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Opzione donna 2024 per tutte: 63 anni

Opzione donna 2024 per tutte, ma a 63 anni: è l’ultima ipotesi sulla quale sta lavorando il governo per favorire l’uscita delle lavoratrici. Si punta ad ampliare la platea e consentire ad almeno 10.000 donne di accedere alla misura. Molte di più rispetto alle 3.000 di quest’anno (con le restrizioni). Non convince del tutto l’accorpamento all’Ape Sociale. Al centro del dibattito anche la pensione di garanzia per i giovani.

di Redazione

Agosto 2023

Il governo sta verificando la possibilità di allargare la platea delle lavoratrici che potranno utilizzare Opzione donna 2024 per l’anticipo pensionistico. E in particolare si vuole consentire l’accesso alla misura anche alle donne che non sono disoccupate, disabili o che si occupano da almeno sei mesi di familiari disabili in situazione di gravità. (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Opzione donna 2024: obiettivo 10.000

Il tentativo dell’esecutivo è quello di aprire ad almeno una parte delle 20.000 lavoratrici che nel 2023 sono state escluse dalla misura a causa delle restrizioni di accesso che sono state imposte nella legge di Bilancio del dicembre 2022.

Ovvero: eliminare le “categorie” e azzerare le distinzioni che riguardano il numero di figli. Non sarà valutata neppure la mansione che è stata ricoperta (come accade invece per l’Ape sociale).

Si punta quindi a modificare i requisiti di accesso per consentire ad almeno 10.000 donne la possibilità di usufruire di Opzione donna per andare in pensione. Il 50% delle aventi diritto con l’originaria configurazione della misura.

Quest’anno, con la stretta imposta dal governo, sono rientrate poche migliaia di lavoratrici. Numeri da flop e che impongono una revisione dello strumento previdenziale.

Per intenderci, siamo passati dalle 23.000 lavoratrici in pensione con Opzione donna nel 2022, alle 3.000 di quest’anno.

Opzione donna 2024: risorse

Per cambiare Opzione donna e renderla praticabile per una platea più ampia di lavoratrici servono comunque delle risorse. Non si tratta di cifre molto importanti, poche centinaia di milioni, ma siamo in tempi di magra e l’esecutivo ha deciso che le priorità sono altre, in particolare:

È anche vero che il governo ha ripetutamente promesso che sarebbe intervenuto per facilitare l’accesso alla pensione delle donne e dei giovani.

Se per arrivare alla pensione di garanzia per chi oggi è molto lontano dalla pensione sin inizierà rendendo più semplice e conveniente l’accesso ai trattamenti complementari (e forse a una agevolazioni più consistente per il riscatto della laurea), per le donna il ripristino di una Opzione donna più aperta rispetto al 2023 sembra il minimo sindacale: spendere qualche centinaio di milioni in questa direzione non sembra davvero un investimento impegnativo.

La differenza con Quota 41

Basti pensare che la Quota 41 proposta dalla Lega sarebbe costata, nella sua originaria versione, solo il primo anno 4,3 miliardi per raggiungere il picco di 9,6 miliardi nel 2029 e pesare complessivamente sui conti della previdenza fino al 2031 la bellezza di 65 miliardi. Insostenibile. Anche peggio di Quota 100.

Siamo su due binari completamente diversi. Francamente sarebbe davvero poco comprensibile un mancato intervento del governo per modificare e rendere più accessibile Opzione donna nel 2024.

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Opzione donna 2024: come potrebbe cambiare

L’intenzione è comunque quella di intervenire su Opzione donna, una delle poche misure che consentono alle lavoratrici di avere flessibilità in uscita e non dover aspettare i 67 anni prima di andare in pensione.

Il ministero del Lavoro sta spingendo forte in questa direzione: l’obiettivo è convincere il dicastero dell’Economia a trovare i fondi necessari per ampliare la platea delle beneficiarie di Opzione donna.

Si lavora su questa ipotesi:

C’è quindi un aumento dell’età rispetto alle precedenti versioni della misura. Prima dell’ultima stretta l’accesso era possibile a 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome.

Opzione donna 2024: come l’Ape sociale

L’accorpamento di Opzione donna con l’Ape sociale convince il ministero delle Finanze, ma molto meno quello del Lavoro. 

Non comporterebbe grandi vantaggi per le lavoratrici e l’allargamento della platea sarebbe riservato solo alle donne che svolgono lavori gravosi.

Opzione donna 2023

Le categorie di donne coinvolte quest’anno possono uscire dal lavoro (se rientrano in determinate categorie) a 60 anni d’età (con sconto di uno o due anni in base al numero di figli) e 35 di contributi. Sempre con il ricalcolo contributivo, che porta a una riduzione dell’assegno fino al 30%. 

Allargare lo strumento costerebbe, come abbiamo detto, qualche centinaio di milioni. La ministra Marina Calderone lavora da mesi per trovare una soluzione definitiva. Per questo vorrebbe che la prossima legge di Bilancio fosse lo strumento giusto per “rimediare” al taglio di un anno fa, con la platea delle donne che possono accedere allo scivolo pensionistico scesa da 23mila a circa 3mila

La scelta del 2023

Lo scorso anno la decisione di dare una stretta a Opzione donna aveva un motivo: quasi tutti i fondi sono stati stanziati per affrontare la crisi energetica.

