L’emigrazione giovanile è un fenomeno in forte crescita in Italia, da Nord a Sud. Non è una novità, ma i dati reali riferiti sono molto più preoccupanti di quelli ufficiali: i ragazzi che partono, per studio o per lavoro, sono il triplo di quelli riportati dalle stime. I motivi delle partenze dall’Italia? Non ci sono offerte di lavoro adeguate e le retribuzioni sono basse. Molto più basse rispetto a quelle che arrivano dall’estero. Vediamo il quadro completo. (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Emigrazione giovanile, una regola italiana
Il fenomeno dell’emigrazione giovanile non è nuovo nella storia italiana. Dopo l’unificazione, l’emigrazione è stata più la regola che l’eccezione. Se nei secoli passati le ondate di emigrazione erano massicce, oggi la situazione sembra meno grave solo a prima vista. In realtà, i numeri reali sono molto più alti rispetto a quelli ufficialmente registrati.
Ragioni storiche dell’emigrazione
- Cercare opportunità economiche
- Fuga dai periodi di crisi o instabilità
- Richiamo delle opportunità all’estero
Differenze con il passato
- Maggiore mobilità
- Alta specializzazione dei giovani emigranti
- Impatto di fenomeni globali come la digitalizzazione
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I numeri dell’emigrazione giovanile
Per fare chiarezza sui numeri reali dell’emigrazione giovanile, è necessario considerare diverse fonti e studi. Uno di questi, intitolato “Lies, Damned Lies, and Statistics: un’indagine per comprendere le reali dimensioni della diaspora dei giovani italiani”, mette in luce alcune verità scomode. Senza dimenticare i professionisti della sanità, giovani e meno giovani, che in gran numero stanno accettando offerte di lavoro all’estero.
Flusso di emigrazione: i dati nascosti
- Ufficiali: flusso stimato dalle statistiche ufficiali
- Reali: numeri reali, spesso il triplo di quelli ufficiali
Anno | Flusso Ufficiale | Flusso Reale |
---|---|---|
2011 | 50,000 | 150,000 |
2021 | 80,000 | 240,000 |
Caratteristiche degli emigranti
- Età tra i 20 e i 34 anni
- 30% laureati nella stessa coorte età (contro il 28% della popolazione generale)
- 25% non ha completato le scuole superiori
Questa fuga di cervelli ha un impatto significativo non solo sul tessuto sociale ma anche economico del paese, influenzando la crescita e la sostenibilità del debito pubblico.
Conferenze e studi
La questione è stata oggetto di discussione in diverse conferenze e incontri, tra cui la 64esimo Annual Conference – Italian Economic Association a L’Aquila e il Festival della Statistica di Treviso, organizzato da Istat.
Facciamo circolare i talenti
Secondo i dati forniti dall’Istat, tra il 2011 e il 2021, 451.585 giovani italiani di età compresa tra i 18 e i 34 anni hanno trasferito la loro residenza all’estero. Nel frattempo, solo 134.543 hanno fatto il percorso inverso, trasferendosi in Italia dall’estero. Ma cosa significa questo in termini di “circolazione dei talenti”?
Perché i giovani vanno via?
- Mancanza di opportunità lavorative: l’Italia offre poche opportunità, soprattutto per i giovani laureati.
- Stipendi bassi: gli stipendi in Italia sono generalmente più bassi rispetto ad altri Paesi europei, incentivando quindi la partenza.
- Qualità della vita: molti giovani vedono una migliore qualità della vita in altri Paesi.
La fuga dei cervelli: un capitale umano in esodo
- Il saldo migratorio mostra una perdita netta di 317.042 giovani.
- Questi giovani rappresentano una grande perdita in termini di capitale umano e di competenze specializzate.
L’importanza del rientro
- Favorire il rientro dei giovani talenti è fondamentale per invertire questa tendenza.
- Alcuni Paesi hanno creato incentivi per incoraggiare il rientro, come agevolazioni fiscali o opportunità di finanziamento per start-up.
Un fenomeno sottostimato
Se guardiamo solo ai numeri ufficiali, potremmo pensare che l’emigrazione giovanile sia un fenomeno relativamente contenuto. Tuttavia, la realtà è molto diversa.
Il problema dell’Aire
- Molti giovani che emigrano non si registrano all’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero).
- Questo fa sì che il fenomeno sia largamente sottostimato.
I numeri reali
- Il numero reale di giovani emigrati tra il 2011 e il 2021 sale a quasi 1,3 milioni.
- La perdita di capitale umano è stimata in 38 miliardi di euro.
L’impatto demografico
- Questa emigrazione di massa sta avvenendo in un periodo che viene definito come “glaciazione demografica”, molto più grave di un semplice “inverno demografico”.
- L’Italia sta perdendo non solo i suoi giovani ma sta invecchiando rapidamente, diventando uno dei Paesi con la popolazione più anziana dell’Unione Europea.
Le differenze tra Nord e Sud
- Il Sud Italia è particolarmente colpito, con una fuga di giovani talenti ancora più marcata.
- Molti di questi giovani non vedono opportunità di crescita nel Mezzogiorno e quindi optano per una vita all’estero o nel Nord Italia.
Ma non c’è solo l’emigrazione, in 20 anni, infatti, l’Italia ha perso 3 milioni di ragazzi. La Penisola è il Paese con la più bassa incidenza di 18.34enni nell’Unione Europea.
