Militari in pensione con 40 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica: è possibile? (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Chi sono i Militari (o le Forze Armate)?
In questo articolo vi parleremo della possibilità, per il personale militare, di anticipare l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi (fino a poco tempo fa il requisito minimo era di 40 anni e 3 mesi di contributi).
Quando parliamo di Militari o di Forze Armate, ci riferiamo al personale di:
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Quando vanno in pensione i Militari?
Le loro pensioni sono gestite dall’INPS e maturano al raggiungimento dell’età anagrafica richiesta per ogni singolo ordinamento, per qualifica o grado e dell’anzianità contributiva (almeno 20 anni, per tutti i lavoratori).
Dal 1° gennaio 2013, i Militari vanno in pensione quando raggiungono l’età massima per la permanenza in servizio, in base a quanto stabilito da ogni singolo ordinamento.
Solitamente l’età ordinaria è fissata a 60 anni, con almeno 20 anni di contributi versati, ma può raggiungere anche i 65 anni di età, per chi ricopre gradi più elevati, come i generali o i dirigenti di polizia.
Possono accedere alla pensione di vecchiaia, al compimento dei 62 anni di età:
- i generali di divisione delle Forze Armate.
A 64 anni il via libera è previsto per:
- Forze Armate: generale di corpo d’armata;
- Polizia di Stato e Penitenziaria: dirigente superiore;
- Guardia di Finanza: generale di brigata.
Mentre al compimento dei 66 anni di età possono andare in pensione:
- Polizia di Stato e Penitenziaria: dirigente generale;
- Guardia di Finanza: generale di divisione e generale di corpo d’armata;
- Vigili del Fuoco: direttore, primo dirigente, dirigente superiore e dirigente generale.
Per loro non è previsto alcun adeguamento alla speranza di vita.
Militari in pensione con 40 anni di contributi: è possibile?
Ma esiste una pensione anticipata per il personale militare? Assolutamente sì, come stabilisce l’articolo 1, comma 25, della legge numero 335.
A decorrere dal 1° gennaio 2023, sono in vigore i requisiti anagrafici e contributivi necessari per lasciare in anticipo il servizio permanente.
A prescindere dall’età anagrafica, si può andare in pensione una volta maturata l’anzianità contributiva di 41 anni (era di 40 anni e 3 mesi fino al 2022).
Il diritto al trattamento pensionistico scatta dopo 12 mesi di finestra mobile, con un ulteriore posticipo di 3 mesi, per un totale di 15 mesi di attesa per ricevere il primo assegno previdenziale.
Militari in pensione in anticipo: le altre possibilità
In alternativa, è possibile accedere ad altre due formule anticipate:
- con un’anzianità contributiva minima di 35 anni e un’età anagrafica non inferiore a 58 anni (con finestra mobile di 12 mesi);
- con un’età anagrafica di 54 anni e la massima anzianità contributiva corrispondente all’aliquota dell’80% conseguita entro il 31 dicembre 2011 (con finestra mobile di 12 mesi).
Almeno fino al 31 dicembre 2024 non ci saranno adeguamenti alla speranza di vita, dunque i requisiti anagrafici e contributivi rimarranno invariati per un altro anno.
Come si calcola la pensione dei Militari?
La pensione dei militari si calcola allo stesso modo di una qualsiasi altra pensione da lavoro dipendente.
Se i contributi sono stati versati prima e dopo il 1996 si procederà al calcolo dell’importo col sistema misto, individuando due quote: una col sistema retributivo, per i contributi versati sino al 31 dicembre 1995 e l’altra con il sistema contributivo, per i contributi versati a partire dal 1° gennaio 1996.
Per la quota retributiva, il personale militare e le figure equiparate che accedono alla pensione con un’anzianità contributiva pari o superiore a 20 anni hanno diritto a un’aliquota di rendimento del 2,44% per ogni anno di anzianità contributiva maturata al 31 dicembre 1995.
Invece, il personale che cessa il servizio per sopraggiunto limite di età, senza aver raggiunto l’anzianità contributiva minima, avrà diritto a una quota di rendimento del 2,20%.
Se tutti i contributi sono stati versati a partire dal 1° gennaio 1996, si procederà al calcolo della pensione con il sistema contributivo, individuando il montante contributivo (l’insieme delle quote di retribuzione accantonate negli anni), applicando sull’importo maturato il coefficiente di trasformazione in base all’età anagrafica.

Faq sulle pensioni militari
Come funzionano le pensioni militari: la legge Fornero
Le pensioni militari hanno una normativa diversa rispetto alle pensioni per i lavoratori civili, ma a seconda dell’anzianità contributiva maturata, l’assegno si calcola allo stesso modo: con il sistema retributivo, misto o contributivo puro.
Con il decreto legge 201 del 2011 (la famosa legge Fornero), all’articolo 24 è stato previsto un regolamento, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, per armonizzare i requisiti di accesso ai regimi pensionistici e alle gestioni pensionistiche diverse dall’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria).
Tra queste le pensioni per il personale delle Forze di polizia, delle Forze armate (decreto legislativo 195 del 1995) e per il personale dei Vigili del Fuoco, dirigenti compresi (legge 1570 del 1941).
Come funzionano le pensioni militari: cosa è cambiato nel 2023?
Nel 2023 non si sono avute novità sostanziali per le pensioni militari. L’entrata in vigore di Quota 103, ad esempio, non interessa il personale delle Forze di polizia, delle Forze Armate e dei Vigli del Fuoco, esclusi dalla misura anticipata (62 anni di età e 41 di contributi).
Anche la proroga dell’Ape Sociale non influisce sulle pensioni militari, dal momento che l’anticipo pensionistico è riservato a disoccupati, caregiver, invalidi e lavoratori impiegati in mansioni gravose: scatta a 63 anni, con un’anzianità contributiva compresa tra i 30 e i 36 anni.
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