Gli under 35 in pensione a 74 anni se vogliono sperare di avere un assegno dignitoso, di poco superiore a 1.000 euro nette. (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Gli under 35 in pensione a 74 anni: l’allarme
L’allarme non è da prendere alla leggera: se gli under 35 vogliono una pensione dignitosa, di poco superiore ai 1.000 euro, dovranno aspettare fino a 74 anni. Per chi è ancora giovane oggi, la pensione sembra essere un traguardo sempre più lontano.
Potrebbe essere utile sapere in anticipo dove si può vivere bene con una pensione di 1.000 euro.
Cosa dicono le ricerche
Una ricerca condotta dal Consiglio Nazionale dei Giovani e da Eures evidenzia la gravità della situazione. Il sistema pensionistico, così come lo conosciamo oggi, rischia di creare una bomba sociale.
La causa? Due in particolare: discontinuità lavorativa e stipendi bassi. Questa combinazione produce un effetto devastante: una pensioni dagli importi molto ridotti, inferiori all’assegno sociale (che oggi viene riconosciuta a chi non ha versato contributi o non ne ha versati a sufficienza e vive in condizioni di disagio economico).
Se non agiamo ora, in dieci, venti anni potremmo trovarci ad affrontare a una crisi sociale senza precedenti.
Come saranno gli importi delle pensioni
Parliamo con i numeri:
- Gli under 35 potrebbero teoricamente ritirarsi dal lavoro a 66,3 anni, ma con una pensione di soli 1.044 euro lordi (poco più di 700 euro netti).
- Per avere una pensione 2,8 volte superiore al minimo bisognerebbe aspettare i 69,6 anni.
- E per un assegno dignitoso? Si parla di 73,6 anni di età, dopo ben 52 anni di lavoro.
I lavoratori autonomi o con partita IVA non sono in una situazione migliore (vedremo nel dettaglio nei paragrafi successivi). La loro pensione, se decidessero di ritirarsi a 73,6 anni, sarebbe in media di 1.650 euro lordi al mese. Che equivalgono a poco più di 1.100 euro al netto dell’Irpef.
In un altro post vediamo come saranno le pensioni per chi oggi ha 40 anni (la situazione non è migliore).
Per questi lavoratori, l’opportunità iniziale per andare in pensione si manifesterebbe circa all’età di 69 anni. A quel punto, potrebbero aspettarsi un assegno pensionistico di 1.055 euro, che, una volta dedotte le tasse (Irpef), sarebbe equivalente a 806 euro.
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Cosa intende fare il governo
Il problema è chiaro, ma quali sono le soluzioni? La ricerca del Cng, evidenzia che il sistema penalizza, ovviamente, i lavoratori con redditi più bassi. Il governo è a conoscenza della questione. Tra le idee al vaglio:
- Garanzie per la previdenza pubblica.
- Azioni sul riscatto della laurea, con costi ridotti per gli under 35.
- Detrazioni e sgravi per la previdenza integrativa.
Vediamo nel dettaglio.
La ricerca ha messo in luce una profonda distorsione nel sistema pensionistico. Infatti, oltre a continuare nel tempo le disuguaglianze di reddito senza operare una reale redistribuzione, l’attuale sistema previdenziale sembra destinato penalizzare in maniera ancora più evidente i lavoratori con salari più modesti.
Sulla riforma delle pensioni il dibattito è aperto: questi sono tutti i temi da affrontare.
Questi ultimi saranno obbligati a rimanere nel mercato del lavoro oltre l’età di pensionamento, talvolta per un periodo che va dai tre ai sei anni, rispetto ai loro coetanei con stipendi più elevati e con posti di lavoro più stabili.
Anche per questo il governo ha introdotto il bonus neet per facilitare l’assunzione dei giovani che non studiano e non lavorano.
Nonostante la consapevolezza di questa emergenza, il governo ancora proposto soluzioni correttive. È possibile che si vedano delle azioni in risposta a questa situazione nella prossima legge di Bilancio.