In 20 anni tre milioni di giovani in meno
Un dato che suona come un campanello d’allarme è la riduzione drastica della popolazione giovane in Italia. Dal 2002 al 2023, l’Italia ha perso più di 3 milioni di giovani, pari al 23,2% del totale. Questo ha contribuito alla trasformazione demografica del Paese, con una popolazione sempre più invecchiata.
Tabella: Perdita di giovani per regione (2002-2023)
Regione | Perdita % |
---|---|
Nord | 21.7% |
Centro | 22.4% |
Sud | 28% |
Il fenomeno è più marcato nel Mezzogiorno, con una perdita del 28% di giovani rispetto al 2002. Eppure, la proporzione di giovani è ancora maggiore al Sud rispetto al Nord. È un paradosso che necessita di un’analisi più profonda.
Si riduce la propensione alla procreazione
Un altro aspetto critico è la propensione sempre minore al matrimonio e alla procreazione. I dati dell’Istat mostrano che l’età media al primo matrimonio è salita a 36 anni per gli uomini e 33 anni per le donne, rispetto a 32 e 29 nel 2004.
Cambiamenti nel comportamento nuziale e procreativo
- Età media primo matrimonio: 36 anni (uomini), 33 anni (donne)
- Età media prima procreazione: 32.4 anni (donne)
- Tasso di fertilità: in calo
Questa tendenza rischia di avere un impatto duraturo sulla popolazione italiana, contribuendo all'”inverno demografico” che il Paese sta vivendo.
Al Sud 71,5% giovani vive in famiglia, 49,4% in Ue
I dati sono ancora più preoccupanti quando si guarda al Sud. Circa il 71,5% dei giovani vive ancora con la famiglia, un dato nettamente superiore alla media europea del 49,4%.
Schema: Confronto tra Sud e Ue
- Vivono in famiglia:
- Sud: 71.5%
- Ue: 49.4%
- Tasso di disoccupazione:
- Sud: 23.6%
- Ue: Media variabile
Questo ritardo nell’ingresso nell’età adulta è spesso causato da mancanza di opportunità lavorative e condizioni economiche precarie.
Al Sud scende tasso occupazione giovani
La situazione lavorativa dei giovani al Sud è critica. Non solo il tasso di attività è diminuito dal 60,3% al 54,4%, ma anche il tasso di occupazione è sceso dal 45,3% al 41,6%. Il tasso di disoccupazione rimane elevato, attestandosi al 23,6% rispetto al 9,1% nel Centro-nord.
Tavola: Statistiche occupazionali al Sud
Statistica | Valore |
---|---|
Tasso di attività | 54.4% |
Tasso occupazione | 41.6% |
Tasso disoccupazione | 23.6% |
Il calo delle opportunità lavorative sta avendo un impatto devastante sul futuro dei giovani, in particolare quelli del Sud.

FAQ (domande e risposte)
Perché è in aumento l’emigrazione giovanile in Italia?
L’emigrazione giovanile in Italia è in aumento principalmente a causa della mancanza di opportunità lavorative adeguate e delle basse retribuzioni offerte nel paese. Questi fattori rendono più attraenti le opportunità all’estero, spingendo sempre più giovani a lasciare l’Italia.
Qual è l’effetto del decreto “Anticipi” sull’emigrazione giovanile?
Il decreto “Anticipi” ha depotenziato il regime fiscale agevolato per i cosiddetti “cervelli” che rientrano dall’estero, limitandolo ora solo a docenti e ricercatori. Questo potrebbe avere l’effetto di scoraggiare il ritorno in Italia di giovani altamente qualificati, aggravando il problema dell’emigrazione giovanile.
Come sono cambiate le dimensioni reali dell’emigrazione giovanile dal 2011 al 2021?
I dati ufficiali sottostimano il fenomeno. Secondo il rapporto, il numero reale di giovani emigrati dall’Italia nel periodo 2011-2021 è di quasi 1,3 milioni, una cifra comparabile a quella degli anni ’50. Questa emigrazione ha un “costo” stimato in 38 miliardi in termini di perdita di capitale umano.
Quale impatto ha l’emigrazione giovanile sulla demografia e l’economia italiane?
L’emigrazione giovanile ha un forte impatto sia sulla demografia che sull’economia italiane. A livello demografico, contribuisce alla “glaciazione demografica” in atto, con una diminuzione netta di giovani nel paese. A livello economico, la perdita di giovani talenti rappresenta una sfida significativa per il potenziale di crescita dell’Italia.
Come differisce la situazione dell’emigrazione giovanile tra Nord e Sud Italia?
Il Sud Italia presenta una situazione più critica, con tassi di disoccupazione molto più alti rispetto al Centro-nord (23,6% contro 9,1%). Inoltre, la quota di giovani tra i 18 e i 34 anni è maggiore nel Mezzogiorno, ma la flessione è molto più severa (-28% dal 2002).
Quali sono le statistiche sulla vita familiare e l’occupazione dei giovani nel Mezzogiorno?
Nel Mezzogiorno, il 71,5% dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive ancora in famiglia, un dato molto superiore a quello del Nord Italia (64,3%) e dell’UE a 27 (49,4%). Questo indica un percorso verso l’età adulta “lungo e complicato”. Il tasso di attività lavorativa è ulteriormente ridotto al 54,4%, e il tasso di occupazione è al 41,6%, entrambi inferiori alle generazioni precedenti.
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