Il mobbing sul lavoro è una pratica molto diffusa che mette in difficoltà le persone nel loro contesto lavorativo, spingendole talvolta a dimettersi. In questa guida vediamo più da vicino di cosa si tratta, come riconoscerlo e come comportarsi (scopri le ultimissime notizie sul lavoro sempre aggiornate. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Purtroppo, i fenomeni di mobbing sono sempre più frequenti negli ultimi anni e consistono nella discriminazione, lesione o umiliazione di un lavoratore che ne diventa vittima.
Molto spesso, le persone mobbizzate raggiungono un tale stato di sconforto che si vedono costrette a licenziarsi dal proprio posto di lavoro pur di non subire più ingiustizie da parte del datore di lavoro o dei colleghi.
Nei prossimi paragrafi chiariamo che cos’è il mobbing sul lavoro, facciamo alcuni esempi per riconoscere questo fenomeno e vediamo anche cosa si potrebbe fare se si è vittima di mobbing.
Indice
Che cos’è il mobbing sul lavoro
Come dicevamo in apertura di questo approfondimento, il mobbing sul lavoro è una forma di discriminazione, che consiste il più delle volte nella violenza psicologica messa in atto da uno o più colleghi o da un superiore nei confronti di un lavoratore.
Spesso, è vittima di mobbing chi per qualche motivo si distingue dal resto del personale, per esempio per etnia, per la presenza di patologie, ma anche solo per le proprie capacità che diventano oggetto di invidia e quindi di scherno da parte degli altri.
Oggi si distinguono due tipi di mobbing sul lavoro:
- mobbing verticale (anche detto bossing) si verifica quando il mobbing è esercitato dal datore di lavoro o comunque da un collega che ricopre un ruolo superiore;
- mobbing orizzontale: si ha quando a esercitarlo sono colleghi di pari ordine gerarchico dal punto di vista lavorativo.
Generalmente, a motivare il mobbing sul lavoro c’è la volontà di emarginare e isolare il lavoratore, portandolo in questo modo a vivere in una condizione di costante disagio psicologico. La vittima di mobbing, infatti, rischia di entrare in uno stato di malessere, arrivando anche a sviluppare disturbi depressivi e a doversi rivolgere a uno specialista.
I comportamenti identificati come atto di mobbing comprendono per esempio abusi psicologici, offese, vessazioni, umiliazioni, demansionamento, trasferimento ingiustificato, sanzioni disciplinari infondate e addirittura il licenziamento ingiustificato.
Poiché si tratta di un fenomeno piuttosto facile da riconoscere, ma allo stesso tempo molto difficile da dimostrare, nel prossimo paragrafo facciamo alcuni esempi per capire se un lavoratore è vittima di mobbing sul lavoro.
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Mobbing sul lavoro: esempi e come riconoscerlo
Innanzitutto, per definire un fenomeno come mobbing sul lavoro bisogna fare caso a tre elementi determinanti, e cioè:
- l’evento lesivo della salute o della personalità del lavoratore, il quale manifesta problemi psico-fisici (per esempio disturbi quali stress, ansia, fobie, attacchi di panico, disturbi del sonno, dolori al sistema digestivo, emicranie, assunzione di droghe e alcool);
- la molteplicità e la reiterazione degli eventi lesivi, che hanno quindi una frequenza sistematica e prolungata nel tempo;
- il rapporto causa effetto tra gli atti lesivi e la compromissione dell’integrità psicofisica della vittima.
Sulla base di queste tre caratteristiche, è necessario prestare molta attenzione alla frequenza e al tipo di mobbing sul lavoro e raccogliere qualsiasi dato per testimoniarlo e, quindi, denunciarlo.
Ecco di seguito alcuni esempi di mobbing sul lavoro più diffusi in ambito aziendale:
- continui rimproveri nei confronti del dipendente, soprattutto se avvengono in pubblico e in assenza di giustificato motivo. Lo scopo del rimprovero in questo senso è solo di umiliare il lavoratore.
- minacce: per minaccia si intende qualsiasi atto intimidatorio verbale o in forma scritta inerente alla sfera morale del lavoratore. Secondo una recente sentenza della Cassazione, in nessun modo il datore di lavoro o un superiore può minacciare e umiliare i propri dipendenti allo scopo di ottenere la massima produttività.
- lesioni, cioè quando viene arrecato volontariamente un danno fisico o mentale all’altra persona. Le lesioni possono essere di varie entità, da lievissime a gravissime.
- molestie: si parla di molestie quando un dipendente o un datore di lavoro assume atteggiamenti intimidatori e degradanti nei confronti di un altro lavoratore. Le molestie diventano sessuali quando a generare questo tipo di condotta è la differenza di genere.
