Opzione donna 2024, il governo ha deciso di modificarla rispetto alla versione attuale. Ma la discussione è in corso: si accavallano diverse ipotesi. Tutte comunque vanno nella stessa direzione, allargare la platea delle aventi diritto.(scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
La riforma delle pensioni slitta di un anno
La riforma delle pensioni avrebbe dovuto essere completata dal governo Draghi. Poi il governo è caduto e quel percorso non si è concluso. L’esecutivo Meloni ha dovuto fronteggiare la crisi energetica e l’inflazione, altro rinvio.
Il 2023 sembrava l’anno che avrebbe portato a un ridisegno del nostro sistema previdenziale, che sarebbe stato operativo dal 2024. Niente da fare: le risorse sono poche e l’esecutivo ha deciso di investirle sul taglio del cuneo fiscale e le misure per contrastare il calo delle nascite.
La riforma delle pensioni slitta così alla manovra di bilancio del 2024.
Piccole modifiche
Al momento il governo ha deciso di agire solo con modifiche alle misure che già esistono. Non proprio una riforma del sistema previdenziale, ma semplici aggiustamenti.
In particolare la questione riguarda gli anticipi pensionistici, perché il nucleo centrale della Legge Fornero non sarà toccato: si continuerà ad andare in pensione di vecchiaia a 67 anni e con almeno 20 anni di contributi.
Il sistema resta quello contributivo (a partire dal gennaio 1996).
In verità questi “capisaldi” della Fornero hanno molte possibilità di restare anche dopo la riforma delle pensioni.
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Le misure che saranno ritoccate
Quota 103, la conferma
Per Quota 103 è molto probabile una conferma. Il trattamento è accessibile a chi ha 41 anni di contributi e 62 anni di età. Una sorta di Quota 41, ma con un limite anagrafico e delle soglie massime per l’importo.
Una rivisitazione al ribasso, quindi, della Quota 41 proposta dalla Lega (in pensione a qualsiasi età con 41 anni di contributi).
Nelle ultime settimane si era pensato di riproporre Quota 41, ma con il calcolo solo contributivo. Si stanno effettuando delle verifiche contabili, ma dopo una prima discussione, sembra sia preferibile (anche per i lavoratori) l’attuale Quota 103.
Ape sociale estesa
L’Ape Sociale, una delle misure di maggior successo, potrebbe invece essere ampliata. Ovvero, potrebbe essere allungato l’elenco delle attività gravose che danno diritto a questo trattamento che accompagna alla pensione di vecchiaia.
Ricordiamo che oltre ai lavoratori impegnati in determinate occupazioni, possono accedere a questa misura i caregiver (coloro che assistono da almeno sei mesi un familiare con disabilità grave, articolo 3, comma 3 della Legge 104), gli invalidi (con almeno il 74% di riduzione della capacità lavorativa) e i disoccupati.
I requisiti per l’Ape Sociale sono questi:
- 30 o 36 anni di contributi (dipende dalle categorie);
- 63 anni di età.
L’importo massimo non può essere superiore a 1.500 euro (per 12 mensilità), l’importo pieno scatta al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia (67 anni).
Poi, appunto, resta da discutere il futuro di Opzione donna.
Opzione donna 2024, come cambia
Dopo il pasticcio dello scorso anno, quando il governo ha ristretto talmente tanto i criteri per l’accesso a Opzione donna da ridurre la platea delle aventi diritto a poche migliaia (dalle 20/30mila dell’anno precedente), l’esecutivo ha deciso di correre ai ripari, riformulando i requisiti per questa misura.
Su come modificarla ci sono ancora molti dubbi. Spesso sono legati allo stesso, identico problema: le risorse.
Il governo ha a disposizione una manciata di miliardi per la previdenza e molti di questi soldi saranno spesi per finanziare l’adeguamento delle pensioni all’inflazione (un aumento che dovrebbe essere intorno al 5%).
