Lavorare meno e guadagnare di più con i nuovi contratti: i sindacati spingono e le trattative sono aperte.
INDICE
- Lavorare meno e guadagnare di più: scelta condivisa
- Lavorare meno e guadagnare di più: l’alternativa
- Lavorare meno e guadagnare di più: il sondaggio
- Lavorare meno e guadagnare di più: soluzione all’inglese
- Lavorare meno e guadagnare di più: perché è possibile
- Lavorare meno e guadagnare di più: il governo
- Lavorare meno e guadagnare di più: orari e categorie
Sono diverse le categorie di lavoratori impegnate nel rinnovo dei contratti di lavoro che stanno chiedendo alle imprese una riduzione dell’orario e un aumento dello stipendio che consenta di non perdere il potere d’acquisto eroso da questi anni ad alta inflazione.
Le riduzioni dell’orario di lavoro oscillano da 12 giornate complessive di lavoro a 24. Per ora la questione è limitata solo ad alcune categorie, ma se le trattative dovessero andare a buon fine, la soluzione potrebbe essere estesa a cascata a tutti gli altri settori produttivi.
Ma bisogna dirlo: il confronto tra sindacati e imprese non si preannuncia facile. I timori delle aziende sono due: la produzione e la sostenibilità. Ma è anche vero che il trend che spinge verso una riduzione dell’orario da dedicare al lavoro è forte in tutto l’occidente. In Europa ancora di più.
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Lavorare meno e guadagnare di più: le categorie
I primi lavoratori a chiedere una riduzione dell’orario di lavoro da prevedere nel nuovo contratto sono stati quelli del legno arredo. I sindacati (Filca, Fillea e Feneal) hanno proposto un “taglio” di 12 giorni l’anno.
Subito dopo si sono accodati i bancari, che oltre a un aumento di 435 euro al mese, da spalmare su un triennio, hanno anche chiesto una riduzione di 10 ore al mese di lavoro, l’equivalente di 16 giorni l’anno.
Sono infine arrivati gli alimentaristi, che hanno alzato ancora di più l’asticella: vogliono lavorare 24 giorni in meno l’anno con un aumento dello stipendio di 300 euro (spalmati in quattro anni).
Lavorare meno e guadagnare di più: scelta condivisa
La riduzione dell’orario di lavoro e il contemporaneo incremento della busta paga sono perfettamente condivisi da sindacati e lavoratori.
La trattativa, come accennato, si preannuncia difficile. Alla base dei contratti di lavoro c’è sempre la sostenibilità economica. Bisognerà convincere le imprese che a fronte di un aumento salariale e una riduzione delle ore di lavoro (in alcuni casi consistente) la produttività non ne risenta. Ma la produttività è uno dei punti deboli del nostro Paese, almeno rispetto a molti partner europei.
Lavorare meno e guadagnare di più: l’alternativa
Su questo fronte saranno determinanti i prossimi mesi, ovvero quando le contrattazioni in corso per i rinnovi contrattuali saranno entrate nel vivo. Solo allora sarà possibile stabilire se andiamo verso un nuovo equilibrio tra orario, salario e occupazione.
In altri settori i sindacati hanno intrapreso trattative con obiettivi diversi. Nelle telecomunicazioni si sta infatti ragionando su un’altra prospettiva: contenere la richiesta di aumento degli stipendi per ottenere una riduzione dell’orario di lavoro. In questo caso, la proposta dei sindacati è motivata anche dalla necessità di salvaguardare posti a rischio. Siamo quindi sul terreno del “lavorare meno, lavorare tutti”, come recitava un vecchio slogan antagonista degli anni ‘70.
Lavorare meno e guadagnare di più: il sondaggio
Sono molti i sondaggi tra i lavoratori che hanno evidenziato come uno degli aspetti principali di riflessione sia il tempo. Ovvero una più equa distribuzione tra vita e lavoro.
Lo smart working ha dimostrato nei mesi scorsi è possibile, in particolare nelle piccole e medie imprese. Ma il lavoro agile è stato per ora una prerogativa soprattutto dei colletti bianchi.
S’è creata, dunque, una ulteriore differenziazione tra i lavoratori che sono impegnati sulle linee produttive (e che non possono accedere al lavoro da remoto) e chi invece lavora in ufficio.
Lavorare meno e guadagnare di più: soluzione all’inglese
La questione si è posta con evidenza nel periodo della pandemia e ora è diventata centrale nel dibattito sul lavoro. Si è parlato nei mesi scorsi anche della soluzione all’inglese (adottata da molte aziende nel Regno Unito), la cosiddetta 100/80/100, che si declina così:
- 100 per cento dello stipendio;
- 80 per cento del tempo di lavoro;
- 100 per cento di produttività.
C’è una sperimentazione in atto per valutare la possibilità di introdurre questa soluzione. L’ipotesi è che possa essere applicata con successo in determinate realtà aziendali, ma siano meno praticabili su larga scala.
Lavorare meno e guadagnare di più: perché è possibile
Incidono su questa richiesta i progressi tecnologici che in quasi tutti i settori imprenditoriali hanno aumentato la produttività.
Ma non solo: la pandemia ha modificato le attese e le prospettive di vita di tanti dipendenti, c’è oggi una maggiore attenzione alla conciliazione tra vita e lavoro. Lo segnalano anche le dimissioni di massa che si sono registrati in molte imprese negli ultimi mesi. Come la difficoltà per un gran numero di aziende di riempire i vuoti in organico.
Questo cambiamento nella società, questa è la tesi dei sindacati, non può essere ignorato dagli imprenditori.
Del resto, si è sempre detto che le innovazioni tecnologiche avrebbero in parte liberato l’uomo dal lavoro. Ebbene, questo è il senso, ora che le innovazioni sono arrivate (e continuano ad arrivare) le condizioni sono mature per iniziare a ridurre le ore che si dedicano all’occupazione.
L’esigenza di ridurre il tempo di lavoro è forte tra i giovani, ma è una esigenza che è diventata trasversale e attraversa ogni fascia di età.
Lavorare meno e guadagnare di più: il governo
È ovvio però, che se a una riduzione del tempo dedicato al lavoro si vuol far coincidere anche un aumento del salario, i costi iniziano a diventare molto alti.
I sindacati ne sono consapevoli e per questo chiedono un intervento diretto del governo. Può farlo abbattendo il cuneo fiscale e detassando gli aumenti di stipendio. In questo modo la spesa per l’imprenditore sarebbe molto più ridotta.

Lavorare meno e guadagnare di più: orari e categorie
Sono stati ascoltati più di 1.000 manager sul tema (sondaggio di Aidp). Il 53 per cento dei direttori delle risorse umane si sono detti aperti alla discussione su riduzioni o rimodulazione di orari. Il dubbio principale resta quello della produttività.
Come detto saranno determinanti le trattative in corso per alcuni settori. Se andranno in porto le richieste dei sindacati, le conseguenze potrebbero riverberarsi anche su altre categorie. In caso contrario la spinta alla riduzione dell’orario di lavoro, rischia di subire un forte rallentamento.