La situazione quest’anno è parzialmente cambiata, eppure il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, continua a ripetere che «andranno fatte delle rinunce».

Ma anche il ministero dell’Economia è consapevole dell’urgenza di intervenire sulle pensioni, in particolare per donne e giovani. 

Il motivo? Donne e giovani hanno in media salari inferiori, percorsi lavorativi meno progressivi o interrotti e di conseguenza prospettive pensionistiche non favorevoli, sia per età che per assegni futuri. 

Questa situazione potrebbe avere gravi ripercussioni sociali nei prossimi anni, come ha frequentemente evidenziato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

La ministra Calderone è sulla stessa linea. La premier ha espresso il desiderio di sostenere le donne, riconoscendo che l’attuale sistema di anticipo pensionistico non è adeguato. 

Non sembra quindi logico mantenere l’attuale configurazione di Opzione donna per un pubblico così ristretto. A Palazzo Chigi si sta valutando se aumentare il numero di beneficiari o introdurre una misura differente.

Le future iniziative del governo

L’ambizione di legislatura, a cui la ministra Calderone sta lavorando, è quella di implementare nuove soluzioni pensionistiche, preferibilmente più efficienti, per le donne. 

Sarà incluso il riconoscimento di anni contributivi per permettere un ritiro anticipato dal lavoro, basato sul numero di figli e riconoscendo il lavoro di caregiver svolto in famiglia con giovani e anziani, che quasi sempre non viene retribuito. Ciò vale non solo per coloro che rientrano nel sistema contributivo puro, ma anche per chi è inquadrato nel sistema misto.

Settimane cruciali

«Le prossime settimane saranno fondamentali per comprendere quali sono le risorse disponibili e agire» ha dichiarato la viceministra del Lavoro, Maria Teresa Bellucci

L’attenzione sarà dunque puntata sulle donne, riconoscendo e supportando il loro ruolo nell’assistenza e nel welfare familiare. 

L’obiettivo, ha aggiunto Bellucci «è offrire soluzioni ancora migliori rispetto a quanto realizzato quest’anno, in base al tempo e ai fondi disponibili». 

Ma per mettere in atto riforme significative, si prevede un periodo di cinque anni per affrontare le urgenze e le problematiche strutturali del Paese.

Gli esperti del ministero del Lavoro proporranno l’espansione di Opzione donna durante le riunioni interministeriali, mirando a definire le proposte per la Manovra. Si spera in un progresso anche sul versante delle pensioni per i giovani: le proposte sono già state discusse e variano da sconti per il riscatto della laurea a soluzioni per i periodi lavorativi discontinui.

Opzione donna 2024 per tutte, ma a 63 anni
Nella foto una lavoratrice che spera di andare in pensione con Opzione donna 2024.

FAQ (Domande e risposte)

Come potrebbe essere la versione di Opzione donna nel 2024?

Nel 2024, il governo sta esplorando la possibilità di estendere la platea delle lavoratrici che possono utilizzare Opzione donna per l’anticipo pensionistico, permettendo anche alle donne che non rientrano nelle categorie di disoccupate, disabili o che si occupano di familiari disabili da almeno sei mesi di accedere al programma. Si sta cercando di eliminare le “categorie” e annullare le distinzioni relative al numero di figli e non valutare la mansione ricoperta. Inoltre, le ipotesi in esame includono requisiti come 35 anni di contribuzione e un’età anagrafica tra i 60 e i 63 anni. Questo rappresenta un aumento dell’età rispetto alle versioni precedenti, dove l’accesso era possibile a 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome.

Quante lavoratrici hanno usufruito di Opzione donna nel 2023, quante nel 2022 e qual è l’obiettivo per il 2024?

Nel 2023, circa 3.000 lavoratrici hanno usufruito di Opzione donna, a seguito delle restrizioni imposte. Nel 2022, 23.000 lavoratrici sono andate in pensione con l’Ape sociale. Per il 2024, l’obiettivo è consentire a almeno 10.000 donne di sfruttare Opzione donna per l’anticipo pensionistico.

Perché l’esecutivo ha difficoltà a ripristinare la vecchia Opzione donna?

La principale ragione della stretta su Opzione donna nel 2023 era la necessità di destinarne quasi tutti i fondi per affrontare la crisi energetica. Nonostante una situazione leggermente differente nel 2024, il ministro dell’Economia ha sottolineato che potrebbero essere necessarie delle rinunce. Inoltre, sebbene l’esigenza di intervenire sulle pensioni, in particolare per donne e giovani, sia riconosciuta, vi sono altre priorità per il governo, come la conferma del taglio del cuneo fiscale e provvedimenti per contrastare la denatalità.

Come potrebbe essere articolata la pensione di garanzia per i giovani?

Per i giovani, le proposte già discusse variano da sconti per il riscatto della laurea a soluzioni per periodi lavorativi discontinui. Ciò suggerisce una maggiore flessibilità e considerazione per le sfide che i giovani lavoratori affrontano nell’attuale panorama lavorativo e previdenziale. Tra le misure sono incluse anche agevolazioni per la pensione complementare.

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