Opzione Donna sarà dunque cambiata rispetto alla misura oggi in vigore, ma facendo grande attenzione ai costi. E quindi, chi si aspettava un ritorno all’originaria misura (in pensione a 58 se dipendenti o 59 anni se autonome, con 35 di contributi) potrebbe restare deluso.
A partire dai sindacati che propongono il ritorno a quella vecchia formula.
Del resto un’analisi della spesa era già stata fatta lo scorso anno. E la conclusione aveva portato all’infelice scelta di imporre criteri così rigidi da rendere quasi inutilizzabile il trattamento di anticipo pensionistico.
Opzione donna, platea allargata
Sono tre le ipotesi circolate in questi giorni.
- La prima ipotesi: allargamento della platea delle beneficiarie (inserendo altre categorie di lavoratrici o eliminando delle restrizioni di accesso). L’età di accesso viene spostata a 60 anni (senza sconti per le donne che hanno figli) e sempre con 35 anni di contribuzione.
- La seconda ipotesi: lasciare accesso a tutte le lavoratrici (quindi eliminando le categorie), conservando il requisito dei 35 anni di contribuzione e portando il requisito anagrafico a 63 anni.
- La terza ipotesi: nasce proprio in conseguenza della seconda. Ovvero: se si porta l’età d’accesso a 63 anni, se il calcolo è solo contributivo per l’importo fino a 67 anni, se gli anni contributivi necessari sono fra 30 e 36, per quale motivo non accorpare Opzione donna all’Ape sociale?
Questa terza ipotesi sembra sia stata esclusa nelle ultime ore. Perché con l’estensione dell’Ape sociale ad altri lavori ritenuti usuranti, di fatto quella misura già esiste (anche per le lavoratrici).
Il governo ha deciso di lavorare soprattutto per consentire alle donne una maggiore flessibilità in uscita. Al momento si ragiona in particolare sulla prima ipotesi.
Opzione donna 2023, come funziona
Ma vediamo in dettaglio come funziona oggi Opzione donna. È importante anche per comprendere da quali basi si parte per modificare questo anticipo pensionistico.
Nel 2023, con Opzione Donna, le lavoratrici possono andare in pensione se hanno accumulato 35 anni di contributi entro il 2022.
Questo vale per:
- Caregiver che assistono un familiare disabile per almeno 6 mesi.
- Lavoratrici con invalidità riconosciuta superiore o uguale al 74%.
- Lavoratrici di aziende in crisi o licenziate con un tavolo di confronto per la gestione della crisi.
La Legge di Bilancio 2023 ha modificato alcune condizioni, come spiegato nella Circolare n. 25 del 06-03-2023:
- Per le caregiver, si considera la convivenza anche se vivono nello stesso stabile ma in appartamenti diversi. L’assistenza deve essere continuativa e ci sono specifiche condizioni per chi assiste parenti o affini di secondo grado.
- Lavoratrici con invalidità devono avere un riconoscimento ufficiale dell’invalidità.
- Lavoratrici in aziende in crisi devono rispettare determinate condizioni legate alla crisi aziendale.
L’età per andare in pensione con Opzione Donna cambia a seconda del numero di figli:
- 60 anni senza figli.
- 59 anni con un figlio.
- 58 anni con due o più figli o dipendenti di aziende in crisi.
L’ammontare dell’assegno di Opzione Donna viene calcolato con il sistema contributivo, basato sui contributi versati. Gli anni contributivi si calcolano considerando diversi tipi di contributi, come quelli obbligatori, da riscatto, volontari e figurativi.
Prossimo incontro tra governo e sindacati
Il tavolo tecnico relativo alle pensioni è previsto per il 5 settembre. I rappresentanti sindacali sollecitano la partecipazione della ministra Calderone all’incontro dell’Osservatorio, al fine di chiarire le intenzioni del governo in merito.
