privacy
Home / Lavoro / Lavorare in smart working: le offerte
×
Lavoro e Pensioni
×
icona-ricerca

Lavorare in smart working: le offerte

Lavorare in smart working: le offerte ci sono e arrivano soprattutto da grandi aziende che hanno sperimentato con successo il lavoro agile. Vediamo quali sono quelle dove è più diffuso il lavoro da remoto, quali sono le offerte. E quali sono le prospettive immediate e future per questa modalità di lavoro.

di Redazione

Settembre 2023

Lavorare in smart working, le offerte ci sono e arrivano da grandi aziende. Questo conferma un dato già segnalato nel 2022 : il lavoro agile è ormai una realtà consolidata. Ovvero: non ci saranno passi indietro, soprattutto ora che sono molte le imprese che hanno sperimentato ed elaborato fin nei dettagli questa opzione. Nel post che stai leggendo vedremo quali sono le aziende che in questo momento cercano personale da inquadrare con lo smart working. (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Lavoro in smart working: le opportunità

Lavorare in smart working non è più una novità, ma una realtà consolidata, dunque. Grandi aziende offrono molte posizioni in questa modalità, confermando una tendenza già emersa nel 2022. La School of management del Politecnico di Milano ha già evidenziato l’importanza e la crescita dello smart working nel nostro Paese lo scorso anno (i dati del 2023 saranno resi noti a novembre e confermano l’andamento).

Smart working e grandi aziende

C’è un dato che conferma in modo chiaro questa tendenza: lo smart working è attivo nel 91% delle grandi aziende italiane. Con un aumento significativo rispetto all’81% del 2021. Queste imprese consentono ai loro dipendenti di lavorare da remoto mediamente 9,5 giorni al mese, con progetti che coinvolgono tutti gli aspetti caratteristici del lavoro agile.

Tuttavia, nelle PMI il lavoro agile ha fatto registrare un leggero calo, passando dal 53% al 48%. Questa diminuzione è legata soprattutto alla cultura aziendale tipica delle piccole e medie imprese nostrane, si preferisce il lavoro in presenza. Lo smart working è visto come soluzione temporanea per affrontare le emergenze. Non una modalità alternativa ed efficiente di lavoro.

Un calo si è notato anche nelle pubbliche amministrazioni, dove la percentuale è diminuita dal 67% al 57%, in questo caso ha influito in modo determinante la fine dell’emergenza Covid.

Si prevede però un incremento futuro per questa modalità di lavoro anche in questi settori.

La crescita dello smart working

Lo smart working ha vissuto un vero boom a partire dal 2019. Prima della pandemia, si stimavano circa 570.000 lavoratori in questa modalità. Durante la prima ondata di Covid-19, il numero è schizzato a 6,58 milioni, rappresentando quasi un terzo dei lavoratori dipendenti italiani.

Alla fine del 2021, con le restrizioni allentate e l’aumento delle vaccinazioni, si contavano 4,07 milioni di lavoratori in smart working. Nel 2022, i dati indicano 3,6 milioni di persone che lavorano da remoto. Quest’ultimo è ovviamente il dato da prendere in considerazione, perché non più influenzato dall’emergenza sanitaria. È comunque sette volte più alto del dato di partenza, quello riferito al 2019.

Vantaggi economici dello smart working

Uno degli aspetti fondamentali dello smart working è legato al risparmio. Un dipendente che lavora due giorni a settimana da casa può risparmiare fino a 1.000 euro all’anno grazie alla diminuzione dei costi di trasporto.

Per le aziende, il risparmio è ancora maggiore. L’ottimizzazione degli spazi e la riduzione dei consumi possono portare a un risparmio di 500 euro all’anno per postazione. E se l’azienda decide di ridurre gli spazi del 30%, i costi possono ridursi fino a 2.500 euro all’anno per lavoratore.

Casi di successo in Italia

Le grandi imprese in Italia hanno adottato da tempo il lavoro in smart working. Aziende come Vodafone, Microsoft, Cisco e Nestlé sono state tra le prime. Nel 2022, Baker Hughes, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e Storeis sono state premiate per le loro innovative iniziative di smart working.

Smart working in Europa

Non solo in Italia, lavorare in smart working è infatti una tendenza che sta crescendo in tutta Europa. Ogni nazione ha il suo modo di chiamarlo: Agile Working, Flexible, Work 4.0. Ma, alla fine, tutti cercano di equilibrare meglio lavoro e vita privata.

Ma vediamo quali sono le principali aziende in Italia che assumono dipendenti per lavorare in modalità agile.

Entra nella community, informati e fai le tue domande su YouTube e Instagram.

Offerte da PwC Italia

PwC Italia rappresenta un esempio di come le grandi aziende stiano investendo nello smart working. Prevede l’inserimento di 600 nuovi dipendenti entro il 30 settembre, di cui oltre il 90% avrà la possibilità di lavorare in smart working fino al 60% del loro tempo. Questa decisione riflette la necessità di un equilibrio tra vita lavorativa e personale.

Ma proprio sulla questione dell’equilibrio tra vita lavorativa e personale, il nostro Paese non è un buon esempio. La European Working Condition Survey (EWCS) sottolinea come il 22% degli italiani lavori oltre 40 ore a settimana (troppe).

Questo dato evidenzia la necessità di una maggiore flessibilità lavorativa. Una ricerca di PwC-Talents in Motion sottolinea inoltre che il lavoro in smart working è particolarmente desiderato dalle giovani generazioni.

Microsoft Italia e lo smart working

Microsoft Italia è stata tra le prime aziende a introdurre lo smart working. Da circa 15 anni, offre ai propri dipendenti una maggiore flessibilità lavorativa, permettendo loro di bilanciare vita professionale e personale.

In Microsoft, la pianificazione del lavoro viene concordata con il proprio responsabile, offrendo la possibilità di lavorare in smart working sia internamente che esternamente all’azienda. Durante l’emergenza sanitaria, sono state stabilite alcune regole per garantire un equilibrio tra vita privata e professionale. Si evitano come ad esempio riunioni dopo le 18 se non strettamente necessarie.

In smart working alla Nestlé

Lavoro agile anche nella multinazionale Nestlé. Sono 25 i ruoli che prevedono lo smart working, riguardano settori come finance, marketing, supply chain, IT e molti altri. Nestlé ha introdotto un modello chiamato “Fab Working (flessibile, adattabile, bilanciato) che mira a unire lavoro e vita personale.

Il modello è questo:

  1. L’ufficio diventa un luogo di collaborazione e team building;
  2. Si valorizza la cultura della performance;
  3. Si promuove un lavoro adattabile alle esigenze di tutti.

Un punto cruciale di questo modello è l’accordo sindacale che garantisce il diritto alla disconnessione e la sicurezza di chi lavora da casa.

In smart working alla Generali

Anche Generali è molto avanzata sullo smart working. Con quasi il 95% del personale che lavora in questa modalità, la compagnia ha messo in atto diverse iniziative per supportare i suoi dipendenti:

  1. Contributi per migliorare le postazioni da casa;
  2. Indennità forfettaria annuale per le spese di connettività;
  3. Mantenimento dei buoni pasto anche da casa;
  4. Sostegno alle famiglie con misure come orari flessibili e asili nido aziendali.

Generali ha promosso il lavoro da remoto anche in risposta alla crisi energetica.

Opportunità in Davines

Nel gruppo Davines, specializzato in prodotti per la cosmetica professionale con sede a Parma, lo smart working rappresenta il 50% dell’attività lavorativa. La sede principale è vista come un luogo di scambio e di ispirazione. Attualmente, l’azienda offre posizioni come:

Consulta le offerte di lavoro di Davines qui.

Smart working in Tim

Tim è un altro colosso che offre la possibilità di lavorare in smart working. Attualmente, 32.000 addetti possono lavorare fino a 3 giorni a settimana da casa. Il progetto pilota prevede il lavoro completamente da remoto, con rientri in ufficio due volte al mese. Questa iniziativa coinvolge il personale del servizio clienti di Tim Enterprise.

Il successo di questa modalità verrà valutato con KPI specifici che analizzano la produttività, l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di Co2.

