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Nuova Opzione donna e Quota 103 nel 2024

Nuova Opzione donna e Quota 103 insieme all’Ape sociale estesa e al Contratto espansione sono le misure che saranno confermate e rinforzate per il 2024. Il governo vuole una riforma strutturale della previdenza, ma al momento non esiste un progetto complessivo. Pesa anche l’aumento dei costi causato dall’inflazione.

di Redazione

Agosto 2023

Sulla riforma delle pensioni ci sono per ora due certezze: la nuova Opzione donna e Quota 103 (che sarà confermata). Oltre a una convinzione del governo: entro la fine dell’anno la Legge Fornero sarà superata. (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Nuova Opzione donna e Quota 103

C’è anche la possibile estensione ad altre categorie di lavoratori dell’Ape sociale. Ma anche considerando la nuova Opzione donna e Quota 103 (confermata), non si vedono indizi precisi che lascino intravedere un cambio strutturale del sistema previdenziale, che è poi l’obiettivo del governo Meloni (ed era anche di quello precedente, che la riforma aveva cominciato).

Cosa succede nel 2024?

In pratica nel 2024, secondo le indicazioni che arrivano dall’esecutivo, si continuerà ad andare in pensione con la normativa oggi in vigore (poco cambia con la nuova Opzione donna, tutta da decifrare, la conferma di una misura già in vigore, Quota 103, e l’estensione di un trattamento che accompagna alla pensione, Ape sociale). 

Per la nuova Opzione donna si dovrebbe tornare al passato, elevando l’età anagrafica di accesso a 60 anni, con 35 di contribuzione, ma non riservandola solo ad alcune categorie. Oggi, lo ricordiamo, è accessibile solo a caregiver, lavoratrici con invalidità e disoccupate (nel paragrafo successivo ricordiamo come funziona).

Ma non si esclude la possibilità di trasformare Opzione donna in una sorta di Ape sociale riservata alle lavoratrici, facendola diventare dunque una misura di accompagnamento alla pensione.

Ricordiamo che per Opzione donna il calcolo dell’importo è solo contributivo e questo comporta una riduzione dell’assegno pensionistico di circa il 20%.

La questione flessibilità resta per ora sullo sfondo. Si è parlato nei giorni scorsi di quota 95 o 96, con l’uscita a 60 o 61 anni e 35 di contribuzione. Ma era solo una delle ipotesi (anche se con il calcolo solo contributivo molto realistica).

Il punto vero, il nodo cruciale che il governo non riesce a sciogliere è un altro: i costi.

Come funziona oggi Opzione donna

Le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e 60 anni di età entro il 31 dicembre 2022, possono presentare domanda, con un’età ridotta di un anno per figlio fino a un massimo di due anni.

Questa riduzione massima si applica anche alle lavoratrici licenziate senza figli. In pratica le lavoratrici con due o più figli possono ottenere la pensione “opzione donna” con 58 anni di età e 35 anni di contributi.

Altri requisiti per Opzione Donna 2023

La misura viene riconosciuta a queste tre categorie di lavoratrici:

  1. Lavoratrici caregiver che assistono un coniuge, parte dell’unione civile o un parente di primo grado con handicap grave, o un parente o affine di secondo grado se i genitori, il coniuge o l’unito civilmente della persona con handicap sono over 70, affetti da patologie invalidanti, deceduti o mancanti.
  2. Lavoratrici con una riduzione della capacità lavorativa del 74% o più.
  3. Lavoratrici dipendenti o licenziate da imprese con un tavolo di confronto attivo per la gestione della crisi aziendale.

Su invaliditaediritti.it puoi vedere come funziona Opzione donna per le lavoratrici con disabilità.

Quando viene erogata

La pensione anticipata “opzione donna” viene erogata:

Come funziona oggi Quota 103

Quota 103, è riservata a tutti i lavoratori iscritti all’Inps che hanno:

Sono esclusi solo i lavoratori del settore difesa, sicurezza e soccorso pubblico.

La pensione sarà erogata dopo un periodo di attesa (“finestra mobile“):

Se i requisiti sono raggiunti entro il 31 dicembre 2022, la “finestra mobile” inizia il 1° aprile 2023 per il privato e il 1° agosto 2023 per il pubblico. Nel settore scolastico, l’inizio è sempre l’1° settembre 2023.

Limiti all’importo

L’importo della pensione “Quota 103” non può superare cinque volte il trattamento minimo Inps, fino all’età di vecchiaia. Il tetto si aggiorna annualmente con l’inflazione.

In pratica:

A 67 anni, l’Inps corrisponderà la pensione piena, come se il tetto non fosse mai stato applicato.

Quota 41 esclusa

Nonostante i costi elevati di Quota 103, l’obiettivo è quello di garantirne la conferma. Questa misura rappresenta un’opzione di pensionamento anticipato rispetto alla normale pensione di vecchiaia (67 anni), nonché alla pensione anticipata prevista a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne, con un periodo di finestra mobile di tre mesi.

È importante sottolineare che sembra essere esclusa l’opzione di pensionamento con 41 anni di contributi senza condizioni supplementari. Questa possibilità, infatti, richiesta insistentemente dai sindacati e dal fronte politico della Lega, appare eccessivamente onerosa.

Inoltre, per i lavoratori sembra essere poco conveniente l’opzione di pensionamento con 41 anni di contributi, se si dovesse ricalcolare tutto l’ammontare accumulato prima del 1996 con il metodo contributivo.

