Quanti giorni di malattia per i dipendenti pubblici? Scopriamo insieme quali sono i limiti imposti dalla normativa italiana e dalla contrattualizzazione nazionale (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Quanti giorni di malattia per i dipendenti pubblici?
I dipendenti pubblici non possono mettersi in malattia a tempo indeterminato. Il contratto collettivo per il pubblico impiego infatti, ne definisce i limiti e le modalità.
L’ultimo aggiornamento in materia è stato effettuato nel 2008, quando Renato Brunetta era ministro per la Pubblica Amministrazione. Con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri datato 13 giugno infatti, sono state meglio specificate le fasce orarie di reperibilità dei lavoratori.
Come funziona la malattia per i dipendenti statali? Il limite dei 18 mesi
Il primo limite previsto dalla contrattualizzazione nazionale, è quello dei diciotto mesi (definito periodo di comporto ndr). Il comma 1 dell’articolo 29 infatti afferma che «Il dipendente non in prova, assente per malattia, ha diritto alla conservazione del posto per un periodo di diciotto mesi».
Questo periodo massimo è prorogabile per altri diciotto mesi solo «per casi particolarmente gravi» e previa richiesta del lavoratore dipendente.
Qualora dovessi avere accesso al secondo periodo di assenza per motivi di salute, gli altri diciotto mesi per intenderci, non avrai diritto a nessuna retribuzione.
I 18 mesi sono frazionabili?
Chiariamo: l’anno e mezzo che i contrattualizzati del comparto pubblico possono usare, può essere frazionato senza alcun problema. Durante questo periodo, il dipendente ha diritto a mantenere il posto di lavoro e a beneficiare di una regolare retribuzione.
Il valore dello stipendio però, è variabile in base al periodo per il quale resti a casa senza lavorare. In sostanza la retribuzione diminuirà progressivamente con l’allungarsi del periodo della malattia.
Ferie in malattia: come funziona
Come chiarito anche dal decreto del 2008 varato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, durante il periodo di assenza per motivi di salute il dipendente pubblico matura regolarmente le ferie. Questi giorni ti saranno regolarmente conteggiati all’interno della busta paga.
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Come si calcola il periodo di comporto? Le assenze frammentate
Come dicevamo, il periodo di comporto è l’espressione tecnica che viene utilizzata per definire l’arco di tempo in malattia tutelato dalla normativa italiana.
Il contratto collettivo prevede che, nel conteggio dei giorni che spettano per la malattia retribuita, bisogna valutare anche le assenze frammentate per motivi di salute che sono state registrate e segnalate negli ultimi tre anni.
Il periodo di comporto quindi si calcola partendo dall’ultima assenza per malattia e andando a ritroso negli ultimi tre anni. Ricorda che al superamento del limite dei diciotto mesi, non è più possibile beneficiare dell’assenza retribuita per motivi di salute.
Quali giorni non vanno conteggiati nel periodo di comporto?
La normativa sul periodo di comporto per i lavoratori dello stato prevede che vadano esclusi dal conteggio dei giorni di malattia quelli giusitificati come:
- giorni legati alla gravidanza;
- giornate utilizzate per le terapie salvavita;
- giorni di assenza a causa di un infortunio sul lavoro subito e regolermente segnalato all’INAIL;
- giornate di visita per malattie gravi.
Quando non si applica la decurtazione per malattia?
Abbiamo spiegato come, per i primi diciotto mesi di malattia, i lavoratori pubblici hanno diritto alla retribuzione. Tuttavia il pagamento dello stipendio non sarà integrale ma diminuirà con il passare del tempo. In particolare:
- per i primi nove mesi di assenza per malattia si può beneficiare del 100% dello stipendio;
- dal novo al dodicesimo mese, la retribuzione scende al 90%;
- dal tredicesimo al diciottesimo mese invece, lo stipendio viene dimezzato.
Quanti giorni di malattia per non avere decurtazione?
