privacy
Home / Lavoro / Emigrazione giovanile: i numeri reali
×
Lavoro e Pensioni
×
icona-ricerca

Emigrazione giovanile: i numeri reali

I numeri reali dell’emigrazione giovanile sono molto più preoccupanti delle stime ufficiali: i ragazzi che per studio o lavoro sono andati via dal Paese sono il triplo. Le motivazioni sono tante, da proposte di lavoro inadeguate a stipendi troppo bassi. Ma non solo: pesa anche il calo demografico: in 10 anni l’Italia ha perso tre milioni di giovani.

di Redazione

Novembre 2023

L’emigrazione giovanile è un fenomeno in forte crescita in Italia, da Nord a Sud. Non è una novità, ma i dati reali riferiti sono molto più preoccupanti di quelli ufficiali: i ragazzi che partono, per studio o per lavoro, sono il triplo di quelli riportati dalle stime. I motivi delle partenze dall’Italia? Non ci sono offerte di lavoro adeguate e le retribuzioni sono basse. Molto più basse rispetto a quelle che arrivano dall’estero. Vediamo il quadro completo. (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Emigrazione giovanile, una regola italiana

Il fenomeno dell’emigrazione giovanile non è nuovo nella storia italiana. Dopo l’unificazione, l’emigrazione è stata più la regola che l’eccezione. Se nei secoli passati le ondate di emigrazione erano massicce, oggi la situazione sembra meno grave solo a prima vista. In realtà, i numeri reali sono molto più alti rispetto a quelli ufficialmente registrati.

Ragioni storiche dell’emigrazione

Differenze con il passato

Entra nella community, informati e fai le tue domande su YouTube e Instagram.

I numeri dell’emigrazione giovanile

Per fare chiarezza sui numeri reali dell’emigrazione giovanile, è necessario considerare diverse fonti e studi. Uno di questi, intitolato “Lies, Damned Lies, and Statistics: un’indagine per comprendere le reali dimensioni della diaspora dei giovani italiani”, mette in luce alcune verità scomode. Senza dimenticare i professionisti della sanità, giovani e meno giovani, che in gran numero stanno accettando offerte di lavoro all’estero.

Flusso di emigrazione: i dati nascosti

AnnoFlusso UfficialeFlusso Reale
201150,000150,000
202180,000240,000

Caratteristiche degli emigranti

Questa fuga di cervelli ha un impatto significativo non solo sul tessuto sociale ma anche economico del paese, influenzando la crescita e la sostenibilità del debito pubblico.

Conferenze e studi

La questione è stata oggetto di discussione in diverse conferenze e incontri, tra cui la 64esimo Annual Conference – Italian Economic Association a L’Aquila e il Festival della Statistica di Treviso, organizzato da Istat.

Facciamo circolare i talenti

Secondo i dati forniti dall’Istat, tra il 2011 e il 2021, 451.585 giovani italiani di età compresa tra i 18 e i 34 anni hanno trasferito la loro residenza all’estero. Nel frattempo, solo 134.543 hanno fatto il percorso inverso, trasferendosi in Italia dall’estero. Ma cosa significa questo in termini di “circolazione dei talenti”?

Perché i giovani vanno via?

  1. Mancanza di opportunità lavorative: l’Italia offre poche opportunità, soprattutto per i giovani laureati.
  2. Stipendi bassi: gli stipendi in Italia sono generalmente più bassi rispetto ad altri Paesi europei, incentivando quindi la partenza.
  3. Qualità della vita: molti giovani vedono una migliore qualità della vita in altri Paesi.

La fuga dei cervelli: un capitale umano in esodo

L’importanza del rientro

Un fenomeno sottostimato

Se guardiamo solo ai numeri ufficiali, potremmo pensare che l’emigrazione giovanile sia un fenomeno relativamente contenuto. Tuttavia, la realtà è molto diversa.

Il problema dell’Aire

I numeri reali

L’impatto demografico

Le differenze tra Nord e Sud

Ma non c’è solo l’emigrazione, in 20 anni, infatti, l’Italia ha perso 3 milioni di ragazzi. La Penisola è il Paese con la più bassa incidenza di 18.34enni nell’Unione Europea.

In 20 anni tre milioni di giovani in meno

Un dato che suona come un campanello d’allarme è la riduzione drastica della popolazione giovane in Italia. Dal 2002 al 2023, l’Italia ha perso più di 3 milioni di giovani, pari al 23,2% del totale. Questo ha contribuito alla trasformazione demografica del Paese, con una popolazione sempre più invecchiata.

Tabella: Perdita di giovani per regione (2002-2023)

RegionePerdita %
Nord21.7%
Centro22.4%
Sud28%

Il fenomeno è più marcato nel Mezzogiorno, con una perdita del 28% di giovani rispetto al 2002. Eppure, la proporzione di giovani è ancora maggiore al Sud rispetto al Nord. È un paradosso che necessita di un’analisi più profonda.

