Liquidazione statali, pagamenti subito: la Corte Costituzionale ha sollecitato il governo, per la seconda volta in quattro anni, ad affrontare e risolvere il problema del ritardo nei pagamenti del Trattamento di fine servizio (TFS) per i dipendenti pubblici. (scopri le ultimissime notizie sulle pensioni sempre aggiornate. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
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Una nuova significativa pronuncia che impone dunque all’esecutivo di intervenire. Non è più contemplata, come hanno evidenziato gli stessi giudici della Consulta, l’inazione del governo. Ovvero: non è più possibile far finta di niente: la questione deve essere affrontata e risolta, garantendo i diritti dei lavoratori statali che vanno in pensione.
Una seconda sentenza, e sempre dello stesso tenore, in quattro anni, presuppone a questo punto, decisi e immediati interventi legislativi.
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Liquidazione statali: la decisione di Monti
Era stato il governo Monti, per contrastare la crisi dello spread del 2011 (quando il Paese rischiò la bancarotta) ad autorizzare il pagamento differito di Tfe e Tfr ai dipendenti pubblici. Un’operazione che all’epoca era stata ritenuta indispensabile per alleggerire la pressione sulle casse dello Stato.
Come ricordato, la Corte Costituzionale si è già pronuncia nel 2019. I magistrati hanno stabilito che solo in un caso si sarebbe potuta rinviare l’erogazione della liquidazione, con la cessazione anticipata del rapporto di lavoro.
Il Tar del Lazio, nel 2022, ha inoltre sollevato una questione di legittimità sulle norme che oggi regolano il pagamento dilazionato del trattamento di fine servizio (che invece non è previsto per i dipendenti del settore privato, i quali ricevuto tutta la somma nel momento in cui sono collocati in pensione).
Oggi, vale la pena ricordarlo, gli statali possono aspettare fino a 7 anni prima di ricevere la liquidazione. Un’attesa che si traduce anche in una perdita secca di denaro, soprattutto se si considera il tasso d’inflazione molto alto degli ultimi anni.
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Liquidazione statali: ricorsi facili e gradualità
Per i lavoratori del settore pubblico, la prospettiva di rivendicare i propri diritti legali e ottenere immediatamente la liquidazione potrebbe diventare un’opzione realistica. Tuttavia, i giudici hanno offerto una linea guida al governo, l’adozione della gradualità: «Una soluzione che, in ossequio ai richiamati principi di adeguatezza della retribuzione, di ragionevolezza e proporzionalità, si sviluppi muovendo dai trattamenti meno elevati per estendersi via via agli altri». Suggeriscono quindi un approccio progressivo che rispetti i principi di adeguata retribuzione, ragionevolezza e proporzionalità, partendo dai dipendenti con retribuzioni inferiori e estendendosi progressivamente agli altri.
Che tradotto significa: pagare subito il TFS ai dipendenti pubblici che guadagnano meno e che di conseguenza hanno anche una liquidazione più bassa.
Liquidazione statali: l’importanza del Tfs
Un parametro importante da considerare in questa situazione è l’importo maturato del TFS. Si ipotizza un limite di 45 mila euro, che coincide con l’importo dell'”anticipo bancario“, un meccanismo introdotto dal governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte. Questa soluzione suggerirebbe il pagamento immediato solo per coloro che hanno accumulato una liquidazione di 45, massimo 50 mila euro. Gli altri dipendenti pubblici dovrebbero continuare a sperimentare il differimento.
Liquidazione statali: tra differimento e anticipi bancari
Sebbene quest’ultimo metodo possa richiedere un notevole sforzo finanziario, esistono altre opzioni potenzialmente meno onerose per lo Stato. Ad esempio, mantenere l’anticipo bancario, ma con lo Stato che si assume interamente gli interessi verso il sistema bancario. Questa soluzione presenta però alcune sfide.
