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In pensione con 36 anni di contributi

In pensione con 36 anni di contributi: ecco quando è possibile, quando non bastano questi contributi e come calcolare l'importo della pensione.

di Carmine Roca

Agosto 2023

Come andare in pensione con 36 anni di contributi? Scopriamolo in questo approfondimento (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

In pensione con 36 anni di contributi: possibilità ed esclusi

Andare in pensione con 36 anni di contributi è possibile. Le misure previdenziali a disposizione sono almeno quattro, a partire dalla pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contributi).

L’elenco comprende anche:

Purtroppo 36 anni di contributi non bastano per accedere alla pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini; 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne), tantomeno a una delle “quote” in vigore: per Quota 103 occorrono 41 anni di contributi (e 62 anni di età), per Quota 102 ne servono 38, con 64 anni di età (se i requisiti sono maturati entro il 2022) e per Quota 100 c’è bisogno di mettere assieme 38 anni di contributi (con 62 anni di età, se i requisiti sono maturati entro il 2021).

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In pensione con 36 anni di contributi: pensione di vecchiaia

Come visto in apertura, si può andare in pensione con 36 anni di contributi in 4 modi, a iniziare dal più classico: la pensione di vecchiaia.

Quest’anzianità contributiva basta e avanza per rispettare il limite fissato dalla legge, in vigore almeno fino al 31 dicembre 2024: 20 anni di contributi, con 67 anni di età.

In pensione con 36 anni di contributi: calcolo pensione di vecchiaia

Volendo calcolare l’assegno di pensione con 36 anni di contributi, di un lavoratore di 67 anni, con una retribuzione di 28.000 euro lordi annui, dovremo sapere i periodi di maturazione dell’anzianità contributiva.

Con 10 anni di contributi versati prima del 1996 e 26 anni versati dal 1996 ad oggi, individueremo due quote utilizzando il sistema misto: la prima calcolata col sistema retributivo, la seconda col metodo contributivo.

Per la prima moltiplicheremo il 2% di aliquota per gli anni di contributi (20%) e questo valore lo applicheremo all’importo delle ultime retribuzioni percepite. Grosso modo il valore della prima quota si aggira sui 6.000 euro.

Per la seconda quota avremo bisogno di individuare il montante contributivo, l’insieme delle quote di retribuzione lorda annua accumulate dal lavoratore dipendente (il 33% l’anno).

Il 33% di 28.000 euro è 9.240 euro, moltiplicato per 26 anni di contributi ci dà il valore del montante contributivo: 240.240 euro. Su questo valore agisce il coefficiente di trasformazione, che “trasforma” il montante in pensione (o in quota di pensione, come nel nostro caso).

A 67 anni, il coefficiente è del 5,723%. Il 5,723% di 240.240 euro è 13.748 euro, ovvero l’importo della seconda quota.

Ora sommiamo le due quote (6.000 euro e 13.748 euro) per avere l’importo lordo di un anno di pensione: 19.748 euro, circa 1.520 euro lordi al mese, pari a 1.100 euro netti al mese.

Con una retribuzione lorda annua di 25.000 euro, avremo una pensione di circa 17.676 euro lordi l’anno, circa 1.360 euro lordi al mese, poco meno di 1.000 euro netti al mese.

Abbassando ulteriormente la retribuzione a 23.000 euro, avremo una pensione di 16.294 euro, circa 1.254 euro lordi al mese, intorno agli 900 euro netti al mese.

In pensione con 36 anni di contributi: Ape Sociale

Oltre che con la pensione di vecchiaia, si può andare in pensione con 36 anni di contributi anche con l’Ape Sociale, l’anticipo pensionistico che accompagna il lavoratore dai 63 anni di età fino all’età per la pensione (67 anni).

L’Ape Sociale spetta solo ad alcune categorie di lavoratori: ai disoccupati con 30 anni di contributi versati; ai caregiver che da almeno 6 mesi assistono il coniuge o un familiare disabile grave, con 30 anni di contributi versati; agli invalidi civili con una percentuale di riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%, con 30 anni di contributi versati.

Inoltre spetta anche ai lavoratori edili e ai ceramisti con 32 anni di contributi versati e ai lavoratori impiegati in mansioni gravose, con all’attivo 36 anni di contributi versati.

L’importo dell’assegno mensile è pari al valore dell’assegno di pensione maturato fino al momento della domanda per l’Ape Sociale, ma in ogni caso non potrà essere superiore a 1.500 euro lordi al mese.

In pensione con 36 anni di contributi
In pensione con 36 anni di contributi: in foto marito e moglie si sorridono.

In pensione con 36 anni di contributi: Opzione Donna

In pensione con 36 anni di contributi è possibile anche sfruttando Opzione Donna, la misura dedicata esclusivamente alle donne lavoratrici, dipendenti o autonome, che dal 1° gennaio 2023 ha subito un restyling molto criticato.