- demansionamento, ossia l’atto di attribuire al lavoratore subordinato dei compiti e delle mansioni inferiori rispetto alla sua qualifica inquadrata nel contratto. Il demansionamento diventa parte integrante del mobbing sul lavoro quando è affiancato da altre azioni illecite e vessatorie.
- offese: che siano verbali o in forma scritta, possono essere inquadrate come azioni di mobbing sul lavoro.
- isolamento del lavoratore: una delle azioni più comuni e riconoscibili di mobbing è proprio l’isolamento di uno dei dipendenti, che consiste quindi nel non coinvolgerlo durante le riunioni, non informarlo sulle novità e screditarlo in pubblico. L’isolamento è la maggiore causa di danni fisici e psichici della vittima di mobbing.
- sovraccarico di lavoro: anche sovraccaricare il lavoratore con compiti e mansioni è punibile come forma di mobbing sul lavoro, causando situazioni spiacevoli come workaholism e burnout.
- trasferimento immotivato: il datore di lavoro può trasferire un dipendente solo se ci sono comprovate esigenze aziendali. Tuttavia, provare che un trasferimento è illegittimo potrebbe essere molto complicato, a meno che non sussistano altre azioni persecutorie a danno del lavoratore.
Inoltre, rientrano tra le potenziali azioni di mobbing sul lavoro anche solo negare le ferie, i permessi e i benefit spettanti, oppure fare abuso di richieste di lavoro straordinario.
Leggi quali sono le tutele per i lavoratori disabili in caso di mobbing.

Mobbing sul lavoro: cosa fare
Ora che abbiamo analizzato i casi principali di mobbing sul lavoro e come riconoscerlo, potrebbe essere utile sapere come comportarsi se ci si rende conto di essere vittima di mobbing.
Innanzitutto, visto che il mobbing non è sempre facile da dimostrare, consigliamo di fornire qualunque tipo di prova dei comportamenti illegittimi e dei loro effetti sulla vittima (danni fisici e morali). Per esempio, potrebbe essere una buona idea raccogliere tutto il materiale scritto a disposizione come testimonianza (lettere di contestazione, e-mail offensive, ordini di servizio non attinenti al ruolo e altri).
Poi, per dimostrare i danni fisici o morali subiti, il lavoratore mobbizzato deve procurarsi:
- il certificato del medico di base, per attestare la data di inizio dei disturbi e della prescrizione di farmaci;
- il certificato del medico specialista, come psicologo, psichiatra, Centro di Salute mentale, Clinica del lavoro;
- la perizia medico-legale.
Nel frattempo, ci si dovrebbe rivolgere a un avvocato specializzato nel diritto del lavoro che potrà agire secondo le disposizioni previste dal nostro ordinamento in caso di mobbing. Una di queste è inserita nell’art. 2087 del codice civile, il quale stabilisce che e il datore di lavoro è tenuto a garantire tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro e, quindi, a impedire e scoraggiare comportamenti aggressivi da parte di responsabili nei confronti dei rispettivi sottoposti.
In alternativa all’avvocato, la vittima di mobbing sul lavoro può anche delegare l’azione giudiziaria a una rappresentanza di un sindacato dei lavoratori.
In ogni caso, il datore di lavoro o comunque chi ha esercitato il mobbing a danno del lavoratore è tenuto a risarcire il danno sia patrimoniale sia non patrimoniale.
Faq (domande e risposte)
Cos’è il mobbing sul lavoro?
Il mobbing sul lavoro è una forma di discriminazione che consiste per lo più in violenza psicologica perpetrata da uno o più colleghi o da un superiore nei confronti di un lavoratore.
Quali sono i due tipi di mobbing sul lavoro?
Ci sono due tipi di mobbing sul lavoro: il mobbing verticale (o bossing) che avviene quando il mobbing è esercitato dal datore di lavoro o da un collega in una posizione superiore; il mobbing orizzontale che avviene quando a esercitarlo sono colleghi dello stesso livello gerarchico.
Come si può riconoscere il mobbing sul lavoro?
Il mobbing sul lavoro può essere riconosciuto attraverso vari comportamenti come abusi psicologici, offese, molestie, umiliazioni, declassamento, trasferimento ingiustificato, sanzioni disciplinari infondate e persino licenziamento ingiustificato. È importante fare attenzione alla frequenza e al tipo di mobbing sul lavoro e raccogliere qualsiasi dato per testimoniare e denunciarlo.
Cosa si può fare in caso di mobbing sul lavoro?
Se ci si rende conto di essere vittima di mobbing, è utile raccogliere qualsiasi tipo di prova dei comportamenti illeciti e dei loro effetti sulla vittima. Bisogna rivolgersi a un avvocato specializzato nel diritto del lavoro che può agire secondo le disposizioni previste dal nostro ordinamento in caso di mobbing.
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