Chi non vota è escluso dai concorsi pubblici oppure è una notizia falsa? Vediamo come funziona il diritto di voto in Italia (scopri gli ultimi concorsi attivi sempre aggiornati. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
Chi non vota è escluso dai concorsi pubblici? Ecco la verità
Chi non vota è escluso dai concorsi pubblici.
Se hai già sentito questa affermazione e sei tra i tanti cittadini che non sono andati alle urne alle ultime elezioni, non temere: si tratta infatti di una fake news.
La mancata partecipazione al voto non può determinare l’automatica esclusione da un concorso pubblico che può avvenire solo in caso di mancato rispetto dei requisiti di partecipazione o per la mancata presentazione o alla presentazione errata dei documenti necessari alla candidatura.
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Diritto al voto: cosa prevede la Costituzione
La Costituzione italiana sancisce il diritto di voto all’articolo 48 che recita:
“Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge. Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi d’indegnità morale indicati dalla legge”.
La Costituzione stabilisce che per recarsi al voto è necessario essere maggiorenni. L’età della maturità “burocratica” in Italia è fissata a 18 anni dal 1975, l’anno della grande riforma nazionale sul diritto di famiglia. Prima il limite anagrafico era definito a 21 anni.
Diritto al voto obbligatorio fino al 1993
Se oggi il diritto al voto è, in modo sottinteso, un obbligo morale per ogni buon cittadino, in passato non è stato così. Fino a venti anni fa infatti, andare a votare era un obbligo.
Nel 1957 il Parlamento italiano aveva approvato una normativa, il testo unico delle leggi elettorali. All’articolo 115, poi abrogato nel 1993, si introduceva l’obbligo di recarsi alle urne in mancanza di un giustificato motivo che ne autorizzasse l’astensione.
“L’elettore che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco – recitava l’articolo -. L’elenco di coloro che si astengono dal voto senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell’albo comunale. Per il periodo di cinque anni la menzione non ha votato è iscritta nei certificati di buona condotta“.
Esclusione dai concorsi pubblici: per quali motivi?
Dopo aver chiarito che non è assolutamente vero che chi non vota è escluso dai concorsi pubblici, approfondiamo quali sono i motivi più comuni di esclusione dalle selezioni per un posto di lavoro in un ente territoriale o nazionale.
In primis troviamo il mancato rispetto dei requisiti previsti all’interno del bando di selezione. Possono essere sia parametri legati all’aspetto anagrafico del candidato (età, residenza, cittadinanza…), sia ad altri fattori come i titoli di studio necessari allo svolgimento delle mansioni previste.
Altri motivi di esclusione dalle procedure concorsuali possono essere il mancato rispetto delle procedure necessarie alla presentazione dell’istanza di candidatura e quindi, per esempio:
- invio della documentazione oltre la scadenza prevista;
- mancanza di incartamenti e certificazioni necessarie;
- trasmissione di documentazione errata.
Le ultime sentenze sull’esclusione dai concorsi pubblici: i tatuaggi
Oltre alle due grandi categorie di motivazioni che possono spingere il responsabile della procedura concorsuale a predisporre la tua esclusione dalla selezione, esistono tante altre motivazioni.
Su molte di queste, la giurisprudenza sta cercando col tempo di fare chiarezza. Una delle tematiche più discusse è la presenza o meno dei tatuaggi sul corpo di chi si candida per occupare un posto di lavoro in un ufficio della Pubblica Amministrazione.
Le sentenze del Consiglio di Stato in materia non si contano sulle dita di una mano. Quasi tutte sono state raccolte dalla rivista ufficiale del Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria.
Tuttavia riportiamo il testo di quella più recente, la numero 6155 del 1° settembre del 2021. Il provvedimento è stato redatto in seguito al ricorso di un candidato che, durante le procedure di accesso al corpo della Polizia di Stato, era stato escluso a causa di un tatuaggio in fase di rimozione.
Tra le motivazioni riportate dal Consiglio di Stato si afferma che:
- “la visibilità del tatuaggio deve presentare una certa evidenza o l’impossibilità del tatuaggio di essere coperto indossando la divisa”;
- “secondo giurisprudenza, in linea generale, la presenza di un tatuaggio sulla cute di un aspirante a pubblico impiego acquista una sua specifica valenza, ai fini dell’esclusione dal relativo concorso, soltanto nell’ambito degli ordinamenti militari e/o assimilati e solo quando il tatuaggio, per estensione, gravità o sede, determini una rilevante alterazione fisiognomica, tanto da determinare l’adozione di un giudizio di non idoneità al servizio e assurgere a causa di non idoneità all’arruolamento, avuto riguardo ai precisi parametri di valutazione indicati nella normativa di riferimento”.
L’avere un tatuaggio quindi può essere motivo di esclusione solo per i concorsi pubblici che prevedono ammissioni nei corpi di polizia e militari. È necessario poi che i tatuaggi, per grandezza, posto o rappresentazione, rappresentino un’alterazione fisiognomica del candidato.

Faq sui concorsi pubblici e il diritto di voto
Chi è escluso dalla graduatoria interna?
La graduatoria interna nei concorsi pubblici è redatta per stabilire l’ordine di merito tra i candidati. In base alle regole stabilite, possono essere esclusi dalla graduatoria interna coloro che non soddisfano i requisiti richiesti dal bando di concorso, come l’assenza di un titolo di studio specifico o la mancata presentazione della documentazione richiesta.
Inoltre, possono essere esclusi anche coloro che non superano le prove d’esame previste dal concorso. È importante leggere attentamente il bando di concorso e verificare i requisiti richiesti per evitare di essere esclusi dalla graduatoria interna.
Qual è la votazione minima nei concorsi pubblici?
La votazione minima nei concorsi pubblici rappresenta il punteggio minimo richiesto per superare le prove d’esame e poter accedere alla graduatoria interna.
Questa soglia viene stabilita dall’amministrazione che bandisce il concorso e può variare a seconda delle specifiche del concorso stesso.
È fondamentale ottenere una votazione pari o superiore alla soglia minima per poter essere ammessi alla graduatoria interna e concorrere per l’assegnazione dei posti disponibili.
La votazione minima viene annunciata all’inizio del concorso e può essere consultata nel bando ufficiale o nelle comunicazioni dell’amministrazione competente.
Chi è escluso dal diritto di voto?
Il diritto di voto è un diritto fondamentale che garantisce a ogni cittadino di partecipare alle elezioni e ai referendum. Tuttavia, esistono delle situazioni in cui una persona può essere esclusa dal diritto di voto. Alcuni esempi di persone che possono essere escluse dal diritto di voto sono:
- i minori di età, che non hanno ancora raggiunto la maggiore età stabilita dalla legge per poter votare;
- le persone sottoposte a interdizione legale o interdizione e inabilitazione civile, che hanno perso la capacità di agire e di esprimere il proprio voto;
- i cittadini stranieri residenti in Italia che non hanno ottenuto la cittadinanza italiana e che non possono quindi partecipare alle elezioni politiche nazionali;
- le persone che hanno perso i propri diritti civili a seguito di una condanna penale definitiva che prevede la perdita del diritto di voto come conseguenza.
È importante sottolineare che queste sono solo alcune delle situazioni che possono comportare l’esclusione dal diritto di voto. Le leggi e le normative possono variare a seconda del paese e delle circostanze specifiche.
È sempre consigliabile informarsi sulle leggi e sui regolamenti elettorali del proprio paese per conoscere i requisiti e le condizioni necessarie per poter esercitare il diritto di voto.
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