«È fondamentale che, durante la riunione del 5 settembre focalizzata sulle pensioni, possiamo contare sulla presenza della ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone. Desideriamo comprenderne le prospettive del governo sul tema pensionistico. Non vogliamo più essere illusi; se non otteniamo risposte chiare – come ha espresso in una comunicazione la segretaria confederale della Cgil, Lara Ghiglione – il sistema previdenziale continuerà a essere uno degli argomenti principali che ci spingerà a manifestare, a cominciare dal 7 ottobre a Roma».
Un sentimento condiviso dalla Uil, che sottolinea: «C’è l’urgenza di considerare una flessibilità nell’età pensionabile, forse intorno ai 62 anni, di concentrarsi sulle pensioni future dei giovani, di reintrodurre l’opzione donna nella sua forma iniziale e di rivedere tutte le pensioni attuali. Dopo un lungo periodo di silenzio, attendiamo che il Governo esponga le proprie intenzioni rispetto agli impegni annunciati durante la campagna elettorale».

FAQ (domande e risposte)
Come dovrebbe cambiare Opzione donna nel 2024?
Nel 2024, l’Opzione donna è destinata a subire delle modifiche rispetto alla sua versione attuale. Esistono diverse ipotesi in discussione, ma tutte puntano ad ampliare la platea delle aventi diritto. Dopo aver ristretto notevolmente i criteri di accesso l’anno precedente, l’esecutivo sta cercando di riformulare i requisiti per questa misura, con particolare attenzione ai costi. Tra le ipotesi circolate:
- Allargare la platea delle beneficiarie, spostando l’età di accesso a 60 anni (senza sconti per le donne con figli) e mantenendo 35 anni di contribuzione.
- Consentire l’accesso a tutte le lavoratrici, conservando il requisito dei 35 anni di contribuzione e aumentando l’età richiesta a 63 anni.
- Una proposta di unire Opzione donna all’Ape sociale, sebbene questa ipotesi sia stata esclusa di recente.
Perché il governo ha difficoltà a realizzare la riforma del sistema previdenziale?
Il governo ha affrontato diverse sfide che hanno ritardato la riforma complessiva delle pensioni. Inizialmente, la riforma delle pensioni era stata avviata dal governo Draghi. Tuttavia, con la caduta del governo, il percorso non è stato completato. L’esecutivo Meloni, che gli è succeduto, ha dovuto affrontare problemi pressanti come la crisi energetica e l’inflazione, causando ulteriori rinvii. Nonostante il 2023 fosse previsto come l’anno di realizzazione di un nuovo sistema previdenziale operativo dal 2024, la mancanza di risorse finanziarie ha spinto l’esecutivo a investire in altre priorità, come il taglio del cuneo fiscale e misure contro il calo delle nascite.
Come funziona oggi Opzione donna?
Nel 2023, l’Opzione Donna permette alle lavoratrici di andare in pensione se hanno accumulato 35 anni di contributi entro il 2022. Questo è valido per:
- Caregiver che assistono un familiare disabile per almeno 6 mesi.
- Lavoratrici con una invalidità riconosciuta ≥74%.
- Lavoratrici di aziende in crisi o licenziate dopo un tavolo di confronto sulla crisi. L’età pensionabile varia in base al numero di figli: 60 anni senza figli, 59 con un figlio e 58 con due o più figli. L’importo dell’assegno viene calcolato con un sistema contributivo.
Come potrebbe essere modificata l’Ape Sociale?
L’Ape Sociale, è una delle misure di maggior successo e potrebbe essere estesa, in particolare ampliando l’elenco delle attività gravose che danno diritto a questo trattamento. Oltre ai lavoratori già inclusi, potrebbero essere inseriti nuovi profili, ma non sono state ancora specificate quali attività potrebbero essere aggiunte. L’obiettivo è estendere il beneficio a un maggior numero di lavoratori che svolgono lavori usuranti.
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