Riscatto della laurea
Una delle proposte riguarda l’introduzione di meccanismi di garanzia per la previdenza pubblica. In aggiunta, si sta considerando l’opzione di intervenire sul meccanismo del riscatto degli anni di studio universitario.
Nel caso vi fossero fondi disponibili, potrebbero essere previste riduzioni dei costi per il riscatto agevolato, specialmente per chi ha meno di 35 anni. Oggi, lo ricordiamo, il costo per riscattare un anno accademico è di 5.776 euro.
Pensione minima universale
Anche se non si prevede di garantire una pensione minima universale o assegno di garanzia (come richiesto dai sindacati, che suggeriscono un importo di almeno 600-650 euro per persona), si stanno esaminando modi per incrementare l’importo della pensione senza gravare eccessivamente sul bilancio statale.
Può interessarti un articolo che spiega come aumentare i contributi pensionistici.
Previdenza complementare
Parallelamente, ci sono sforzi legati alla riforma fiscale, che dovrebbe essere completata nel prossimo biennio. Si punta a introdurre sgravi e detrazioni fiscali aggiuntive per incentivare la previdenza complementare e agevolare l’iscrizione ai fondi pensione.
Incentivi assunzione giovani
Una delle iniziative già in discussione riguarda l’esenzione dal pagamento dei contributi per un anno, con l’obiettivo di stimolare l’impiego di giovani under 30 nel settore della consulenza finanziaria.
Per garantire una pensione adeguata ai giovani si pensa anche alla staffetta generazionale.
Enasarco, l’ente previdenziale al quale gli agenti di commercio sono tenuti a versare i contributi basati sulle loro provvigioni, sarebbe tra i primi a essere coinvolti in questa iniziativa.
Per tutto quello che abbiamo letto si può comprendere la fuga dei giovani laureati all’estero.
È importante però notare che tutte queste misure, nel complesso, potrebbero determinare solo un incremento moderato delle pensioni medie dei giovani lavoratori.
Come funzionano i tirocini retribuiti all’estero.
L’impatto della precarizzazione
“La situazione di lavoro sempre più precaria e intermittente, unita a salari scarsi e all’assenza di tutele sociali, affligge soprattutto le nuove generazioni e le donne. Questo complica il loro ingresso nel mondo del lavoro, l’ottenimento di contratti stabili e una remunerazione adeguata”, ha dichiarato Maria Cristina Pisani, presidente del Cng.
La pensione anticipata è un privilegio per pochi, ecco perché
Sarebbe importante avviare un dialogo più concreto sulle tematiche pensionistiche, che includa anche le necessità delle generazioni più giovani.
Qualche esempio
Facciamo qualche esempio pratico. Il Cng ha preso in esame i giovani italiani che hanno iniziato a lavorare nel 2020 all’età di 22 anni. Ebbene, potrebbero andare in pensione solo a 71 anni, la soglia più elevata tra i principali paesi dell’Europa.
Ma c’è di più. Le statistiche del 2021 rivelano che oltre un quarto dei lavoratori sotto i 35 anni ha guadagnato meno di 5.000 euro all’anno. Nel decennio 2011-2021, i contratti a tempo indeterminato per i giovani sono calati, passando dal 70,3% al 60,1%.
Contemporaneamente, è aumentata la presenza di contratti a termine e di natura atipica, andando dal 29,6% al 39,8%.
Intanto però per i contratti a termine il governo azzera la Buonuscita
Nell’anno 2021, i lavoratori al di sotto dei 25 anni hanno avuto una retribuzione media di 8.824 euro, solo il 40% del salario medio, mentre quelli tra 25 e 34 anni hanno guadagnato in media 17.076 euro, corrispondente al 78% della paga media.
Dai dati elaborati da Unimpresa sull’ultimo Def, emerge che la spesa pensionistica, che nel 2022 era di 296,9 miliardi (15,6% del PIL), salirebbe a 317,9 miliardi nel 2023 (15,8%), 340,7 miliardi nel 2024 (16,2%), 350,9 miliardi nel 2025 (16,1%) e 361,8 miliardi nel 2026 (16,1%).
Uno schema della spesa pensionistica in Italia rispetto al Pil può essere utile:
Anno | Spesa Pensionistica (in miliardi) | Percentuale del PIL |
---|---|---|
2022 | 296,9 | 15,6% |
2023 | 317,9 | 15,8% |
2024 | 340,7 | 16,2% |
2025 | 350,9 | 16,1% |
2026 | 361,8 | 16,1% |
Per Eurostat, questo livello di spesa è tra i più elevati in Europa, nettamente superiore alla media UE del 13,6%.
Il rapporto della Ragioneria generale dello Stato anticipa che la spesa pensionistica nel 2023-2024 potrebbe aumentare notevolmente, toccando il 16,2% del PIL, con un ulteriore picco previsto nel 2042 al 17%.
Demografia e contributivo puro
Il cambiamento demografico e la transizione verso un sistema esclusivamente contributivo accentuano le preoccupazioni sulla tenuta del nostro sistema previdenziale.
Questi fattori stanno spingendo le persone a prolungare la loro carriera lavorativa per ottenere pensioni meno basse.
Una ulteriore conferma arriva dall’indagine condotta da Eures: emerge, infatti, che la combinazione tra periodi di inattività lavorativa e salari bassi per i lavoratori sotto i 35 anni comporterà un pensionamento basato esclusivamente sull’età, con importi vicini a quelli di un assegno minimo. Scenario che risulterà insostenibile dal punto di vista sociale.

FAQ (domande e risposte)
Perché i giovani andranno in pensione a 74 anni?
Gli under 35 andranno in pensione a 74 anni se vogliono sperare in un assegno pensionistico dignitoso, leggermente superiore a 1.000 euro netti. Questo dato emerge da una ricerca condotta dal Consiglio nazionale dei giovani e da Eures sulla “Situazione contributiva e futuro pensionistico dei giovani”.
Quali problemi affronta il sistema previdenziale attuale?
Il sistema previdenziale attuale, per come è strutturato, rischia di generare una significativa crisi sociale in un futuro prossimo. Discontinuità lavorativa e retribuzioni basse, frequenti anche per molti over 35, avranno come risultato importi pensionistici inferiore all’assegno sociale, che viene erogato a chi ha contributi insufficienti o assenti per il minimo pensionistico.
Quali sono gli importi medi per le pensioni di domani?
Con le regole correnti, le stime mostrano che gli under 35 potrebbero teoricamente pensionarsi dopo il 2050, a 66,3 anni, ma avrebbero diritto a un assegno medio di 1.044 euro lordi (poco più di 800 euro netti).
Per avere un assegno pensionistico dignitoso, di 1.577 euro (1.099 netti), sarebbe necessario posticipare il pensionamento fino a 73,6 anni, cioè dopo oltre 52 anni di presenza nel mercato del lavoro.
Quali correttivi sono in discussione per il sistema pensionistico?
La ricerca del Cng, sottolinea le gravi distorsioni del sistema pensionistico attuale. Il governo è al corrente dell’urgenza, ma non ha ancora implementato delle soluzioni. Si sta considerando l’idea di introdurre garanzie per la previdenza pubblica e di agire sul riscatto della laurea. Vi potrebbero essere interventi nella prossima legge di Bilancio, e si discute l’introduzione di sgravi e detrazioni aggiuntive per la previdenza integrativa.
Qual è l’effetto della precarizzazione sul mercato del lavoro?
La crescente precarizzazione e discontinuità lavorativa, insieme a retribuzioni basse e mancanza di garanzie sociali, colpisce particolarmente i giovani e le donne. Questo rende più complesso il loro inserimento nel mercato del lavoro, la stabilità contrattuale e i livelli retributivi. È necessario un dibattito più profondo sulle questioni previdenziali, considerando anche le esigenze delle nuove generazioni.
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