Sul tema della decurtazione dello stipendio, bisogna fare una puntualizzazione. Per i primi dieci giorni di assenza dal posto di lavoro, anche per motivi di malattia, la retribuzione diminuisce sensibilmente.
La normativa italiana infatti prevede che venga garantito solo il trattamento economico minimo obbligatorio e non quindi il 100 per cento dello stipendio (che parte dall’undicesimo giorno in poi ndr).
Se poi l’assenza per motivi di salute è giustificata con il ricovero in ospedale, anche per durate inferiori alle ventiquattro ore, non vengono applicate decurtazioni di tipo economico. Stesso discorso vale per periodi dedicati alle pre ospedalizzazioni o alla assistenza domiciliare integrata.
Visita fiscale dipendenti pubblici: quali sono gli orari
L’assenza per malattia va giustificata con apposito certificato medico inviato al datore di lavoro. L’ordinamento italiano, così come previsto per il settore privato, introduce degli orari obbligatori di reperibilità per gli impiegati statali.
In queste fasce orarie della giornata, valide dal lunedì alla domenica, può presentarsi il medico delegato a svolgere la cosiddetta visita fiscale, un accertamento che valuta davvero il tuo stato di salute:
- dalle 9 alle 13;
- dalle 15 alle 18.
Cosa succede se sono fuori casa durante la malattia?
Qualora durante le fasce orarie di reperibilità obbligatoria previste per le visite fiscali non sei presente a casa, potresti andare incontro a una sanzione di tipo economico e, forse, anche disciplinare. Le ammende consistono nel:
- 100% della decurtazione dello stipendio per i primi dieci giorni di malattia;
- 50% di riduzione della retribuzione per i successi giorni.
Ci sono però una serie di motivazioni che giusitificano la tua assenza da casa negli orari della visita fiscale come le visite mediche o la necessità di cure presso laboratori e ambulatori.
In ogni caso va prodotta un’apposita documentazione che attesti e giustifichi l’assenza dal luogo di residenza o domicilio indicato per la visita fiscale. Questa va presentata entro i quindici giorni successivi dalla notifica della sanzione.

FAQ sul lavoro nella Pubblica Amministrazione
Come posso candidarmi per un lavoro nella Pubblica Amministrazione?
Se stai cercando di candidarti per un lavoro nella Pubblica Amministrazione, il primo passo è individuare le opportunità di lavoro disponibili. Questo può essere fatto consultando i siti web delle istituzioni governative, le agenzie di collocamento pubbliche o privati, o le bacheche dei concorsi pubblici.
Una volta trovata una posizione adatta, dovrai seguire la proceduta spiegata nell’annuncio di lavoro. Le istruzioni potrebbero includere la compilazione di una candidatura online, la presentazione dei documenti richiesti e la partecipazione al test o al colloquio di selezione.
Quali sono i vantaggi di lavorare nella Pubblica Amministrazione?
Chiunque consideri una carriera nella Pubblica Amministrazione potrebbe chiedersi quali sono i vantaggi di lavorare in un ente statale.
I benefici possono variare a seconda del paese e dell’ente specifico, ma in genere includono stabilità lavorativa, sicurezza del lavoro, regolari aumenti salariali, buoni piani pensionistici, ferie pagate e opportunità di crescita professionale.
Inoltre, lavorare per il settore pubblico può dare la possibilità di contribuire al bene comune e al servizio pubblico, dando un senso di soddisfazione personale.
Quali sono i requisiti per trovare lavoro nella Pubblica Amministrazione?
Per chi è interessato a trovare lavoro nella Pubblica Amministrazione, è importante comprendere i requisiti necessari. Solitamente, le posizioni richiedono un’istruzione adeguata e, qualche volta, una certa esperienza nel settore.
È essenziale consultare le offerte di lavoro specifiche dell’ente pubblico desiderato per conoscere i requisiti esatti per ciascuna posizione. È possibile poi che venga richiesto il superamento di appositi esami di selezione, scritti e orali.
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