Liquidazione statali: i limiti dell’anticipo bancario
La principale preoccupazione riguarda il fatto che questo meccanismo è stato condannato dalla stessa Corte Costituzionale. Nonostante lo Stato possa assumersi gli interessi, il ritardo nel pagamento della liquidazione non viene risolto. Inoltre, questa soluzione potrebbe suscitare polemiche, in quanto potrebbe sembrare un modo per favorire il sistema bancario.
Liquidazione statali: rivalutazione delle somme e inflazione
Una sfida aggiuntiva è la questione della rivalutazione delle somme del TFS trattenute dallo Stato. Attualmente, non viene riconosciuto alcun recupero dell’inflazione sulla liquidazione. Questo, unito all’aumento del costo della vita negli ultimi anni, significa che anche un ritardo di un anno nel pagamento della liquidazione può comportare una significativa perdita di valore. Anche i giudici della Consulta hanno evidenziato questo problema.
Liquidazione statali: la questione del pagamento rateale
Il sistema attuale prevede il pagamento della liquidazione in una sola rata se è inferiore a 50 mila euro, in due rate se superiore a 50 mila euro ma inferiore a 100 mila euro, e in tre rate se superiore a 100 mila euro. Tuttavia, anche questo meccanismo è stato censurato dalla Corte Costituzionale, e quindi dovrà essere rivisto.
Liquidazione statali: liquidazione e il bilancio del governo
Per il Ministero dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, la sentenza non è una sorpresa. Sebbene manchino le risorse per risolvere completamente la questione, il Ministero ha l’intenzione di trovare i fondi per rispondere alle richieste della Corte Costituzionale. Questo argomento sarà discusso nella prossima manovra di bilancio.
Liquidazione statali: sindacati e lotta per la liquidazione
La questione della liquidazione sarà al centro del prossimo tavolo sulle pensioni, presieduto dal Ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone. I sindacati, compresi la Cisl, la Uil e la Cgil, richiederanno il rispetto immediato delle indicazioni della Corte Costituzionale sul TFS.
Dichiarazioni dei sindacati
Domenico Proietti, Sandro Colombi, Luigi Sbarra e altri leader sindacali hanno applaudito alla sentenza, sostenendo che rappresenta una vittoria per i lavoratori pubblici che stanno aspettando il pagamento della loro liquidazione. Chiedono al Parlamento e al Governo di rimuovere immediatamente questo vulnus, evidenziato anche dalla Corte Costituzionale, che rappresenta una penalizzazione per i dipendenti pubblici.

FAQ (domande e risposte)
Cosa ha detto la Corte Costituzionale sulla liquidazione statali?
La Corte Costituzionale ha invitato il governo a risolvere la questione dei ritardati pagamenti del Trattamento di fine servizio (TFS) ai dipendenti pubblici. Ha suggerito un approccio di gradualità, iniziando con i dipendenti con stipendi e liquidazioni inferiori.
Quali sono le possibili soluzioni per risolvere questo problema?
Oltre alla proposta di un pagamento graduale, altre soluzioni potrebbero includere la rivalutazione delle somme del TFS trattenute dallo Stato e la modifica del meccanismo di pagamento rateale attuale.
Come i sindacati hanno reagito alla sentenza?
I sindacati hanno accolto con favore la sentenza, insistendo sul rispetto immediato delle indicazioni della Corte Costituzionale riguardo al TFS.
Cosa significa l’anticipo bancario nel contesto della liquidazione statali?
L’anticipo bancario è una misura introdotta dal governo per rispondere alla prima sentenza della Corte Costituzionale. Consiste nel pagamento anticipato da parte delle banche della liquidazione, con lo Stato che si assume gli interessi.
Quali sono le implicazioni di una possibile rivalutazione delle somme del TFS?
Attualmente, non viene riconosciuto nessun recupero dell’inflazione sulla liquidazione. Con la rivalutazione, si potrebbe compensare l’inflazione, riducendo la perdita di valore reale delle somme ricevute a causa del ritardo nei pagamenti.
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