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La pensione per chi lavora dal 1996

La pensione per chi lavora dal 1996: una questione calda, che riguarda milioni di lavoratori e che il governo ha deciso di non prendere in considerazione. Gli importi saranno bassi e l’età pensionabile sempre più avanzata. La bolla scoppierà a partire dal 2030. La soluzione della pensione complementare può essere utile solo a chi oggi è giovane, non ai primi “forzati” del contributivo. Ecco perché.

di Redazione

Settembre 2023

La pensione per chi lavora dal 1996, i contributivi puri, dovrebbe essere uno degli argomenti chiave rispetto alla riforma del sistema previdenziale. Resta invece sullo sfondo, oscurata dalla più vaga e distante “pensione ai giovani”. Eppure il problema è lo stesso: gli importi bassi per il calcolo contributivo e le carriere discontinue. Con una differenza: chi ha iniziato a lavorare dal 1996 potrebbe andare in pensione tra qualche anno. Chi è giovane oggi tra diversi decenni. (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

La pensione per chi lavora dal 1996: la discussione

Il 18 settembre si è concluso il ciclo di incontri tra i sindacati e l’Osservatorio sulla spesa previdenziale, l’organo voluto dal governo per determinare i costi della spesa pensionistica.

Non si è deciso nulla. E questo era prevedibile. Ma, a dire dei sindacati, anche le discussioni sono state inutili, o «finte», come le ha definite il segretario della CGIL, Maurizio Landini.

Del resto di cosa si può parlare se il governo ha ribadito in tutte le occasioni possibili «che non ci sono soldi». O meglio: che sulla riforma delle pensioni non saranno stanziate risorse.

Il cerchio si è ristretto: da una riforma complessiva del sistema previdenziale che superi la Legge Fornero, la questione si è limitata alle cosiddette priorità, ovvero quelle che hanno maggiori possibilità di concretizzarsi, nonostante l’esiguità dei fondi.

Una di queste riguarda la pensione da garantire a chi ha oggi meno di 35 anni. E lo sguardo si è allargato, inevitabilmente, alla platea (molto vasta) di quanti hanno iniziato a lavorare a partire dal 1996. I cosiddetti contributivi puri, i primi lavoratori che hanno perso il tram del sistema retributivo o misto, per ritrovarsi in un modello di calcolo degli importi molto più penalizzante.

Vediamo quali sono le ipotesi proposte dal governo e sulle quali si sta lavorando.

La previdenza integrativa

La soluzione della previdenza integrativa era la più scontata. Ovvero: i lavoratori rinunciano al Tfr per aumentare il futuro importo dell’assegno pensionistico.

La proposta della ministra Calderone punta a semplificare l’accesso ai sistema di previdenza complementare. E quindi, grazie al calcolo del montante della potenziale pensione integrativa consentire ai futuri pensionati  di raggiungere questi parametri: 

Su questo fronte il governo si è trovato in sintonia con i sindacati.

Provvedimenti per la pensione complementare

Se si trovano i fondi sufficienti si potrebbe partire subito in questa direzione con alcuni provvedimenti:

Pensione complementare, non è una soluzione per tutti

La pensione complementare (o integrativa) potrebbe anche essere una soluzione per chi inizia a lavorare ora (o lo ha fatto da pochi anni). Sempre con la consapevolezza che si sta rinunciando al Tfr, si avrà quindi una pensione più alta solo perché si versano contributi a un fondo.

Ma per i contributivi puri che hanno iniziato a lavorare nell’ormai lontano 1996, e si trovano a pochi anni dall’uscita dal lavoro, quella integrazione serve a poco.

Versare dieci anni di contribuzione aggiuntiva in un fondo pensione garantisce un’integrazione dell’assegno pensionistico quasi irrilevante.

Ebbene, ed è questa la domanda che resta senza risposta e che né il governo, né i sindacati, hanno affrontato: che ne sarà dei primi contributivi puri che lasceranno tra qualche anno il lavoro ritrovandosi pensioni al di sotto della soglia di sopravvivenza (anche dopo aver lavorato tanto)?

La questione riguarderà i nati tra la fine degli anni ‘60 e gli anni ‘80 (chi è nato dopo ha ancora la chance di ricorrere ai fondi pensione).

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In pensione sempre più tardi

Ma non è solo una questione economica. Si andrà in pensione sempre più tardi per ricevere, molto spesso, importi da fame. Questo accade perché, dopo la pausa Covid, si riprenderà ad aggiornare l’età pensionabile, adeguandola alla speranza di vita (aumenterà di tre mesi già dal primo gennaio 2025).