L’esperienza Cisco in smart working

Un altro esempio positivo per lo smart working è rappresentato dalla multinazionale Cisco. Dopo l’esperienza della pandemia, Cisco ha rivoluzionato il modo di concepire il lavoro.

La tecnologia, l’inclusione e la sostenibilità sono diventate fondamentali. Gli strumenti come Cisco Webex hanno permesso una collaborazione efficace. L’obiettivo è stato quello di rendere il lavoro accessibile a tutti, ovunque si trovino.

Con lo smart working, Cisco prevede un risparmio di 2 miliardi e 400 milioni di km percorsi in auto. Questo significa anche meno emissioni di CO2 nell’atmosfera.

Michele Dalmazzoni, direttore delle vendite specialistiche di Cisco, sottolinea che il cambiamento è irreversibile. Le aziende dovranno adattarsi a questa nuova realtà. Cisco anticipa anche le necessità tecnologiche delle sale conferenze del futuro, come microfoni ottimizzati e strumenti analitici.

La sicurezza e la privacy sono al centro delle preoccupazioni, ma la tecnologia è pronta per rispondere a queste sfide. La flessibilità e l’interoperabilità sono essenziali. La lingua non sarà più una barriera grazie ai servizi di traduzione simultanea. E con le nuove tecnologie, anche le comunicazioni spaziali diventeranno più semplici.

Lavorare in smart working: le offerte
Nella foto un dipendente che lavora in smart working.

FAQ (domande e risposte)

Quali aziende offrono posizioni per lavorare in smart working?

Le aziende menzionate che offrono posizioni per lavorare in smart working sono Vodafone, Microsoft, Nestlé, PwC Italia, Generali, oltre ad altre aziende grandi che non sono specificamente nominate.

Quanti lavoratori in Italia operano in smart working nel 2023?

Dal testo emerge che nel 2022 ci sono stati circa 3,6 milioni di lavoratori da remoto. Si prevede un aumento nel 2023, ma i dati specifici per quell’anno saranno pubblicati a novembre.

Quanto risparmia un lavoratore in smart working su trasporti annualmente?

Un lavoratore che opera almeno due giorni a settimana da remoto risparmia in media circa 1.000 euro all’anno grazie alla diminuzione dei costi di trasporto.

Quali sono le buone pratiche italiane di smart working?

Nel panorama italiano, tra i buoni esempi di smart sorking, ci sono i progetti di Baker Hughes (“Future of Work”), della Presidenza del Consiglio dei Ministri (“Più Smart in Digital”) e di Storeis (“Work-from-anywhere you want”). Questi sono stati i tre vincitori del premio Smart Working Award 2022.

Come cambia lo smart working in Europa rispetto all’Italia?

Lo smart working è diffuso anche in Europa, sebbene possa cambiare nel nome (come Agile Working, Flexible, Work 4.0) e nella forma. Tuttavia, la sostanza del modello rimane la stessa. Il Parlamento Europeo ha sostenuto il “Lavoro Agile”, evidenziando i benefici sociali e sottolineando l’importanza dell’equilibrio tra lavoro e vita privata.

Come ha influenzato l’emergenza Covid la pratica dello smart working?

L’emergenza Covid ha avuto un impatto significativo sulla pratica dello smart working in Italia. Prima della pandemia, i lavoratori in smart working erano stimati in circa 570.000. Durante la prima ondata del Covid-19, questa cifra è schizzata a circa 6,58 milioni. Alla fine del 2021, con l’allentamento delle restrizioni e l’avanzamento della campagna vaccinale, la stima si è ridotta a circa 4,07 milioni di lavoratori da remoto. Nel 2022, il numero era di quasi 3,6 milioni. La pratica dello smart working è diventata diffusa tanto nelle aziende private quanto nelle pubbliche amministrazioni, anche se in quest’ultima è diminuita dopo la fine dell’emergenza, passando dal 67% al 57%.

In sintesi, l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha profondamente influenzato la diffusione e l’adozione dello smart working in Italia, rendendo questa modalità di lavoro una soluzione ampiamente accettata e adottata.

Ecco i 5 articoli sul lavoro preferiti dagli utenti: