Laureati, stipendi bassi in Italia, anche se si trova lavoro più in fretta: vediamo se conviene ancora avere un titolo di studio. (scopri le ultimissime notizie sul lavoro sempre aggiornate. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
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Che le paghe per chi è laureato siano davvero ridotte lo dimostra il 25esimo Rapporto Alma Laurea. La ricerca conferma un dato noto: chi possiede un titolo di studio universitario trova con più facilità un’occupazione. Questa è una buona notizia per i giovani che si sono impegnati nello studio.
Tuttavia, questa “buona notizia” presenta anche un lato negativo: un calo significativo del valore reale delle retribuzioni per i laureati italiani, aggravato ulteriormente dall’inflazione.
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Laureati, stipendi bassi: lavoro più facile
Partiamo dall’aspetto positivo: la maggiore facilità a trovare un impiego. I dati sono riferiti al 2022.
Il tasso di occupazione a un anno dalla laurea è il seguente:
- tra i laureati di primo livello (laurea triennale):75,4%, +0.9% rispetto al 2021;
- tra i laureati di secondo livello (magistrale): 77,1%, +2,5% rispetto al 2021.
A cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione sale al 92,1% tra i laureati di primo livello e all’88,7% tra i laureati di secondo livello (rispettivamente -2.5% e +0,1% rispetto al 2021).
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Stipendi bassi: tirocini e soggiorni all’estero
Hanno un peso rilevante sulle possibilità di trovare lavoro anche le esperienze vissute durante gli studi. In particolare, il soggiorno di studio all’estero e i tirocini, che aumentano rispettivamente del 12,3% e del 4,3% la possibilità di trovare un impiego a un anno dal conseguimento della laurea.
Stipendi bassi: differenza di genere
Tra i giovani laureati che trovano un lavoro c’è da registrare una differenza di genere a svantaggio delle donne.
Infatti, a parità di condizioni (stesso titolo di studio e un anno dopo la laurea), i laureati maschi hanno l’11,7% di possibilità in più di trovare lavoro. Inoltre, rispetto alle laureate, hanno uno stipendio più alto di circa 70 euro netti al mese.
Stipendi bassi: settori
Il 37,9% dei laureati trova lavoro nel settore privato. Il 58,3% viene impiegato nel settore pubblico e il 3,9% lavora nel settore non-profit.
Nei servizi, la capacità di assorbimento è del 93,2%, un dato straordinariamente più alto rispetto all’industria, che occupa solo il 5,8% dei laureati.
La quota dei laureati che trova lavoro nell’agricoltura è solo dell’1%.
Stipendi bassi: i dati
Sulle possibilità di occupazione per i giovani laureati nel mercato del lavoro in Italia ci sono notizie molto incoraggianti. La prospettiva cambia quando lo sguardo si sposta sulla retribuzione mensile netta:
- per i laureati di primo livello è di 1.332 euro;
- per i laureati di secondo livello è di 1.366 euro.
In termini reali, il calo della retribuzione nell’ultimo anno è stato del 4,1% per i laureati di primo livello e del 5,1% per i laureati di secondo livello.
Cosa cambia cinque anni dopo aver conseguito la laurea? Qualcosa, ma non molto. Infatti, cinque anni dopo il conseguimento del titolo di studio, ecco la situazione:
- per i laureati di primo livello la retribuzione netta è di 1.635 euro;
- per i laureati di secondo livello la retribuzione netta è di 1.997 euro.
Il calo rispetto al 2021 è per i primi del 2,4%, per i secondi del 3,3%.
Vediamo questa tabella che sintetizza l’andamento degli stipendi negli ultimi anni a un anno dalla laurea:
Anno | Primo livello | Secondo livello |
---|---|---|
2018 | 1.240 | 1.286 |
2019 | 1.276 | 1.335 |
2020 | 1.343 | 1.399 |
2021 | 1.388 | 1.439 |
2022 | 1.332 | 1.366 |
Stipendi bassi: lavoro e studi
Ma quanti laureati svolgono un lavoro coerente con gli studi? L’indagine di Almalaurea per rispondere a questa domanda ha considerato la laurea efficace o molto efficace. Per stabilirlo, vengono combinati i criteri della richiesta (formale o sostanziale) della laurea per svolgere il lavoro svolto e l’uso delle competenze che sono state acquisite durante il percorso di studi.
Ebbene, a un anno dalla laurea, con un titolo di studi “molto efficace o efficace”, il 59,3% degli occupati di primo livello e il 68,7% degli occupati di secondo livello svolge un lavoro che è coerente con gli studi.
Rispetto ai dati registrati nel 2021, il livello di efficacia del titolo di studio ha subito un calo tra i laureati di primo livello (-0,6%), e si è ridotto in modo più significativo tra i laureati di secondo livello (-2,6%).
Laureati, stipendi bassi: fuga all’estero
Con questi stipendi (in calo e ulteriormente erosi dall’inflazione) non c’è da sorprendersi se molti laureati italiani sono attratti dal lavoro all’estero. Ogni anno, tra il 5 e l’8% dei giovani altamente formati lascia il Paese. Una tendenza che non si è invertita neanche negli anni della pandemia.
È importante considerare un altro punto: mentre il Nord compensa la scelta dei giovani laureati verso l’estero con i giovani provenienti dal Meridione, per il Sud c’è una perdita secca e costante di talenti, in particolare per le professioni a elevato valore aggiunto, come medici, infermieri e specialisti ITC (tecnologie emergenti).
Faq (domande e risposte)
Quali risultati riporta il 25esimo Rapporto Alma Laurea?
Il Rapporto Alma Laurea dimostra che, sebbene i laureati abbiano maggiore facilità nel trovare un impiego, c’è un significativo calo del valore reale delle retribuzioni per i laureati italiani, un problema ulteriormente aggravato dall’inflazione.
Qual è il tasso di occupazione per i laureati nel 2022?
Nel 2022, il tasso di occupazione un anno dopo la laurea è del 75,4% per i laureati di primo livello e del 77,1% per i laureati di secondo livello. A cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione sale al 92,1% per i laureati di primo livello e all’88,7% per i laureati di secondo livello.
Come influiscono gli studi all’estero e i tirocini sulla possibilità di trovare un impiego?
Le esperienze vissute durante gli studi, in particolare il soggiorno di studio all’estero e i tirocini, aumentano rispettivamente del 12,3% e del 4,3% la possibilità di trovare un impiego a un anno dal diploma di laurea.
C’è una differenza di genere nell’occupazione post-laurea?
Sì, tra i giovani con un diploma di laurea che trovano un lavoro, c’è una differenza di genere a svantaggio delle donne. Infatti, a parità di condizioni, i laureati maschi hanno l’11,7% di possibilità in più di trovare lavoro e guadagnano circa 70 euro netti al mese in più rispetto alle laureate.
In quali settori lavorano maggiormente i laureati?
Il 37,9% dei laureati trova lavoro nel settore privato, il 58,3% nel pubblico, e il 3,9% nel non-profit. Nei servizi, la capacità di assorbimento è del 93,2%, molto più alta rispetto all’industria, che occupa solo il 5,8% dei laureati. L’agricoltura impiega solo l’1% dei laureati.
Qual è la retribuzione media dei laureati nel 2022?
Nel 2022, la retribuzione mensile netta per ii giovani con un diploma di laurea di primo livello è di 1.332 euro, mentre per i laureati di secondo livello è di 1.366 euro.
Come cambia la retribuzione cinque anni dopo la laurea?
Cinque anni dopo il conseguimento del titolo di studio, la retribuzione netta dei laureati di primo livello sale a 1.635 euro, mentre quella dei laureati di secondo livello sale a 1.997 euro.
Quanti laureati svolgono un lavoro coerente con gli studi?
A un anno dalla laurea, il 59,3% degli occupati di primo livello e il 68,7% degli occupati di secondo livello svolge un lavoro che è coerente con gli studi.
Quali sono le tendenze dell’emigrazione dei laureati italiani?
Ogni anno, tra il 5 e l’8% dei giovani altamente formati lascia il Paese, attratti dal lavoro all’estero. Questa tendenza non si è invertita neanche negli anni della pandemia.
Come influisce la fuga dei laureati sulla situazione del Nord e del Sud Italia?
Mentre il Nord Italia riesce a compensare l’emigrazione dei suoi giovani laureati con l’arrivo di laureati dal Meridione, il Sud Italia sperimenta una perdita netta e costante di talenti, in particolare nelle professioni a elevato valore aggiunto come medici, infermieri e specialisti ITC.
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