cento, la situazione resta preoccupante.

Assumere un lavoratore domestico non rispettando la legge, non è solo un reato nei confronti dell’erario. In questo modo infatti, vengono meno una serie di tutele previste dall’ordinamento, a partire da una retribuzione minima (come è scritto all’interno dell’apposito CCNL ndr) al diritto di godere di contributi previdenziali e di un’assicurazione.

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Salario minimo nel lavoro domestico: il no delle associazioni di categoria

«Il salario minimo per colf e badanti a 9 euro l’ora, una delle ipotesi sul tavolo del Ministro del lavoro, non è una strada percorribile», lo si legge sul sito ufficiale dell’Osservatorio DOMINA sul lavoro domestico.

Il Segretario Generale di DOMINA, Lorenzo Gasparrini, ha spiegato già tempo fa che la via maestra da seguire è la riduzione della pressione fiscale per chi assume colf e badanti. «L’introduzione del salario minimo per i lavoratori domestici comporterebbe un aumento del lavoro nero».

Le proposte: meno tasse e più controlli

Dal portale dell’Osservatorio DOMINA si apprende che sia i datori di lavoro, sia i dipendenti, non vedono il salario minimo come la soluzione a tutti i problemi. Il centro studi ha posto dei questionari mirati.

Il principale riporta la percentuale di apprezzamento delle proposte tra le azioni per incentivare il lavoro domestico regolare:

Stipendi più alti per i lavoratori domestici nel 2023

Visto che nel 2022 l’inflazione si è attestata all’11,2 per cento, con il 2023 è stato registrato un aumento del 9,2 per cento degli stipendi degli impiegati domestici.

Dopo due incontri tra il Governo e i sindacati che non hanno portato a un nulla di fatto, è entrato in vigore l’articolo 38 del contratto collettivo nazionale del lavoro domestico (CCNL). Questo provvedimento prevede che il Ministero sia autorizzato a definire automatico il seguente adeguamento dei contratti regolari:

Una scelta non condivisa da tutti

Adeguare gli stipendi di badanti e colf all’inflazione significa gravare ancor di più sui datori di lavoro. Di pari passo con le retribuzioni aumentano infatti anche gli importi dei contributi previdenziali da versare a ogni trimestre.

Se da un lato l’obiettivo dell’articolo 38 del CCNL è adeguare le retribuzioni al crescente costo della vita, dall’altro questo rappresenta un costo più oneroso per chi vuole assumere regolarmente un lavoratore domestico.

È anche per questo motivo che sono stati introdotti una serie di incentivi, sia a livello nazionale sia a carattere regionale, per chi contrattualizza nuovi badanti.

Le associazioni di categoria dei datori di lavoro del settore, avevano chiesto che gli aumenti non superassero la quota del 7,3 per cento. Questo è il valore previsto a inizio anno dal Governo per l’adeguamento delle pensioni all’inflazione.

In più, era stato richiesto uno scaglionamento degli aumenti da versare sulle buste paga dei lavoratori.

La retribuzione minima per colf e badanti

Anche se non è previsto un salario minimo generale, la contrattualizzazione nazionale introduce, per ogni settore, una retribuzione di base per chi sottoscrive nuovi rapporti di lavoro.

I CCNL per i lavoratori domestici prevedono che il minimo stipendio orario sia pari a 4,83 euro per il livello A. Il valore massimo della retribuzione arriva a 8,33 euro l’ora per le badanti che fanno assistenza a persone non autosufficienti.

Il calcolo degli aumenti

Abbiamo riportato di seguito un calcolo simbolico degli aumenti che hanno registrato gli impiegati domestici con contratto regolare.

Ricorda che si tratta di numeri rappresentativi del fenomeno, per i dati reali sulle singole situazioni conviene fare un calcolo mirato con l’aiuto di un esperto.

Aumenti previsti per i lavoratori domestici conviventi 

In base al livello di contrattualizzazione, cambiano gli importi dell’adeguamento all’inflazione (i valori sono lordi ndr):

Gli aumenti per i lavoratori non conviventi

Il valore degli aumenti è più basso se si tratta di lavoratori domestici non coviventi e va da 0,44 centesimi all’ora, per i lavoratori di livello A, a 0,79 centesimi ogni ora per gli impiegati di livello D super.

Badanti salario minimo
L’immagine rappresenta una lavoratrice domestica – badanti e salario minimo

FAQ sul lavoro domestico

Cos’è l’Osservatorio DOMINA?

Nel nostro articolo abbiamo citato più volte i dati dell’Osservatorio nazionale DOMINA sul lavoro domestico. Si tratta di «un centro studi e raccolta dati per monitorare e studiare le attività, i fenomeni e i trend del settore a livello nazionale e locale».

Istituito nel 2019 da DOMINA, Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico (firmataria del CCNL di categoria ndr), nasce per mappare l’evoluzione del settore.

L’obiettivo è «contribuire dinamicamente alla valutazione delle trasformazioni sociali, economiche e normative del lavoro domestico e alla progettazione di politiche fiscali e di welfare che possano tutelare e sostenere la famiglia datore di lavoro domestico nel compito di cura».

Come avverrà il contrasto all’evasione nel settore del lavoro domestico?

Come previsto dall’articolo 17 della bozza della legge di bilancio, il contrasto alle irregolarità passerà da un maggior numero di controlli. Il tutto partirà da una forte cooperazione tra l’INPS e l’Agenzia delle Entrate.

L’obiettivo è raggiungere quanto prima la «piena interoperabilità» delle banche dati degli enti per scovare tutti gli evasori e gli irregolari del settore.

Qual è la posizione di Assindatcolf sulle idee del Governo?

Anche Assindatcolf ha spiegato che un maggior numero di controlli non rappresenta la vera soluzione contro l’evasione fiscale e gli irregolari.

Qualche settimana fa infatti, il presidente Andrea Zini ha dichiarato: «È un grave errore pensare che si possa combattere il lavoro nero nel settore domestico recuperando l’evasione di colf e badanti note all’INPS ma sconosciute al fisco, attività certamente dovuta ma che si poteva fare da più di vent’anni».

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