Contratto espansione

Il contratto di espansione potrebbe essere ulteriormente rafforzato, nonostante possa risultare penalizzante per i lavoratori. È previsto un intervento sulla previdenza integrativa, con l’inizio di un nuovo semestre di silenzio assenso per l’iscrizione ai fondi. È opportuno sottolineare che le risorse finanziarie del governo devono essere equamente distribuite tra diversi ambiti critici, tra cui la riforma fiscale e la conferma del taglio al cuneo fiscale.

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Aumento della spesa

Una parte consistente delle risorse destinate alla previdenza, come accennato, sarà assorbita dal contrasto all’inflazione. E infatti anche quest’anno l’aumento del costo della vita comporterà un incremento degli assegni pensionistici.

Se nel 2023 l’aumento è stato superiore all’8%, questo molto difficilmente si andrà intorno al 6%.

Un aumento della spesa consistente, che si innesta su una situazione economica non certo florida. La conseguenza rischia di essere un altro anno di impasse. E chi si aspettava di andare presto oltre le rigidità della Fornero (uscita a 67 anni, con un adeguamento graduale e costante alla durata media della vita), rischia di essere deluso.

Al momento non c’è all’ordine del giorno nessun discorso credibile e convinto sulla possibilità di aumentare la flessibilità in uscita.

Restano sul piatto solo la nuova Opzione donna e Quota 103 (in pensione a 62 anni con 41 di contributi). Quota 41, in pensione a qualsiasi età con 41 anni di contribuzione, si sono perse le tracce.

Costo della vita

Il riallineamento rispetto all’aumento dei prezzi, che l’Istat ha calcolato essere del 5,6% per l’anno, potrebbe arrivare a costare tra i 14 e i 15 miliardi, secondo gli esperti che lavorano sul dossier.

Anche per l’anno a venire, come per l’anno attuale, il governo ha previsto un modello decrescente per l’adeguamento che protegge le pensioni più basse ma limita il recupero per quelle più alte.

Ma su tutto il dossier previdenziale, come già ricordato, questa rivalutazione incide in modo significativo. Infatti, la Ragioneria dello Stato prevede che nel biennio 2023-2024 la spesa aumenterà significativamente, raggiungendo il 16,2% del PIL rispetto al 15,6% del 2022, a causa dell’elevata indicizzazione delle prestazioni attribuibile al notevole incremento dell’inflazione.

La pensione a chi è giovane ora

Una questione che preoccupa particolarmente il governo è quella di garantire una pensione adeguata per i lavoratori giovani di oggi.

L’instabilità lavorativa degli ultimi anni ha creato vuoti contributivi previdenziali che, se non colmati, condanneranno chi ha oggi tra 30 e 45 anni a pensioni molto basse. Per i giovani, la questione dei 41 anni di contributi si supera da sola: pochissimi saranno in grado di accumulare periodi così lunghi di versamenti.

Diventa quindi essenziale la possibilità di anticipare la pensione di vecchiaia per coloro che hanno un importo pari ad almeno 2,8 volte il minimo e i contributi versati interamente con il calcolo contributivo. Poiché per i trentenni di oggi l’età pensionabile sarà di 70 anni (con l’aumento dell’aspettativa di vita), sarà importante ridurre quel 2,8 per consentire un’anticipazione di tre anni a un gruppo più ampio.

Secondo le stime dell’Inps, una persona nata nel 1990 potrebbe andare in pensione di vecchiaia a 70 anni con 20 anni di contributi, o in pensione anticipata con 45 anni di contributi, indipendentemente dall’età.

Nuova Opzione donna e Quota 103: poi si cambia
Nella foto un uomo osserva perplesso la data della sua pensione.

FAQ (domande e risposte)

Cosa cambia per la nuova Opzione Donna nel 2024?

La nuova Opzione Donna nel 2024 dovrebbe prevedere l’accesso alla pensione anticipata a 60 anni con 35 anni di contribuzione, estendendo la possibilità a tutte le lavoratrici e non solo a determinate categorie.

Quanto si perde con la nuova Opzione Donna?

Con la nuova Opzione Donna si registra una perdita dell’assegno pensionistico di circa il 20% rispetto alla formula tradizionale (calcolo dell’importo con il sistema misto). Ricordiamo infatti che l’importo di Opzione donna viene determinato con il solo calcolo contributivo, che è meno vantaggioso rispetto al retributivo.

Quali sono i requisiti per Quota 103 nel 2024?

Per accedere a Quota 103 nel 2024 è necessario avere 62 anni di età e 41 anni di contributi.

Chi è nato nel 1962 quando andrà in pensione?

Chi è nato nel 1962 potrà andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi, secondo la formula Quota 103. Dal 2025 avrà anche la possibilità, avendone i requisiti, di accedere all’Ape Sociale. Per le lavoratrici bisognerà valutare quello che deciderà il governo su Opzione donna.

Quali sono le principali novità della riforma delle pensioni nel 2024?

Le principali novità della riforma delle pensioni nel 2024 sono al momento la nuova Opzione Donna e la conferma di Quota 103, oltre a una estensione dell’Ape Sociale. Non si è arrivati ancora a un’intesa su altre misure che concedano la possibilità di avere una maggiore flessibilità in uscita superando le rigidità della Legge Fornero.

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