Come andare in pensione con 33 anni di contributi? Lo scopriremo in questo approfondimento (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
In pensione con 33 anni di contributi: quando è possibile?
In pensione con 33 anni di contributi? Si può fare, ovviamente con la formula classica della pensione di vecchiaia (a 67 anni).
Ma c’è qualche misura anticipata da poter sfruttare? Purtroppo il nostro sistema previdenziale, nonostante una discreta anzianità contributiva come questa, non prevede tante possibilità per anticipare la pensione.
Ad esempio si possono sfruttare il contratto di espansione (a 62 anni di età, per i dipendenti di aziende con un organico di almeno 50 unità lavorative) e l’Isopensione (a 60 anni, con lo strumento che permette di accedere a una pensione anticipata con esuberi da gestire: l’azienda anticipa al lavoratore la pensione maturata fino al momento dell’esodo e gli versa la contribuzione figurativa).
Ma non la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini; un anno in meno per le donne), neppure Opzione Donna (35 anni di contributi), la pensione per lavori usuranti (35 anni di contributi), Quota 103 o Quota 41 per lavoratori precoci (41 anni di contributi).
L’altra ipotesi di uscita riguarda l’Ape Sociale, ad esclusione dei lavoratori impiegati in mansioni gravose, per i quali occorrono almeno 36 anni di contributi e 63 anni di età.
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In pensione con 33 anni di contributi: importi pensione di vecchiaia
Andare in pensione con 33 anni di contributi è possibile al compimento dei 67 anni di età, per accedere alla pensione di vecchiaia.
Ma quanto si prende di pensione? Prendiamo come esempio un lavoratore dipendente di 67 anni, che ha maturato 33 anni di contributi, di cui 13 anni fino al 1995 e 20 anni a partire dal 1996, con una retribuzione lorda annua di 28.000 euro.
In questo caso, per calcolare l’importo dell’assegno pensionistico, utilizzeremo il sistema misto, individuando due quote: la prima con le regole del sistema retributivo, la seconda con quelle del calcolo contributivo.
Per la prima quota moltiplicheremo l’aliquota di rendimento pensionistico del 2% per gli anni di contributi versati fino al 1995 (10 anni) e la percentuale (20%) la calcoliamo sulle ultime retribuzioni percepite. Grosso modo la prima quota dovrebbe avere un valore di 6.000 euro.
La seconda quota la calcoliamo con il metodo contributivo, quindi andremo a individuare l’ammontare del montante contributivo, ovvero l’insieme delle quote di retribuzione accantonate durante la carriera lavorativa, a partire dal 1996. Un lavoratore dipendente privato accantona il 33% l’anno.
Il 33% di 28.000 euro è 9.240 euro, moltiplicato per 20 anni di contributi versati dal 1996, ci danno come risultato: 184.800 euro, l’importo del montante contributivo.
Su questo valore applicheremo il coefficiente di trasformazione, l’indice che trasforma il montante contributivo in quota di pensione: a 67 anni, il coefficiente è del 5,723%. Il 5,723% di 184.800 euro è 10.577 euro, l’importo della seconda quota.
Ora sommiamo le due quote (6.000 euro e 10.577 euro) per avere l’importo lordo di un anno di pensione: 16.577 euro, circa 1.275 euro lordi di pensione al mese, circa 950 euro netti.
Con una retribuzione lorda annua inferiore, ad esempio 25.000 euro, spetta una pensione di circa 900 euro netti al mese; con una retribuzione lorda annua di 23.000 euro spetta una pensione di 800 euro netti al mese.

In pensione con 33 anni di contributi: Ape Sociale
Come detto, oltre alla pensione di vecchiaia, con 33 anni di contributi si può andare in pensione soltanto con l’Ape Sociale.
La possibilità è concessa ai lavoratori e alle lavoratrici disoccupati/e, caregiver (che da almeno 6 mesi assistono il coniuge o un familiare con disabilità grave), invalidi/e civili con almeno il 74% di invalidità riconosciuta e ai lavoratori e alle lavoratrici impiegati/e nel settore edile e come ceramisti/e.
Per questi ultimi occorrono 32 anni di contributi versati; ai disoccupati, ai caregiver e agli invalidi civili ne servono almeno 30, mentre i lavoratori impiegati in mansioni gravose accedono all’Ape Sociale con non meno di 36 anni di contributi (al netto dello sconto contributivo che spetta alle donne, di uno o due anni, in base ai figli avuti).
L’importo dell’Ape Sociale ammonta al valore della pensione maturata al momento della presentazione della domanda, ma non può superare i 1.500 euro lordi al mese.
Faq su come andare in pensione con 33 anni di contributi
Come posso andare in pensione con 33 anni di contributi?
Andare in pensione con 33 anni di contributi è possibile grazie alla formula classica della pensione di vecchiaia che si raggiunge a 67 anni. Se stai cercando metodi alternativi per anticipare la pensione, le opzioni sono limitate. Puoi considerare il contratto di espansione (accessibile a 62 anni di età per i dipendenti di aziende con almeno 50 unità lavorative) o l’Isopensione (disponibile a 60 anni per chi ha esuberi da gestire). Purtroppo, non sono previste la pensione anticipata ordinaria, Opzione Donna, la pensione per lavori usuranti, Quota 103 o Quota 41 per lavoratori precoci.
Quanto ammonta la pensione di vecchiaia con 33 anni di contributi?
Se hai maturato 33 anni di contributi, l’importo della tua pensione di vecchiaia sarà calcolato utilizzando il sistema misto. Ad esempio, se sei un lavoratore dipendente di 67 anni con 33 anni di contributi e una retribuzione lorda annua di 28.000 euro, la tua pensione lorda mensile sarà di circa 1.275 euro, ovvero circa 950 euro netti.
Cos’è l’Ape Sociale?
L’Ape Sociale è una misura che consente a certi lavoratori con 33 anni di contributi di andare in pensione. Questa opzione è disponibile per i lavoratori disoccupati, caregiver, invalidi civili con almeno il 74% di invalidità riconosciuta e lavoratori nel settore edile o ceramisti.
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