Per capirci meglio vediamo quale potrebbe essere il quadro per i prossimi anni. Sono alcune considerazioni riferite alle misure introdotte dalla Legge Fornero, quella che ha imposto il calcolo contributivo dal 1996. Ebbene proprio i contributivi puri hanno avuto le peggiori conseguenze nel medio e nel lungo termine.

Su questa discriminazione né i governi precedenti, né quelli attuali hanno mosso un dito. E non hanno neppure intenzione di farlo.

Ecco il quadro attuale per chi ha iniziato a lavorare dal 1996.

Pensione di vecchiaia: contributivi puri

Se il tuo primo contributo è stato accreditato dopo il primo gennaio 1996, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia  se hai accumulato almeno 20 anni di contributi e 67 anni di età. Come accennato questo limite anagrafico potrà essere adeguato in futuro in base alla speranza di vita.

Ma se rispetti determinate condizioni.

A differenza di chi è nel regime retributivo o misto, esiste un ulteriore requisito:

Opzioni riservate ai contributivi puri

Esiste una seconda via per chi non ha contributi prima del 31 dicembre 1995. Per questi contributivi puri:

Anche questo limite d’età è soggetto ad aggiornamenti futuri basati sulla speranza di vita.

Pensione anticipata: requisiti e condizioni

Nessun requisito aggiuntivo è necessario per la pensione anticipata per chi ha iniziato dopo il 1996. Quindi, si può andare in pensione con:

Questi requisiti sono indipendenti dall’età anagrafica. Un aggiornamento ai requisiti contributivi non avverrà prima del 1 gennaio 2027, come da decreto n. 4 del 2019.

Limitazioni per la pensione anticipata

I contributivi puri non possono accedere alla pensione anticipata per lavoratori precoci perché non hanno un contributo settimanale accreditato prima del 31 dicembre 1995. Potranno farlo solo dopo il 2037.

Opzione riservata ai contributivi puri per pensione anticipata

Come nella pensione di vecchiaia, anche per il trattamento anticipato contributivo c’è un limite ulteriore:

Per essere chiari, questa opzione è possibile solo se la pensione è almeno di 1.409,15 euro al mese o 18.319,02 euro all’anno. Questo importo è generalmente accessibile solo a chi ha avuto una carriera lavorativa stabile e ben retribuita. Non è il caso di gran parte dei contributivi puri.

La pensione per chi lavora dal 1996
Nella foto una donna guarda con apprensione l’importo della sua futura pensione.

FAQ (Domande e risposte)

Cosa cambia nella pensione per chi ha iniziato a lavorare dal 1996?

Chi ha iniziato a lavorare dal 1996, noti come contributivi puri, saranno soggetti a un sistema di calcolo contributivo che è generalmente più penalizzante. L’importo della pensione risulterà più basso a causa delle carriere discontinue e dell’età pensionabile che potrebbe essere più elevata.

Quali sono le soluzioni proposte dal governo per migliorare l’assegno pensionistico?

Il governo sta lavorando su varie ipotesi, una delle quali è la previdenza integrativa. La ministra Calderone ha proposto di semplificare l’accesso ai sistemi di previdenza complementare. Questo consentirebbe ai futuri pensionati di raggiungere parametri più favorevoli, come un’uscita anticipata dal lavoro a 64 anni o ricevere l’assegno di vecchiaia a 67 anni.

Qual è l’età minima per la pensione di vecchiaia per chi lavora dal 1996?

L’età minima è di 67 anni, a condizione che si abbiano almeno 20 anni di contributi e che l’importo della pensione sia almeno 1,5 volte superiore all’assegno sociale, che nel 2023 è di 503,27 euro. Ma è anche vero che questa età costantemente adeguata alla speranza di vita. Un primo aumento è previsto dal gennaio 2025 (quelli in programma sono stati bloccati per l’emergenza covid).

Esistono limitazioni nell’accesso alla pensione anticipata per i contributivi puri?

Sì, una delle limitazioni principali è che i contributivi puri non possono accedere alla pensione anticipata per lavoratori precoci perché non hanno un contributo settimanale accreditato prima del 31 dicembre 1995. Potranno farlo solo dopo il 2037.

Che impatto ha la previdenza integrativa sul calcolo della pensione per chi lavora dal 1996?

La previdenza integrativa può essere una soluzione per chi inizia a lavorare ora, ma è meno efficace per chi ha iniziato nel 1996 e si trova a pochi anni dalla pensione. Versare ulteriori contributi in un fondo pensione non garantirà un significativo aumento dell’assegno pensionistico per questi contributivi puri.

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