E’ possibile andare in pensione a 60 anni? In questo articolo vedremo insieme come fare (scopri le ultimissime notizie sulle pensioni sempre aggiornate. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
In pensione a 60 anni: come fare?
Andare in pensione a 60 anni è possibile, ad esempio con la formula anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne, a prescindere dall’età anagrafica).
Le altre soluzioni previste dal nostro ordinamento previdenziale sono rivolte, invece, a determinate categorie di lavoratori, come Quota 41 precoci (41 anni di contributi, di cui uno versato prima di compiere 19 anni) o Opzione Donna, questa rivolta esclusivamente alle lavoratrici dipendenti e autonome, in presenza di particolari requisiti.
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In pensione a 60 anni con la legge Fornero
Come anticipato in apertura, a 60 anni si può andare in pensione accedendo alla formula anticipata ordinaria della legge Fornero.
Questa misura non prevede alcun limite di età, basta rispettare il requisito contributivo: 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Viene da sé che per andare in pensione con l’anticipata ordinaria è necessario aver iniziato a lavorare in giovanissima età (17 anni per gli uomini, 18 anni per le donne) e aver avuto una carriera lavorativa priva di interruzioni.
In pensione a 60 anni con Quota 41 precoci
L’alternativa è Quota 41 per lavoratori precoci. In questo caso occorre aver versato 41 anni di contributi, di cui uno prima di compiere 19 anni di età. Con una carriera senza interruzioni, a 60 anni sarà possibile accedere a Quota 41.
Ma attenzione: a differenza della pensione anticipata ordinaria accessibile a tutti, Quota 41 precoci è diretta a particolari categorie di lavoratori e lavoratrici:
- disoccupati, a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento – anche collettivo -, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale. E’ richiesta la cessazione del pagamento dell’indennità di disoccupazione da almeno 3 mesi;
- caregiver, che da almeno 6 mesi assistono il coniuge o un familiare entro il secondo grado di parentela, con disabilità grave; degli invalidi civili al 74
- invalidi civili, con una percentuale di riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%, accertata dalle competenti commissioni mediche;
- lavoratori impiegati in attività gravose (addetti alla linea catena, conducenti di veicoli di capienza complessiva non inferiore a 9 posti adibiti al trasporto collettivo, lavoratori notturni);
- lavoratori impiegati in mansioni usuranti, da almeno 7 anni negli ultimi 10 anni o da almeno 6 anni negli ultimi 7 anni di attività lavorativa. Fanno parte dei lavori usuranti:
- operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
- conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
- conciatori di pelli e di pellicce;
- conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
- conduttori di mezzi pesanti e camion;
- personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
- addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
- insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido;
- facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati;
- personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
- operatori ecologici ed altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
- operai dell’agricoltura, della zootecnia e della pesca;
- pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
- lavoratori del settore siderurgico di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad
- alte temperature non già ricompresi nella normativa del d.lgs.67/2011;
- marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e in acque interne.
In pensione a 60 anni con Opzione Donna
Oltre alla pensione anticipata ordinaria e a Quota 41 precoci esiste un’altra possibilità per andare in pensione a 60 anni di età: Opzione Donna.
Questa misura è accessibile alle sole lavoratrici dipendenti o autonome, con 35 anni di contributi versati, appartenenti a queste categorie fragili:
- licenziate o dipendenti di aziende in crisi;
- caregiver, che da almeno 6 mesi assistono il coniuge o un familiare entro il secondo grado di parentela, con disabilità grave;
- invalide civili con una percentuale di riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%.
Dal 1° gennaio 2023, è prevista una riduzione dell’età anagrafica per l’accesso a Opzione Donna, in presenza di uno (59 anni) o più figli (58 anni).
In pensione a 60 anni nel 2024
Si potrà andare in pensione a 60 anni nel 2024, con soluzioni diverse da quelle elencate in precedenza? Le possibilità sono remote.
Ad oggi, la riforma delle pensioni promessa dal governo Meloni è stata messa in ghiaccio, a causa delle scarse risorse economiche a disposizione.
Come ricorderete, la Lega aveva battuto forte, in sede di campagna elettorale, su Quota 41 per tutti, per abolire per sempre la legge Fornero. Con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica e dalle categorie fragili, sarebbe stato possibile anticipare l’uscita dal mondo del lavoro, anche prima dei 60 anni di età.
Gli alti costi (tra i 5 e i 9 miliardi di euro annui) hanno provocato una brusca frenata e una virata verso soluzioni economicamente più accessibili (Quota 103).
A inizio 2023 si era ipotizzata la possibilità di allargare Opzione Donna anche agli uomini, permettendo l’uscita con 60 anni di età e 35 anni di contributi versati. Una soluzione particolarmente favorevole, ma che ben presto è finita nel dimenticatoio.
Per il 2024 si pensa a un’estensione dell’Ape Sociale ad altre categorie di lavoratori, con uscita a 63 anni di età e con un’anzianità contributiva compresa tra i 30 e i 36 anni, a seconda della categoria di riferimento.
Molto probabile, infine, la conferma di Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi), che sarebbe dovuta rimanere in vigore un solo anno.

Faq sulla riforma delle pensioni
Cos’è Quota 41?
Quota 41 è un regime pensionistico proposto dai sindacati italiani. Questo regime permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione una volta accumulati 41 anni di contributi, indipendentemente dalla loro età.
Qual è la differenza tra Quota 41 e la pensione di vecchiaia?
Quota 41 è un’alternativa alla pensione di vecchiaia. Mentre la pensione di vecchiaia richiede che un lavoratore abbia 67 anni di età e 20 anni di contributi, Quota 41 permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione una volta accumulati 41 anni di contributi, senza tenere conto dell’età.
Qual è il problema principale per Quota 41?
Il problema principale con l’introduzione di Quota 41 è il costo. Questa misura avrebbe un impatto significativo sul bilancio statale, che è già sotto pressione a causa della spesa per la riforma fiscale. Inoltre, il pensionamento anticipato, in tutte le sue forme, ha tendenzialmente portato a una significativa riduzione dell’assegno pensionistico, una questione che i sindacati sperano di evitare con l’introduzione di Quota 41.
Qual è la posizione dei sindacati sul sistema di pensione italiano?
I sindacati italiani hanno spinto per l’introduzione di Quota 41, ma hanno espresso frustrazione per il lento progresso delle discussioni. Dopo un incontro con il governo il 26 giugno, Maurizio Landini (CGIL) e Pierpaolo Bombardieri (UIL) hanno espresso il loro malcontento, definendo l’incontro come un “tavolo di discussione inutile”. D’altro canto, la CISL sembra più aperta al dialogo con il governo.
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