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Laureati, stipendi bassi: conviene?

Laureati, stipendi bassi in Italia, anche se si trova lavoro più in fretta: vediamo se conviene ancora avere un titolo di studio. Quali sono le retribuzioni medie per le lauree triennali e magistrali. quali sono i settori che assorbono più giovani con alta formazione.

di Redazione

Giugno 2023

Laureati, stipendi bassi in Italia, anche se si trova lavoro più in fretta: vediamo se conviene ancora avere un titolo di studio. (scopri le ultimissime notizie sul lavoro sempre aggiornate. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Che le paghe per chi è laureato siano davvero ridotte lo dimostra il 25esimo Rapporto Alma Laurea. La ricerca conferma un dato noto: chi possiede un titolo di studio universitario trova con più facilità un’occupazione. Questa è una buona notizia per i giovani che si sono impegnati nello studio.

Tuttavia, questa “buona notizia” presenta anche un lato negativo: un calo significativo del valore reale delle retribuzioni per i laureati italiani, aggravato ulteriormente dall’inflazione.

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Laureati, stipendi bassi: lavoro più facile

Partiamo dall’aspetto positivo: la maggiore facilità a trovare un impiego. I dati sono riferiti al 2022.

Il tasso di occupazione a un anno dalla laurea è il seguente:

A cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione sale al 92,1% tra i laureati di primo livello e all’88,7% tra i laureati di secondo livello (rispettivamente -2.5% e +0,1% rispetto al 2021).

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Stipendi bassi: tirocini e soggiorni all’estero

Hanno un peso rilevante sulle possibilità di trovare lavoro anche le esperienze vissute durante gli studi. In particolare, il soggiorno di studio all’estero e i tirocini, che aumentano rispettivamente del 12,3% e del 4,3% la possibilità di trovare un impiego a un anno dal conseguimento della laurea.

Stipendi bassi: differenza di genere

Tra i giovani laureati che trovano un lavoro c’è da registrare una differenza di genere a svantaggio delle donne.

Infatti, a parità di condizioni (stesso titolo di studio e un anno dopo la laurea), i laureati maschi hanno l’11,7% di possibilità in più di trovare lavoro. Inoltre, rispetto alle laureate, hanno uno stipendio più alto di circa 70 euro netti al mese.

Stipendi bassi: settori

Il 37,9% dei laureati trova lavoro nel settore privato. Il 58,3% viene impiegato nel settore pubblico e il 3,9% lavora nel settore non-profit.

Nei servizi, la capacità di assorbimento è del 93,2%, un dato straordinariamente più alto rispetto all’industria, che occupa solo il 5,8% dei laureati.

La quota dei laureati che trova lavoro nell’agricoltura è solo dell’1%.

Stipendi bassi: i dati

Sulle possibilità di occupazione per i giovani laureati nel mercato del lavoro in Italia ci sono notizie molto incoraggianti. La prospettiva cambia quando lo sguardo si sposta sulla retribuzione mensile netta:

In termini reali, il calo della retribuzione nell’ultimo anno è stato del 4,1% per i laureati di primo livello e del 5,1% per i laureati di secondo livello.

Cosa cambia cinque anni dopo aver conseguito la laurea? Qualcosa, ma non molto. Infatti, cinque anni dopo il conseguimento del titolo di studio, ecco la situazione:

Il calo rispetto al 2021 è per i primi del 2,4%, per i secondi del 3,3%.

Vediamo questa tabella che sintetizza l’andamento degli stipendi negli ultimi anni a un anno dalla laurea:

AnnoPrimo livelloSecondo livello
20181.2401.286
20191.2761.335
20201.3431.399
20211.3881.439
20221.3321.366

Stipendi bassi: lavoro e studi

Ma quanti laureati svolgono un lavoro coerente con gli studi? L’indagine di Almalaurea per rispondere a questa domanda ha considerato la laurea efficace o molto efficace. Per stabilirlo, vengono combinati i criteri della richiesta (formale o sostanziale) della laurea per svolgere il lavoro svolto e l’uso delle competenze che sono state acquisite durante il percorso di studi.

Ebbene, a un anno dalla laurea, con un titolo di studi “molto efficace o efficace”, il 59,3% degli occupati di primo livello e il 68,7% degli occupati di secondo livello svolge un lavoro che è coerente con gli studi.

Rispetto ai dati registrati nel 2021, il livello di efficacia del titolo di studio ha subito un calo tra i laureati di primo livello (-0,6%), e si è ridotto in modo più significativo tra i laureati di secondo livello (-2,6%).

Laureati, stipendi bassi: fuga all’estero

Con questi stipendi (in calo e ulteriormente erosi dall’inflazione) non c’è da sorprendersi se molti laureati italiani sono attratti dal lavoro all’estero. Ogni anno, tra il 5 e l’8% dei giovani altamente formati lascia il Paese. Una tendenza che non si è invertita neanche negli anni della pandemia.

È importante considerare un altro punto: mentre il Nord compensa la scelta dei giovani laureati verso l’estero con i giovani provenienti dal Meridione, per il Sud c’è una perdita secca e costante di talenti, in particolare per le professioni a elevato valore aggiunto, come medici, infermieri e specialisti ITC (tecnologie emergenti).

Faq (domande e risposte)

Quali risultati riporta il 25esimo Rapporto Alma Laurea?

Il Rapporto Alma Laurea dimostra che, sebbene i laureati abbiano maggiore facilità nel trovare un impiego, c’è un significativo calo del valore reale delle retribuzioni per i laureati italiani, un problema ulteriormente aggravato dall’inflazione.

Qual è il tasso di occupazione per i laureati nel 2022?

Nel 2022, il tasso di occupazione un anno dopo la laurea è del 75,4% per i laureati di primo livello e del 77,1% per i laureati di secondo livello. A cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione sale al 92,1% per i laureati di primo livello e all’88,7% per i laureati di secondo livello.

Come influiscono gli studi all’estero e i tirocini sulla possibilità di trovare un impiego?

Le esperienze vissute durante gli studi, in particolare il soggiorno di studio all’estero e i tirocini, aumentano rispettivamente del 12,3% e del 4,3% la possibilità di trovare un impiego a un anno dal diploma di laurea.

C’è una differenza di genere nell’occupazione post-laurea?

Sì, tra i giovani con un diploma di laurea che trovano un lavoro, c’è una differenza di genere a svantaggio delle donne. Infatti, a parità di condizioni, i laureati maschi hanno l’11,7% di possibilità in più di trovare lavoro e guadagnano circa 70 euro netti al mese in più rispetto alle laureate.

In quali settori lavorano maggiormente i laureati?

Il 37,9% dei laureati trova lavoro nel settore privato, il 58,3% nel pubblico, e il 3,9% nel non-profit. Nei servizi, la capacità di assorbimento è del 93,2%, molto più alta rispetto all’industria, che occupa solo il 5,8% dei laureati. L’agricoltura impiega solo l’1% dei laureati.

Qual è la retribuzione media dei laureati nel 2022?

Nel 2022, la retribuzione mensile netta per ii giovani con un diploma di laurea di primo livello è di 1.332 euro, mentre per i laureati di secondo livello è di 1.366 euro.

Come cambia la retribuzione cinque anni dopo la laurea?

Cinque anni dopo il conseguimento del titolo di studio, la retribuzione netta dei laureati di primo livello sale a 1.635 euro, mentre quella dei laureati di secondo livello sale a 1.997 euro.

Quanti laureati svolgono un lavoro coerente con gli studi?

A un anno dalla laurea, il 59,3% degli occupati di primo livello e il 68,7% degli occupati di secondo livello svolge un lavoro che è coerente con gli studi.

Quali sono le tendenze dell’emigrazione dei laureati italiani?

Ogni anno, tra il 5 e l’8% dei giovani altamente formati lascia il Paese, attratti dal lavoro all’estero. Questa tendenza non si è invertita neanche negli anni della pandemia.

Come influisce la fuga dei laureati sulla situazione del Nord e del Sud Italia?

Mentre il Nord Italia riesce a compensare l’emigrazione dei suoi giovani laureati con l’arrivo di laureati dal Meridione, il Sud Italia sperimenta una perdita netta e costante di talenti, in particolare nelle professioni a elevato valore aggiunto come medici, infermieri e specialisti ITC.

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