Si riduce la propensione alla procreazione

Un altro aspetto critico è la propensione sempre minore al matrimonio e alla procreazione. I dati dell’Istat mostrano che l’età media al primo matrimonio è salita a 36 anni per gli uomini e 33 anni per le donne, rispetto a 32 e 29 nel 2004.

Cambiamenti nel comportamento nuziale e procreativo

  1. Età media primo matrimonio: 36 anni (uomini), 33 anni (donne)
  2. Età media prima procreazione: 32.4 anni (donne)
  3. Tasso di fertilità: in calo

Questa tendenza rischia di avere un impatto duraturo sulla popolazione italiana, contribuendo all'”inverno demografico” che il Paese sta vivendo.

Al Sud 71,5% giovani vive in famiglia, 49,4% in Ue

I dati sono ancora più preoccupanti quando si guarda al Sud. Circa il 71,5% dei giovani vive ancora con la famiglia, un dato nettamente superiore alla media europea del 49,4%.

Schema: Confronto tra Sud e Ue

Questo ritardo nell’ingresso nell’età adulta è spesso causato da mancanza di opportunità lavorative e condizioni economiche precarie.

Al Sud scende tasso occupazione giovani

La situazione lavorativa dei giovani al Sud è critica. Non solo il tasso di attività è diminuito dal 60,3% al 54,4%, ma anche il tasso di occupazione è sceso dal 45,3% al 41,6%. Il tasso di disoccupazione rimane elevato, attestandosi al 23,6% rispetto al 9,1% nel Centro-nord.

Tavola: Statistiche occupazionali al Sud

StatisticaValore
Tasso di attività54.4%
Tasso occupazione41.6%
Tasso disoccupazione23.6%

Il calo delle opportunità lavorative sta avendo un impatto devastante sul futuro dei giovani, in particolare quelli del Sud.

Emigrazione giovanile, i veri numeri in Italia.
Nell’immagine una coppia di giovani con la valigia si appresta a emigrare in un’altra nazione.

FAQ (domande e risposte)

Perché è in aumento l’emigrazione giovanile in Italia?

L’emigrazione giovanile in Italia è in aumento principalmente a causa della mancanza di opportunità lavorative adeguate e delle basse retribuzioni offerte nel paese. Questi fattori rendono più attraenti le opportunità all’estero, spingendo sempre più giovani a lasciare l’Italia.

Qual è l’effetto del decreto “Anticipi” sull’emigrazione giovanile?

Il decreto “Anticipi” ha depotenziato il regime fiscale agevolato per i cosiddetti “cervelli” che rientrano dall’estero, limitandolo ora solo a docenti e ricercatori. Questo potrebbe avere l’effetto di scoraggiare il ritorno in Italia di giovani altamente qualificati, aggravando il problema dell’emigrazione giovanile.

Come sono cambiate le dimensioni reali dell’emigrazione giovanile dal 2011 al 2021?

I dati ufficiali sottostimano il fenomeno. Secondo il rapporto, il numero reale di giovani emigrati dall’Italia nel periodo 2011-2021 è di quasi 1,3 milioni, una cifra comparabile a quella degli anni ’50. Questa emigrazione ha un “costo” stimato in 38 miliardi in termini di perdita di capitale umano.

Quale impatto ha l’emigrazione giovanile sulla demografia e l’economia italiane?

L’emigrazione giovanile ha un forte impatto sia sulla demografia che sull’economia italiane. A livello demografico, contribuisce alla “glaciazione demografica” in atto, con una diminuzione netta di giovani nel paese. A livello economico, la perdita di giovani talenti rappresenta una sfida significativa per il potenziale di crescita dell’Italia.

Come differisce la situazione dell’emigrazione giovanile tra Nord e Sud Italia?

Il Sud Italia presenta una situazione più critica, con tassi di disoccupazione molto più alti rispetto al Centro-nord (23,6% contro 9,1%). Inoltre, la quota di giovani tra i 18 e i 34 anni è maggiore nel Mezzogiorno, ma la flessione è molto più severa (-28% dal 2002).

Quali sono le statistiche sulla vita familiare e l’occupazione dei giovani nel Mezzogiorno?

Nel Mezzogiorno, il 71,5% dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive ancora in famiglia, un dato molto superiore a quello del Nord Italia (64,3%) e dell’UE a 27 (49,4%). Questo indica un percorso verso l’età adulta “lungo e complicato”. Il tasso di attività lavorativa è ulteriormente ridotto al 54,4%, e il tasso di occupazione è al 41,6%, entrambi inferiori alle generazioni precedenti.

Ecco i 5 articoli sul lavoro preferiti dagli utenti: