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Opzione donna 2024, le due ipotesi

Opzione donna 2024: le ipotesi di modifica della misura per il prossimo anno sono al momento due. Un semplice ritorno al passato o l’eliminazione delle categorie (e quindi accessibilità per tutte) ma aumentando l’età di uscita. Il governo deve fare i conti con le risorse, che sono poche. I sindacati sono pessimisti. Ma una nuova Opzione donna potrebbe incidere sulla natalità.

di Redazione

Settembre 2023

Opzione donna 2024: il governo ha intenzione di modificare l’ultima versione (quella oggi in vigore) per consentire l’accesso a un numero più alto di lavoratrici. In queste settimane si rincorrono le ipotesi sul futuro dell’anticipo pensionistico. La questione principale resta sempre la stessa: far coincidere la “nuova Opzione donna” con i limiti imposti da una situazione economica che non lascia troppo spazio di manovra. Sono al momento due le possibilità più accreditate, vediamo di cosa si tratta. (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Opzione donna 2024, la prima ipotesi

L’intenzione è dunque chiara: allargare la platea delle lavoratrici che potranno accedere a Opzione donna 2024. La parola d’ordine rispetto a questo anticipo pensionistico è “estensione”. Ma, come detto, bisogna coniugare la legittima attesa delle lavoratrici con la sostenibilità economica. Un equilibrio non semplice da raggiungere.

La prima ipotesi alla studio è questa: eliminare le categorie beneficiarie, che al momento sono queste:

Si pensa anche di abrogare l’agevolazione di un anno per ogni figlio e riportare il pensionamento dai 60 ai 58 anni.

Questa ipotesi, in pratica, riporta alla vecchia Opzione donna. La misura, che prevede tra i requisiti anche 35 anni di contribuzione.

Per questo ritorno al passato bisogna però fare i conti con i soldi a disposizione dell’esecutivo nella manovra di Bilancio.

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Opzione donna 2024, la seconda ipotesi

La seconda ipotesi è molto semplice. Stessi requisiti della prima proposta:

Ma con l’innalzamento dell’età pensionabile a 60 anni.

Ovvero: anche in questo caso ci sarebbe un allargamento della platea, ma con un esborso inferiore da parte dello Stato.

L’ambiguità del governo

Su Opzione donna il governo è piuttosto ambiguo. Da un lato l’esecutivo è cosciente della necessità di garantire alle lavoratrici un’uscita anticipata dal mondo del lavoro e quindi è inevitabile non affrontare il discorso su questa misura pur nel rispetto di una sostenibilità economica nel medio e lungo periodo.

Dall’altro ci sono parole come queste, formulate dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon: «Questo governo non ha gestito Opzione donna come nella maniera precedente, perché crediamo che in quel caso ci sia stato oggettivamente tanto dispendio anche salariale per queste donne: il 30% in meno era davvero un esborso esoso».

Una frase che lascia perplessi per almeno due motivi:

Il pessimismo dei sindacati

I sindacati si sono incontrati più volte con il governo per discutere sulla riforma delle pensioni. I confronti sono però stati tutti deludenti.

Per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, «sono incontri finti». Ha così racchiuso il senso del dibattito con l’esecutivo: dicono che non c’è un euro e che non investiranno un euro.

Del tipo: di cosa parliamo?

«Le promesse che questo governo ha fatto in campagna elettorale – ha aggiunto Landini – oggi sono cose che non stanno in piedi, non c’è superamento delle Fornero, non ci sono i 41 anni, non c’è una pensione di garanzia. Siamo di fronte a una manovra, per ora per quello che si capisce non è quella che a noi serve».

Ma torniamo a Opzione donna.

Opzione donna 2024: proroga e ritorno al passato

È sceso nel concreto rispetto a Opzione donna il segretario della Cisl, Luigi Sbarra: «Noi pensiamo che Opzione Donna vada prorogata per il 2024 e per il 2025 eliminando le condizionalità che il governo ha introdotto nell’ultima legge di bilancio». 

Per l’esponente della Cisl è necessario «ripristinare l’età che c’era prima e bisogna sostenere le donne. E inoltre bisogna contrattare per le donne un anno di contributi in più per ogni figlio: in questo modo diamo un chiaro segnale alla famiglia, sosteniamo la genitorialità, incoraggiamo la natalità».

