In questo approfondimento vi parleremo di categorie protette e vista (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Categorie protette: chi sono?
L’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea vieta “qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale”.
Sulla base di questa direttiva, l’Italia, con la legge numero 68 del 1999, ha introdotto il concetto di “categorie protette”. Vi rientrano tutti o tutte coloro che, a causa di disabilità, invalidità psico-fisiche o patologie gravi, potrebbero avere problemi dal punto di vista della ricerca di un posto di lavoro o dell’integrazione sul luogo di lavoro.
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Categorie protette e vista
Tra gli appartenenti alle categorie protette figurano anche le persone non vedenti.
L’articolo 1 della legge 68 del 1999 stabilisce che le persone non vedenti appartenenti alle categorie protette sono quelle colpite da cecità assoluta o con un residuo visivo non superiore ad un decimo ad entrambi gli occhi, anche con correzione di lenti.
Mentre l’ipovisione indica una riduzione della capacità visiva, la cecità indica l’assenza totale di visione.
L’ipovisione varia a seconda della severità e può essere categorizzata come:
- Ipovisione moderata: con un’acuità visiva, corretta con lenti, superiore a 2/10 ma non oltre 3/10, o con un campo visivo residuo inferiore al 60%.
- Ipovisione di grado medio: con un’acuità visiva, corretta con lenti, superiore a 1/10 ma non oltre 2/10, o con un campo visivo residuo inferiore al 50%.
- Ipovisione profonda: con un’acuità visiva, corretta con lenti, superiore a 1/20 ma non oltre 1/10, o con un campo visivo residuo inferiore al 30%.
Oltre alle persone non vedenti, l’articolo 1 della legge 68 del 1999 tutela anche:
- le persone affette da minorazioni psichiche, fisiche e sensoriali o con handicap intellettivo, con una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%;
- le persone invalide del lavoro con una percentuale di invalidità superiore al 33%;
- le persone sordomute;
- le persone invalide di guerra, invalide civili di guerra o per causa di servizio.
Mentre l’articolo 18 inserisce nelle categorie protette:
- gli orfani e i coniugi delle vittime del lavoro, di guerra o di servizio nelle pubbliche amministrazioni;
- i coniugi e i figli di soggetti riconosciuti come grandi invalidi di guerra, di servizio e del lavoro;
- gli orfani e i coniugi delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata (legge numero 407 del 1998);
- i profughi italiani rimpatriati con status riconosciuto ai sensi della legge numero 763 del 26 dicembre 1981.
Categorie protette e vista: il certificato
Per iscriversi alle categorie protette è necessario ottenere il certificato che attesti l’invalidità. L’interessato deve rivolgersi al suo medico di base, che gli rilascerà un certificato introduttivo sul quale sono segnati natura e sintomi della disabilità.
La domanda può essere inoltrata telematicamente all’INPS oppure tramite un patronato o un CAF. Sarà l’INPS a convocare l’interessato per la visita medica. L’esito, ricevuto tramite verbale sul sito dell’INPS e, successivamente, via raccomandata, attesta la percentuale di invalidità (ove riconosciuta) e il livello di agibilità al lavoro.
Alle persone non vedenti, è richiesto il verbale che attesta il riconoscimento di cecità assoluta o con residuo visivo non superiore ad un decimo ad entrambi gli occhi, rilasciato dalla competente commissione ASL.
Categorie protette e vista: come iscriversi
Ottenuto il certificato che attesta la cecità assoluta o il residuo visivo non superiore a un decimo, l’interessato potrà recarsi presso il centro per l’impiego, iscriversi e rientrare in una graduatoria per il collocamento mirato, se in possesso di questi requisiti:
- un’età superiore a 15 anni e inferiore a 65 anni;
- essere disoccupati;
- non aver raggiunto l’età del pensionamento.
Categorie protette e vista: le quote di riserva
Le categorie protette rientrano nelle quote di riserva, una misura di inclusione sociale che prevede l’obbligo per i datori di lavoro e per le imprese di riservare un numero di posti alle categorie protette, secondo questa proporzione:
- 1 lavoratore nelle aziende da 15 a 35 dipendenti;
- 2 lavoratori nelle aziende da 36 a 50 dipendenti;
- 7% dei lavoratori occupati per le aziende con più di 50 dipendenti.
Categorie protette e vista: come avviene l’assunzione?
L’assunzione delle categorie protette può avvenire tramite assunzione diretta oppure affidandosi a enti terzi come le cooperative sociali o le Agenzie per il lavoro.
Le categorie protette possono sottoscrivere questi tipi di contratto:
- stage;
- contratto a tempo determinato diretto (durata minima 6 mesi);
- contratto a tempo indeterminato;
- contratto in somministrazione (durata minima 12 mesi);
- contratto di staff leasing;
- tramite cooperative sociali di tipo B.

Faq sulle categorie protette
Quali sono i vantaggi di assumere lavoratori delle categorie protette?
L’assunzione di lavoratori delle categorie protette può comportare diversi vantaggi per i datori di lavoro, tra cui incentivi fiscali, contributi economici e la possibilità di contribuire alla responsabilità sociale d’impresa. Esistono infatti, oltre agli obblighi di assunzioni, leggi che introducono agevolazioni per le realtà private che assumono persone appartenenti a queste categorie. L’obiettivo degli incentivi è facilitare l’entrata nel mondo del lavoro delle persone iscritte a questi elenchi.
Quando non c’è l’obbligo di assunzione di categorie protette?
Non c’è obbligo di assunzione delle categorie protette quando il numero di dipendenti dell’azienda è inferiore a 15. Inoltre, l’obbligo è sospeso se il datore di lavoro si trova in difficoltà economica e ha avviato procedure come la CIGS o il licenziamento collettivo. In alcune circostanze connesse alle caratteristiche del settore produttivo, i datori di lavoro non sono obbligati ad assumere lavoratori appartenenti alle categorie protette. Infine, se l’attività produttiva presenta condizioni specifiche che rendono difficile occupare l’intera quota di riserva, il datore di lavoro può richiedere un’esenzione parziale dall’obbligo di assunzione.
È possibile rinunciare al collocamento mirato?
Sì, è possibile fare rinuncia al collocamento mirato. Il collocamento mirato, infatti, non è un obbligo ma un’opportunità per il lavoratore disabile. Non essendo un obbligo, hai la possibilità di iscriverti e di cancellarti dal collocamento mirato in qualsiasi momento, senza alcun tipo di problema ma rinunciando, ovviamente, a tutti i diritti ad esso collegati.
Quali sono le conseguenze della rinuncia al collocamento mirato?
Chi decide di rinunciare al collocamento mirato rinuncia a tutti i diritti ad esso collegati. Questo significa che non potrà più beneficiare delle opportunità offerte dal sistema di collocamento mirato nella ricerca di un lavoro.
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