Svantaggi per le categorie protette – È sempre positivo essere iscritti in questi elenchi oppure, a volte, bisogna scontrarsi con discriminazioni e poche tutele? Scopriamolo insieme (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Svantaggi per le categorie protette: quali sono
Essere iscritti nelle categorie protette a volte può essere una difficoltà o comunque uno svantaggio.
La normativa che regola l’istituzione delle categorie protette tutela cerca di tutelare i cittadini da possibili discriminazioni. Tuttavia, confrontandoci con voi lettori tramite i nostri canali social o sul nostro indirizzo mail [email protected], è emerso un dato differente.
Categorie protette, perché potrebbe essere uno svantaggio: la privacy
Quello di cui molti di voi si sono lamentati, per esempio, è la poca tutela della privacy.
Nonostante la normativa sulle categorie protette, il GDPR europeo e tutti gli altri provvedimenti nazionali in materia tutelino la privacy e i dati personali degli utenti, chi ha disabilità viene spesso sottoposto al giudizio di colleghi e superiori.
Questo accade perché, nonostante i lavoratori non siano tenuti a comunicare la propria appartenenza alle categorie protette, avendo delle tutele particolari, svolgono orari ridotti rispetto agli colleghi oppure beneficiano di congedi lavorativi (come i tre giorni di permesso retribuito).
L’obbligo per le aziende di assumere le categorie protette
L’obbligo per le aziende di assumere le categorie protette rappresenta un altro possibile problema.
Le imprese e gli enti della Pubblica Amministrazione sono obbligate ad assumere una quota di cittadini iscritti in questi elenchi. Tuttavia, spesso, questo si traduce in un mero compito da portare a termine per evitare multe e sanzioni previste dalla normativa.
Il rischio è quindi che questi lavoratori non trovino un ambiente lavorativo positivo in cui possano realizzarsi.
Inoltre, altri utenti ci hanno raccontato diverse storie di mobbing da parte dei datori di lavoro e dei colleghi.
Capita spesso, per giunta, che grandi aziende preferiscano pagare le sanzioni previste dall’ordinamento anziché assumere lavoratori che appartengono alle categorie protette. Il motivo è che molti responsabili delle risorse umane non li ritengono “adatti” allo svolgimento di mansioni lavorative.
Non sono poche infatti le persone che scelgono di “nascondere” e non comunicare alle aziende la propria appartenenza alle categorie protette. Venendo assunti come lavoratori “normali” hanno dichiarato di aver ottenuto trattamenti migliori rispetto alle altre esperienze.
Quali sono gli obblighi per le aziende con le categorie protette?
La legge numero 68 del 1999 definisce e disciplina le categorie protette. La normativa prevede, come abbiamo anticipato nel paragrafo precedente, degli obblighi occupazionali per le aziende e gli enti pubblici. In particolare:
- le aziende che hanno dai 15 ai 35 dipendenti hanno l’obbligo di assumere almeno un lavoratore che appartiene alle categorie protette;
- le aziende dai 36 ai 50 dipendenti devono assumere almeno due cittadini che sono iscritti alle categorie protette;
- per le aziende con oltre 50 dipendenti invece il 7 per cento dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato deve essere iscritto negli elenchi delle categorie protette.
Per legge, non rientrano nel calcolo:
- i dirigenti;
- il personale con contratto:
- a tempo determinato;
- di apprendistato;
- di somministrazione;
- gli addetti al telelavoro.
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Quali sono i vantaggi per le categorie protette
Appartenere alle categorie protette non vuol dire solo affrontare svantaggi e discriminazioni. I vantaggi previsti dalla normativa sono vari.
Chiariamo subito che la legge 68/99 ha come finalità “la promozione e l’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato“. Tra i vantaggi principali rientrano:
- la possibilità di essere inseriti nel mondo del lavoro grazie all’obbligo, da parte delle aziende e delle Pubbliche Amministrazioni, di riservare dei posti a queste categorie;
- la possibilità di ottenere i permessi lavorativi retribuiti: questo beneficio è garantito ai lavoratori con handicap grave e si traduce come due ore di permesso giornaliero o 3 giorni di permesso mensili. Dei permessi lavorativi retribuiti possono usufruire anche i caregiver dei titolari dell’handicap grave;
- la possibilità di prepensionamento: i lavoratori con un’invalidità riconosciuta superiore al 74 per cento o sordomuti hanno diritto a beneficiare di due mesi di contributi figurativi fino a un totale massimo di 5 anni. Questi sono utili ai fini pensionistici;
- la possibilità di scegliere la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio;
- la possibilità di rifiutare il trasferimento dal proprio posto di lavoro attuale senza il proprio consenso e senza conseguenze;
- la possibilità di rifiutare di lavorare durante i turni notturni.

FAQ sulle categorie protette
Chi appartiene alle categorie protette in Italia
In Italia, le categorie protette sono definite principalmente dalla legge 68 del 1999, che indicano norme per la tutela e l’integrazione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro. Questa legge è stata successivamente integrata e modificata da altre disposizioni legislative.
Rientrano nella definizione di categorie protette e possono iscriversi agli appositi elenchi:
- le persone in età lavorativa affette da disabilità fisica, psichica o sensoriale;
- i portatori di handicap intellettivo con una percentuale di invalidità superiore al 45 per cento;
- le persone con un grado di inabilità al lavoro accertata dall’Inail superiore al 33 per cento;
- le persone invalide di guerra;
- gli invalidi per servizio con minorazioni dalla prima all’ottava categoria;
- gli orfani e i coniugi superstiti di persone decedute per cause di lavoro, di guerra o di servizio;
- i figli e i coniugi di persone invalide al 100 per cento per motivi di lavoro, servizio o guerra;
- i profughi italiani rimpatriati;
- gli orfani o i vedovi di persone uccise da atti di terrorismo o di criminalità organizzata.
Come iscriversi nelle categorie protette
La procedura per iscriversi negli elenchi delle categorie protette in Italia è abbastanza semplice anche se prevede la produzione di una documentazione molto accurata. In primis bisogna rispettare dei parametri di base fondamentali come:
- avere un’età minima pari a 15 anni;
- non aver ancora raggiunto l’età pensionabile;
- possedere la certificazione di invalidità civile.
L’iscrizione negli appositi elenchi è gratuita e per farla bisogna affidarsi al Centro per l’Impiego del proprio territorio. Bisogna prendere un appuntamento con gli uffici e presentare un’apposita domanda.
Se il soggetto disabile o invalido non è in grado di recarsi personalmente presso un Centro per l’Impiego, può delegare un familiare a portare a termine la procedura.
Cosa prevede la legge numero 68 del 1999 in Italia?
La legge italiana numero 68 del 12 marzo 1999, nota come “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, si concentra sulla tutela e sull’integrazione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro.
Questa legge è stata successivamente integrata e modificata da altre disposizioni legislative e i suoi punti chiave includono:
- Obbligo di assunzione: le aziende e le Pubbliche Amministrazioni con un certo numero di dipendenti sono tenute a riservare una quota di posti di lavoro alle persone con disabilità. Questa percentuale varia a seconda delle dimensioni dell’azienda. Se l’azienda non riesce a raggiungere la quota obbligatoria di assunzioni di persone con disabilità, può essere tenuta a pagare una “contribuzione sostitutiva”;
- Piano sociale aziendale: le aziende soggette all’obbligo di assunzione devono svolgere un “piano sociale aziendale” che preveda le misure di inserimento e integrazione dei lavoratori con disabilità. Questo piano deve essere presentato agli organi competenti;
- Agevolazioni fiscali: le aziende che assumono lavoratori con disabilità possono beneficiare di agevolazioni fiscali, tra cui detrazioni e deduzioni fiscali;
- Centri per l’impiego: vengono istituiti Centri per l’impiego specializzati nella gestione dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità;
- Tutela anti-discriminatoria: la legge prevede disposizioni contro la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, sia nel campo del lavoro che in altre aree della vita pubblica.
- Inserimento sociale: la legge promuove l’inserimento sociale delle persone con disabilità attraverso la realizzazione di servizi e strutture a supporto, come servizi di formazione, orientamento e riqualificazione professionale;
- Promozione dell’accessibilità: la legge incoraggia la promozione dell’accessibilità per le persone con disabilità negli spazi pubblici, edifici e trasporti.
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