Come aumentare i contributi per la pensione avvicinando o anticipando l’uscita, guadagnando un assegno più alto? Ne parliamo in questo approfondimento (scopri le ultimissime notizie sulle pensioni sempre aggiornate. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
Come aumentare i contributi per la pensione: premessa
Non sono pochi i lavoratori e le lavoratrici che, a pochi passi dall’età per la pensione, si accorgono di non avere gli anni di contributi necessari per accedervi.
Come saprete, i contributi previdenziali versati all’ente di previdenza di competenza, generalmente l’INPS, danno diritto alla pensione e determinano l’importo della stessa: più contributi si versano, più alto sarà il valore dell’assegno mensile percepito.
Per andare in pensione è necessario raggiungere almeno il limite contributivo fissato per legge: ad esempio per la pensione di vecchiaia servono almeno 20 anni di contributi; per l’anticipata ordinaria non meno di 42 anni e 10 mesi agli uomini e 41 anni e 10 mesi alle donne; 41 anni di contributi per Quota 103 e per Quota 41 precoci, 35 anni per Opzione Donna, dai 30 ai 36 anni per l’Ape Sociale e così via.
Non sempre, però, il lavoratore o la lavoratrice riesce a raggiungere la quota minima di contributi, anche a causa di carriere lavorative sempre più discontinue e della piaga del lavoro sommerso (in nero) che provoca una drastica riduzione di contributi versati.
Aggiungiti al gruppo WhatsApp e al canale Telegram di news sul lavoro ed entra nella community di TheWam per ricevere tutte le news su WhatsApp, Telegram e Facebook. Scopri le ultime offerte di lavoro sempre aggiornate nella tua zona.
Come aumentare i contributi per la pensione: 4 tipi di contributi
Dunque, come aumentare i contributi per la pensione? Oltre ai contributi obbligatori, versati durante gli anni di lavoro dipendente o autonomo, il nostro ordinamento previdenziale riconosce altri 4 tipi di contributi:
Contributi figurativi: vengono versati gratuitamente (sono a carico dell’INPS) per coprire periodi nei quali si è verificata un’interruzione o una riduzione dell’attività lavorativa. L’accredito può avvenire d’ufficio oppure deve essere richiesto, tramite domanda, all’istituto servizio militare.
I contributi figurativi possono coprire questi periodi:
- malattia e infortunio;
- maternità e congedi parentali;
- disoccupazione ordinaria;
- cassa integrazione;
- contratti di solidarietà;
- mobilità.
- licenziamento politico;
- persecuzione;
- funzioni pubbliche;
- tubercolosi.
Contributi da riscatto: periodi non coperti dall’obbligo di contribuzione, ma utilizzabili ai fini pensionistici. Si possono riscattare gli anni di università (se ci si è laureati), quelli del servizio militare oppure i contributi non accreditati dal datore di lavoro e finiti in prescrizione.
Ecco l’elenco completo:
- disoccupazione;
- aspettativa;
- part-time;
- lavoro all’estero;
- astensione per maternità;
- i periodi compresi tra un lavoro stagionale e un altro;
- servizio civile;
- formazione professionale, studio e ricerca (riscatto della laurea).
Contributi volontari: in questo caso è il lavoratore o la lavoratrice a versarli autonomamente, previa autorizzazione dell’INPS. Coprono i periodi scoperti dalla contribuzione obbligatoria, in caso di interruzione dell’attività lavorativa.
I contributi da ricongiunzione: è il caso dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno maturato contributi in gestioni previdenziali differenti. Si possono riunire in un’unica gestione.
Come aumentare i contributi per la pensione: costi dei contributi
Alcuni di questi contributi possono avere un costo da affrontare, anche piuttosto importante.
Ad esempio, per versare volontariamente anni di contributi l’esborso economico è piuttosto alto: un lavoratore dipendente dovrà pagare 3.900 euro per coprire un anno di contributi volontari; la spesa è più alta per i lavoratori autonomi: quasi 4.400 euro per un anno di contributi volontari.
Lo stesso vale per il riscatto dei contributi, il cui costo varia a seconda del periodo temporale di riferimento dei contributi da riscattare. Se sono precedenti al 1996, occorre calcolare la riserva matematica, un valore che dipende da diversi fattori come sesso, età e retribuzione alla data della domanda.
Invece, per i contributi versati a partire dal 1° gennaio 1996, per stabilire il costo del riscatto basta applicare alla retribuzione lorda annua l’aliquota contributiva obbligatoria (il 33%). Ad esempio, se la retribuzione media è di 20.000 euro l’anno, riscattare un anno di contributi costerà circa 6.600 euro.
Invece, le altre due tipologie di contributi (figurativi e da ricongiunzione) sono gratuiti o a basso costo. Chi ha effettuato il servizio miliare può richiedere il riconoscimento di contributi figurativi per gli anni svolti. L’operazione è gratuita e permette di aumentare gli anni di contributi a disposizione.
Lo stesso discorso vale per la ricongiunzione dei contributi in un’unica gestione: l’operazione utile e molto meno costoso e solitamente consente di ottenere una pensione di importo più alto.
La domanda di ricongiunzione va presentata dall’interessato. I periodi da riunire non devono essere già stati utilizzati per liquidare una pensione. La ricongiunzione dei contributi si distingue dal cumulo dei contributi, perché nel secondo caso ogni cassa pagherà la propria quota indipendentemente e questo difficilmente comporterà l’aumento dell’assegno previdenziale.
Il vantaggio del cumulo dei contributi sta nel fatto che, in presenza di contributi versati in una cassa previdenziale, insufficienti per il diritto alla pensione, senza il cumulo questi contributi andrebbero persi e l’assegno previdenziale sarebbe più basso del previsto.

Come aumentare i contributi per la pensione: pensione supplementare e complementare
E arriviamo, ora, a due possibilità a disposizione dei lavoratori non per aumentare i contributi, ma per avere un assegno più alto: la pensione supplementare e la pensione complementare.
Si parla di pensione supplementare nel caso in cui il lavoratore o il libero professionista, nonostante abbia versato i contributi in differenti gestioni, non può riunirli in un’unica cassa attraverso il cumulo o la ricongiunzione dei contributi.
Capita quando il lavoratore non abbia versato abbastanza anni di contributi per maturare una pensione, in nessuna delle gestioni aperte. L’INPS riconosce una pensione supplementare da aggiungere alla pensione ordinaria, aumentando l’importo della stessa.
La pensione complementare, invece, è una formula molto apprezzata nell’ultimo periodo. Permette di far maturare un assegno pensionistico riconosciuto al lavoratore che ha versato contributi o destinato il suo TFR a un fondo privato.
Abbiamo visto come aumentare i contributi per la pensione. Ecco gli articoli preferiti dagli utenti sulle pensioni: