L’impresa familiare rappresenta un modello di gestione aziendale molto diffuso in Italia, soprattutto nell’artigianato, nell’agricoltura e nel commercio. Vediamo come si costituisce, come funziona e quali sono gli eventuali vantaggi (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
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Impresa familiare, Codice civile
L’impresa familiare è disciplinata dall’articolo 230-bis del Codice Civile del 1975. Questa normativa permette all’imprenditore di utilizzare la manodopera del coniuge o di parenti fino al terzo grado, senza dover necessariamente versare contributi previdenziali. È però anche possibile instaurare un rapporto di lavoro subordinato con il familiare, offrendo una regolare retribuzione e versando i contributi
La validità dell’impresa familiare
La validità di un’impresa familiare si verifica solo se l’attività economica svolta non può configurarsi in forme diverse, come ad esempio società o associazioni. Si tratta, dunque, di una formula imprenditoriale marginale, nata con l’obiettivo di tutelare i membri della famiglia che prestano la propria opera nell’attività e, nello stesso tempo, evitare situazioni di possibile sfruttamento.
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Costituzione di un’impresa familiare
La costituzione di un’impresa familiare è piuttosto semplice. Non è richiesta la redazione di un atto pubblico, né la presenza di un numero minimo di partecipanti. Ma è sempre utile rivolgersi a un professionista per definire le regole di base del rapporto tra titolare e familiare coadiutore.
L’imprenditore è l’unico con la facoltà di ammettere un suo familiare nell’impresa. Questo può includere minorenni e figli naturali riconosciuti. È importante sottolineare che non è richiesta la convivenza in un’unica famiglia.
Come si paga collaboratore familiare
In una impresa familiare, è fondamentale comprendere come instaurare il rapporto con il “parente collaboratore”. Le prestazioni svolte dai familiari all’interno dell’impresa sono, nella maggior parte dei casi, occasionali e gratuite. Questo perché la collaborazione si basa su presupposti morali e affettivi. Tuttavia, il titolare dell’impresa può regolarizzare il rapporto di lavoro con un contratto e una retribuzione.
Il Ministero del Lavoro ha pubblicato due circolari (n.10478 del giugno 2013 e n.14184 dell’agosto 2013). Le comunicazioni forniscono istruzioni agli ispettori del lavoro su come classificare correttamente i collaboratori familiari.
Orario di lavoro del familiare
Nell’impresa familiare, l’orario di lavoro del collaboratore familiare è un aspetto importante. Il titolare è libero di stabilire un orario di lavoro che rispetti le normative in vigore, assicurandosi che il rapporto lavorativo non sia dissimulato e risponda alle reali esigenze dell’impresa.
La Cassazione ha confermato la validità di questa formula nella sentenza n. 4536 del 27 febbraio 2018. Questa pronuncia ha anche definito una serie di criteri oggettivi che possono aiutare le autorità a identificare i casi di lavoro nascosto, cioè quando l’intento è solamente quello di garantire benefici pensionistici. I fattori che possono destare sospetti, secondo la Suprema Corte, includono:
- la presenza continua del collaboratore familiare sul posto di lavoro;
- l’aderenza a un orario di lavoro che coincide con l’inizio dell’attività;
- l’organizzazione del lavoro del familiare da parte del titolare;
- un pagamento regolare che sembra più un salario piuttosto che un contributo finanziario per sostenere le necessità fondamentali di vita del familiare.
Grado di Parentela
Nel contesto dell’impresa familiare, il grado di parentela riveste un ruolo cruciale. Nella normativa, i parenti vengono suddivisi in gradi, e in base a questi gradi si determina chi può far parte dell’impresa.
Può essere utile precisare quali sono i gradi di parentela:
- parenti di primo grado: genitori e figli;
- parenti di secondo grado: nipoti, nonni, fratelli e sorelle;
- parenti di terzo grado: bisnonni, zii, nipoti dei fratelli/sorelle e pronipoti.
Ci sono ovviamente anche i parenti acquisiti (gli affini), cioè i parenti del proprio coniuge, si suddividono in:
- parenti acquisiti di primo grado: suoceri;
- parenti acquisiti di secondo grado: nonni del coniuge e cognati;
- parenti acquisiti di terzo grado: bisnonni del coniuge, zii del coniuge e nipoti dei cognati.
Inquadramento del collaboratore familiare e iscrizione IVS
Il collaboratore familiare è un componente della famiglia che contribuisce all’attività dell’impresa. La sua posizione all’interno dell’impresa familiare varia a seconda delle prestazioni che fornisce.
Prestazioni abituali e prevalenti
Se il collaboratore fornisce prestazioni abituali e prevalenti, come può accadere ad esempio per il titolare, il socio della SNC (Società in Nome Collettivo), il socio accomandatario della SAS (Società in Accomandita Semplice), o il socio d’opera della SRL (Società a Responsabilità Limitata), scatta l’obbligo di iscrizione alla gestione previdenziale IVS (Invalidità Vecchiaia Servizi).
A seconda del settore in cui viene svolta l’attività (artigianato, commercio, agricoltura) ci sono delle distinzioni precise:
- Artigiano: se i familiari collaboratori svolgono prestazioni in modo abituale e prevalente nell’impresa artigiana, devono iscriversi alla relativa gestione INPS, a meno che non risultino inclusi in un altro obbligo assicurativo.
- Commerciante: l’iscrizione alla gestione INPS è necessaria se il familiare svolge lavori con carattere di abitualità e prevalenza all’interno del negozio / punto vendita.
- Coltivatore diretto: l’iscrizione alla relativa gestione speciale INPS è prevista per il coniuge, parenti e affini entro il quarto grado, solo se la forza lavoro messa a disposizione dai componenti del nucleo familiare risulta superiore ad un terzo di quella necessaria per svolgere le abituali attività dell’azienda agricola.
Prestazione occasionale
Se invece il collaboratore familiare offre una prestazione occasionale, la sua posizione è diversa. Si considerano prestazioni occasionali quelle fornite nelle seguenti situazioni:
- il coadiutore è un familiare pensionato;
- il familiare risulta assunto full time presso un altro datore di lavoro;
- nell’anno solare vengono svolte prestazioni per un totale di 90 giorni, ovvero 720 ore.
Impresa familiare: come assicurare il parente
In generale, per garantire la copertura da eventuali infortuni sul lavoro del collaboratore familiare, è necessario versare il premio assicurativo INAIL. Tuttavia, nel caso di prestazioni occasionali non sussiste l’obbligo assicurativo.
I compensi erogati ai collaboratori familiari sono deducibili?
La norma di base prevede l’indeducibilità dei compensi erogati a favore dei familiari, sia dal reddito di lavoro autonomo che da quello di impresa. Tuttavia, sono esclusi dal divieto di deducibilità i compensi a favore di:
- figli maggiorenni siano essi affidati o adottati;
- figli dei figli;
- parenti e affini diversi da quelli indicati dall’articolo 54 del TUIR.
Per quanto riguarda i contributi previdenziali versati all’INPS, IVS o Gestione separata, nonché i premi assicurativi INAIL, è sempre ammessa la deduzione dal reddito.
Impresa familiare e regime forfettario
Se l’impresa familiare rientra nelle soglie del regime forfettario, i vantaggi sono molteplici:
- si ha una semplificazione degli adempimenti contabili e fiscali;
- si può beneficiare di un’imposizione fiscale ridotta;
- non si è soggetti all’IRAP;
- si possono dedurre i contributi previdenziali;
- si può usufruire di una detrazione IRPEF del 35% per i compensi corrisposti ai collaboratori familiari.
Nonostante i vantaggi, il regime forfettario presenta alcune limitazioni: ad esempio, non è possibile dedurre le spese e i costi sostenuti per l’attività d’impresa. Inoltre, non è possibile accedere a determinate agevolazioni fiscali, come la deduzione IRAP.
Quando l’impresa familiare diventa una società di persone
Il dubbio che può sorgere a chi è titolare di un’impresa individuale è quando conviene trasformarla in società di persone. La scelta dipende da una serie di fattori economici, fiscali e gestionali. Vediamoli nel dettaglio.
Il passaggio a società di persone può risultare conveniente quando:
- si vogliono limitare i rischi legati all’attività imprenditoriale;
- si desidera separare il patrimonio personale da quello aziendale;
- si vuole ottenere una riduzione dei costi fiscali, grazie alla possibilità di dedurre l’IRAP e ottenere una riduzione dell’imposta sul reddito, riducendo il costo del lavoro;
- si prevede l’ingresso di nuovi soci, per permettere un’espansione dell’impresa e un miglioramento della gestione;
- si intende semplificare la successione e la cessione dell’impresa.
La trasformazione di un’impresa individuale in una società di persone comporta un cambio della forma giuridica. È quindi necessario seguire un iter specifico, che prevede la redazione dello statuto e dell’atto costitutivo, la registrazione presso la Camera di Commercio e la modifica delle generalità e dell’iscrizione alla gestione previdenziale IVS.
Morte del titolare: cosa succede all’impresa familiare?
In caso di morte del titolare dell’impresa familiare, ci sono diverse possibili evoluzioni:
- la famiglia può decidere di vendere l’impresa a terzi, dividendone i proventi;
- i familiari possono decidere di continuare l’attività dell’impresa;
- l’impresa può essere lasciata in eredità ai discendenti del titolare.
In ogni caso, la decisione sulla destinazione dell’impresa familiare spetta agli eredi. Nel caso in cui si decida di continuare l’attività, gli eredi devono presentare la dichiarazione di successione e provvedere al pagamento delle relative tasse. Subito dopo, dovranno registrare la nuova titolarità dell’impresa presso la Camera di Commercio.
Conclusioni
L’impresa familiare è un modello di gestione aziendale molto diffuso in Italia, specialmente nei settori dell’artigianato, dell’agricoltura e del commercio. Tuttavia, ci sono molte regole da seguire e dettagli da tenere in considerazione per garantire il corretto funzionamento dell’impresa. Ricordatevi, per questo motivo, sempre di chiedere consiglio da un professionista per evitare.

Faq (domande e risposte)
Quali sono i vantaggi di un’impresa familiare?
L’impresa familiare può permettere di risparmiare su costi legati all’assunzione di personale esterno. Inoltre, la collaborazione con persone di fiducia può portare a un clima di lavoro più sereno e produttivo.
Esistono limiti di età per i collaboratori familiari in un’impresa familiare?
I collaboratori familiari possono anche essere minorenni, purché abbiano compiuto 16 anni e il tipo di lavoro non sia considerato dannoso o pericoloso.
L’impresa familiare paga l’IVA?
L’impresa familiare, come ogni altro tipo di impresa, è soggetta al pagamento dell’IVA secondo le norme vigenti.
Il collaboratore familiare ha diritto alla pensione?
Se il collaboratore familiare ha un contratto di lavoro e viene versato un contributo previdenziale, avrà diritto alla pensione. Se invece la collaborazione è gratuita, non verranno accumulati contributi pensionistici.
Come viene suddiviso il profitto in un’impresa familiare?
La suddivisione dei profitti in un’impresa familiare dipende dalle decisioni del titolare dell’impresa. Tuttavia, spesso i profitti vengono reinvestiti nell’impresa stessa per sostenere la sua crescita.
È possibile trasformare un’impresa familiare in un altro tipo di impresa?
Sì, un’impresa familiare può essere trasformata in un altro tipo di impresa, ad esempio una società, seguendo le procedure legali appropriate.
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