Lavoratori sempre più vecchi e i giovani guadagnano meno: è il quadro preoccupante della situazione nel nostro Paese. (scopri tutti gli annunci e le offerte di lavoro sempre aggiornati. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
L’aumento dell’età media dei lavoratori in Italia è in costante aumento. I numeri parlano chiaro:
- nel 1985 l’età media dei lavoratori era di 35,8 anni;
- nel 2019 l’età media dei lavoratori era di 42,7 anni;
- nel 2023 l’età media dei lavoratori è di 48 anni (dati Eurostat).
Questi dati hanno poi un altro risvolto, che sembra paradossale: nonostante la maggiore offerta di lavoratori più anziani, il salario di questi ultimi non ha subito rilevanti frenate, almeno rispetto a quello versato ai lavoratori più giovani.
Anzi, è accaduto il contrario: il divario salariale è aumentato in questi anni. Tra il 1985 e il 2019 è salito di un altro 19 per cento.
Beh, questi numeri non sorprendono certo, i primi ad essersi accorti di questa divergenza sempre più abnorme tra gli stipendi, sono stati soprattutto i lavoratori giovani e non solo quelli che si affacciano per la prima volta sul mondo del lavoro.
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Lavoratori sempre più vecchi: lo studio
I dati sul lavoro in Italia, che sempre di più non è un Paese per giovani, sono venuti fuori dall’ultimo Rapporto annuale INPS, realizzato da Nicola Bianchi (Northwestern Kellogg School of Management) e Matteo Paradisi (Einaudi Institute for Economics and Finance).
Ma è così anche in altri Paesi occidentali? In molti sì, anche se le differenze salariali sono più sfumate rispetto a quelle che si registrano nella Penisola.
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Lavoratori sempre più vecchi: il confronto
Negli Stati Uniti il divario salariale è del 10 per cento a vantaggio degli lavoratori anziani. In Gran Bretagna dell’11 per cento (tra il 1997 e il 2019) e in Danimarca del 17 per cento (sempre tra il 1997 e il 2019).
Questa differenza non risparmia neppure Paesi come la Germania, che sconta un divario sui livelli del Regno Unito.
Lavoratori sempre più vecchi: perché i giovani guadagnano meno
In questi ultimi decenni si è assistito, un po’ in tutta Europa, anche se con percentuali variabili, ha un allargamento del divario salariale per età.
I motivi sono due:
- si è registrato un rallentamento delle carriere lavorative dei più giovani;
- di contro sono invece migliorate quelle dei lavoratori più anziani.
Ma non solo. Dal 1985 e il 2019 – si legge nel Rapporto – «la probabilità che i lavoratori più giovani si trovassero nel quartile più alto della distribuzione dei salari è diminuita del 34 per cento, mentre la stessa probabilità, per i lavoratori più anziani, è aumentata del 16 per cento».
La diretta conseguenza è stata anche la notevole diminuzione di lavoratori più giovani che ricoprono dei ruoli manageriali:
- è diminuita del 67 per cento in questi decenni;
- mentre per i lavoratori anziani è cresciuta dell’87 per cento.
Lavoratori sempre più vecchi: cause
C’è una motivazione precisa per tutto questo o bisogna far risalire la questione a una generica chiusura del mondo del lavoro nei confronti dei giovani?
Le cause principali per la mancata crescita salariale dei lavoratori giovani e in particolare dal 2005 a oggi, sono da attribuire – ritengono gli autori del Rapporto – a una serie di fattori:
- l’utilizzo in costante aumento da parte delle imprese delle esternalizzazioni;
- la diminuzione della produttività aziendale;
- l’aumento dell’età pensionabile (che ha contribuito a ritardare rispetto ai periodi precedenti il ricambio generazionale).
In pratica quindi, i lavoratori più anziani «hanno esteso le loro carriere occupando le loro posizioni apicali più a lungo ed impedendo ai lavoratori più giovani di raggiungere le posizioni meglio retribuite».
Ma del resto, su due milioni di persone in uscita dal lavoro (quasi tutte per pensionamento), ne entrano altrettante: ma solo la metà è rappresentata da donne e giovani che entrano per la prima volta in una condizione occupazionale.

Lavoratori sempre più vecchi: gap salariale
Se il gap salariale tra uomini e donne è una questione sulla quale, con alterne fortune, si sta lavorando molto (soprattutto a livello di Unione Europea), la differenza di stipendio tra giovani e anziani è ancora un argomento che non viene affrontato in modo adeguato.
Le conseguenze sono molto penalizzanti per chi entra ora nel mondo del lavoro e oltretutto con competenze e formazione spesso nettamente superiore rispetto a quella di molti anziani (in particolare in alcuni settori).
Ma non solo: i lavoratori più giovani sono anche meglio attrezzati per sostenere la rivoluzione digitale in atto, eppure o non vengono considerati o sono sottopagati (e con difficoltà ad affermarsi) rispetto a lavoratori più anziani che sono spesso in prossimità della pensione e quindi meno carichi di energia e meno adatti a confrontarsi con le innumerevoli innovazioni tecnologiche stanno modificando alla base l’approccio al lavoro.
La pandemia ha contribuito a peggiorare la situazione. La distribuzione dei redditi, in particolare nel settore privato, si è polarizzata in modo ancora più evidente: cresce la percentuale di lavoratori con un reddito da lavoro inferiore alla soglie necessaria per accedere al Reddito di Cittadinanza. Di contro i lavoratori (quasi sempre più anziani) che percepiscono stipendi più alti hanno constatato un miglioramento della loro situazione reddituale.