Fino al 31 dicembre 2022 potevano accedere a Opzione Donna le lavoratrici dipendenti con 58 anni di età e 35 anni di contributi e le lavoratrici autonome con 59 anni di età e 35 di contributi.

Dal 2023, la misura è prevista solo per alcune categorie tutelate: le licenziate o le dipendenti di aziende in crisi economica; le caregiver e le invalide dal 74% a salire.

L’età di uscita è salita a 60 anni, ma sono previsti sconti di un anno per le lavoratrici che hanno avuto un figlio e di due anni, per le lavoratrici che hanno avuto due o più figli.

Purtroppo è rimasto attivo il ricalcolo dell’assegno con il sistema interamente contributivo. Significa che anche i contributi versati prima del 1996 vengono calcolati allo stesso modo di quelli versati dal 1996 ad oggi.

In pensione con 36 anni di contributi: calcolo Opzione Donna

Volendo fare un esempio di importo, una lavoratrice di 60 anni (senza figli) con 36 anni di contributi versati e con una retribuzione lorda annua di 28.000 euro riceverà una pensione di 15.351 euro lordi l’anno, circa 1.180 euro lordi al mese, intorno agli 800 euro netti al mese.

Con una retribuzione di 25.000 euro, l’importo della pensione scende a 13.706,55 euro lordi annui, circa 1.055 euro lordi al mese, sotto gli 800 euro netti al mese.

A influire pesantemente è il coefficiente di trasformazione più basso: a 60 anni è del 4,615%.

In pensione con 36 anni di contributi: pensione per lavori usuranti

Infine, si può andare in pensione con 36 anni di contributi anche con la pensione anticipata per lavori usuranti.

Per questa misura si segue il sistema delle quote: si può andare in pensione con un minimo di 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contributi versati.

I lavoratori autonomi, invece, potranno accedervi al compimento dei 62 anni e 7 mesi di età, sempre con 35 anni di contributi versati (Quota 98,7).

Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti in orari notturni:

Per quanto riguarda i lavoratori autonomi in orari notturni:

Faq su come andare in pensione con 36 anni di contributi

Quando scatta la decorrenza della pensione con Opzione Donna?

La decorrenza della pensione, ossia il pagamento del primo assegno, varia a seconda della categoria lavorativa: 12 mesi di attesa per le dipendenti, 18 mesi di attesa per le lavoratrici autonome e dal 1° settembre al 1° novembre 2023 per le dipendenti del comparto scuola.

Quando scade il termine per presentare la domanda di accesso all’Ape Sociale?

Per accedere al sussidio dell’Ape Sociale, è necessario presentare una domanda per attivare la verifica delle condizioni e una domanda per l’accesso alla prestazione. Le finestre temporali per la presentazione della domanda di verifica sono le seguenti:

Chi può beneficiare dell’accesso semplificato alla pensione di vecchiaia?

Tutti i cittadini che si accingono a ottenere il trattamento di vecchiaia e che non sono già pensionati, sia iscritti alla gestione pubblica che a quella privata, possono beneficiare di questo accesso semplificato.

Come sarò contattato dall’INPS per la pensione di vecchiaia?

Riceverai una comunicazione personalizzata dall’INPS contenente una domanda di pensione precompilata con tutti i dati in possesso dell’Istituto. La comunicazione verrà inviata a coloro che hanno un’età prossima a quella utile per il pensionamento di vecchiaia. Le comunicazioni verranno notificate anche sull’app “Io” e nell’area “MyINPS” del portale istituzionale dell’INPS. Inoltre, per gli utenti che hanno reso disponibile il proprio recapito cellulare, sarà trasmesso un breve messaggio di testo che informa dell’avvenuto invio della comunicazione.

Quante tasse si pagano sulla pensione in Italia?

In Italia, le pensioni sono soggette all’imposizione fiscale. Le tasse sulla pensione indicano da diversi fattori, come l’ammontare della pensione stessa e la situazione personale del pensionato.

Il sistema fiscale italiano prevede una tassazione progressiva, il che significa che a seconda del reddito, si vietano diverse aliquote fiscali. Nel caso delle pensioni, si applica una trattenuta alla fonte, che viene calcolata in base all’importo della pensione. Questa trattenuta tiene conto delle detrazioni e delle deduzioni a cui il pensionato ha diritto.

Per avere un’idea approssimativa dell’importo netto della pensione, è possibile consultare le tabelle fiscali fornite dall’Agenzia delle Entrate o fare riferimento a un consulente fiscale. È importante tenere presente che la situazione fiscale di ciascun individuo può variare in base alle specifiche circostanze personali.

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