Già la famiglia: perché uno dei punti cardine della prossima manovra di Bilancio è proprio la famiglia. E sul punto è giusto ricordare un aspetto.

Opzione donna e la natalità

Recenti studi hanno dimostrato che l’aumento dell’età pensionabile incide sulla natalità. Il motivo è piuttosto intuitivo: se le persone, e in particolare le donne, sono costrette a lavorare fino a 67 anni (legge Fornero), viene meno un aiuto fondamentale per tante giovani famiglie che desiderano avere un figlio: la nonna (e ovviamente il nonno).

L’idea è questa: se non si ripristina questa sorta di welfare familiare, che è tradizionale in Paesi come il nostro, difficile che le altre misure a vantaggio della natalità, allo studio del governo, abbiano successo.

Senza dimenticare la carenza di asili nido e altre strutture a supporto dell’infanzia.

Com’è oggi Opzione donna

Vediamo in sintesi come funziona oggi Opzione donna, ovvero la versione ristretta che è stata decisa dal governo lo scorso anno.

Per Opzione donna, secondo la legge di Bilancio 2023, i requisiti sono:

Lavoratrici Scuola e AFAM devono avere i requisiti al momento della domanda di pensione, senza ulteriori verifiche alla decorrenza pensionistica.

Le altre misure per il 2024

Il governo ha messo dunque da parte, per il momento, la possibilità di avviare una vera riforma del sistema previdenziale. Rinviato dunque anche il superamento della Legge Fornero.

Mentre si discute su Opzione donna 2024, si avviano alla riconferma queste due uscite anticipate dal lavoro:

Opzione donna 2024, le due ipotesi
Nella foto una donna che attende la definizione di Opzione donna 2024.

FAQ (Domande e risposte)

Cos’è “Opzione donna 2024”?

Opzione donna 2024 è una misura che il governo intende proporre per rendere più agevole alle lavoratrici l’accesso alla pensione anticipata. L’esecutivo sta considerando modificare la versione attuale per permettere a un numero maggiore di lavoratrici di beneficiarne. La sfida principale è equilibrare la nuova versione con le limitazioni economiche del paese.

Quali sono le ipotesi per Opzione donna 2024?

Ci sono due ipotesi principali:

  1. Prima ipotesi: eliminare le categorie beneficiarie attuali (caregiver, invalide con almeno il 74% di riduzione della capacità di lavoro e licenziate da aziende in crisi) e abrogare l’agevolazione di un anno per ogni figlio, riportando l’età di pensionamento dai 60 ai 58 anni. Questa proposta prevede 35 anni di contribuzione come requisito.
  2. Seconda ipotesi: mantenere gli stessi requisiti della prima proposta, ma con l’innalzamento dell’età pensionabile a 60 anni.

Cosa dice il governo su Opzione donna?

Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha fatto notare che il governo attuale ha gestito “Opzione donna” in modo diverso rispetto al passato. Durigon sottolinea che la precedente versione penalizzava le donne con una riduzione salariale del 30%.

Qual è l’opinione dei sindacati su Opzione donna?

I sindacati hanno espresso delusione e pessimismo riguardo alle discussioni con il governo sulla riforma delle pensioni. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha definito i confronti con l’esecutivo come “incontri finti”, criticando le promesse elettorali non mantenute dal governo. Luigi Sbarra, segretario della Cisl, sostiene che Opzione Donna dovrebbe essere prorogata per il 2024 e il 2025, eliminando le condizionalità introdotte nell’ultima legge di bilancio.

Come influisce Opzione donna sulla natalità?

Studi recenti hanno mostrato che un aumento dell’età pensionabile ha effetti sulla natalità. Se le donne lavorano fino a 67 anni, manca il supporto fondamentale dei nonni per le giovani famiglie. L’idea è che, senza questo tipo di “welfare familiare” tradizionale, altre misure pro-natalità potrebbero non avere successo.

Quali sono i requisiti di Opzione donna 2023?

Per Opzione donna, secondo la legge di Bilancio 2023, i requisiti includono:

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