Opzione Donna conviene oppure no? Vediamo insieme pro e contro di questa misura previdenziale (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Opzione Donna: requisiti
Hai 60 anni di età (o 59 o 58, se hai avuto uno o più figli), un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e appartieni a una delle categorie tutelate dallo Stato, come previsto dalla legge di bilancio 2023? Allora puoi andare in pensione con Opzione Donna.
Ma Opzione Donna conviene davvero o sarebbe meglio attendere qualche anno prima di andare in pensione? Bella domanda. In questo articolo approfondiremo punti forti (uno solo) e punti deboli della misura previdenziale per sole donne.
Entra nella community, informati e fai le tue domande su YouTube e Instagram.
Opzione Donna conviene? Il punto forte
Opzione Donna conviene perché la lavoratrice dipendente o autonoma può anticipare l’uscita dal mondo del lavoro fino a 9 anni prima rispetto all’età pensionabile (67 anni).
Il diritto scatta al compimento dei 58 anni di età, se la lavoratrice ha maturato almeno 35 anni di contributi, ha avuto due o più figli ed è stata licenziata o è dipendente di un’impresa in crisi economica.
Con un figlio avuto, il diritto a Opzione Donna scatta a 59 anni, con 35 anni di contributi, se appartenente a una di queste categorie:
- caregiver, che da almeno 6 mesi assiste il coniuge o un familiare convivente (non necessariamente nello stesso appartamento), entro il secondo grado di parentela, con disabilità grave;
- invalida, con una percentuale di riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%.
Se la lavoratrice non ha avuto figli, può accedere a Opzione Donna al compimento dei 60 anni di età, con 35 anni di contributi versati.
Opzione Donna conviene? I punti deboli
I punti deboli di Opzione Donna sono diversi. In primo luogo la ristretta platea di potenziali beneficiarie, limitata notevolmente dopo l’ultima legge di bilancio.
Fino al 31 dicembre 2022 è stato possibile accedervi senza distinzioni di categorie, a condizione che la lavoratrice avesse maturato 35 anni di contributi e compiuto almeno 58 anni (se dipendente) o 59 anni (se lavoratrice autonoma).
Il secondo punto debole riguarda il ricalcolo dell’importo della pensione col sistema contributivo, anche per i contributi versati prima del 1° gennaio 1996.
Questo significa che il valore dell’assegno subirà un taglio decisamente pesante.
Opzione Donna conviene? Esempi importi
Prendiamo come esempio una lavoratrice dipendente di 60 anni, con 35 anni di contributi versati e una retribuzione lorda annua di 28.000 euro.
Ricalcolando il suo assegno interamente col sistema contributivo, avremo un montante contributivo di 323.400 euro, sul quale applicheremo il coefficiente di trasformazione del 4,615%.
Il 4,615% di 323.400 euro è 14.925 euro, l’importo lordo di un anno di pensione, pari a circa 800 euro netti al mese.
Se il calcolo della pensione fosse stato eseguito col sistema misto, avremmo avuto un importo sicuramente superiore.
Ad esempio, se la lavoratrice avesse versato 10 anni di contributi fino al 1995 e 25 anni di contributi a partire dal 1996, la sua pensione sarebbe stata calcolata su due quote: la prima col metodo retributivo (circa 5.600 euro); la seconda col metodo contributivo (10.660 euro).
Sommando le due quote (5.600 euro e 10.660 euro) avremo l’importo lordo di un anno di pensione: 16.260 euro, circa 1.300 euro in più rispetto alla pensione calcolata col metodo interamente contributivo. Al mese sono circa 900 euro netti, un centinaio di euro in più rispetto alla pensione calcolata col metodo contributivo.
Opzione Donna conviene? La finestra mobile
L’ultimo punto debole di Opzione Donna riguarda la finestra mobile, ovvero i tempi di attesa per ricevere il primo assegno: 12 mesi per le lavoratrici dipendenti, addirittura 18 mesi per le lavoratrici autonome.

Faq su Opzione Donna
In che modo è cambiata Opzione Donna nel 2023?
La legge numero 197 del 2022 ha apportato cambiamenti a Opzione Donna. Nel 2023, l’Opzione Donna resterà disponibile solo per le lavoratrici con 60 anni e 35 anni di contributi raggiunti entro il 31 dicembre 2022, ma solo se rientrano in tre specifici profili di tutela: caregiver, in possesso di una invalidità civile almeno al 74%, o lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese in crisi.
Quali sono le ipotesi per Opzione donna 2024?
Ci sono due ipotesi principali:
- Prima ipotesi: eliminare le categorie beneficiarie attuali (caregiver, invalide con almeno il 74% di riduzione della capacità di lavoro e licenziate da aziende in crisi) e abrogare l’agevolazione di un anno per ogni figlio, riportando l’età di pensionamento dai 60 ai 58 anni. Questa proposta prevede 35 anni di contribuzione come requisito.
- Seconda ipotesi: mantenere gli stessi requisiti della prima proposta, ma con l’innalzamento dell’età pensionabile a 60 anni.
Qual è l’opinione dei sindacati su Opzione donna?
I sindacati hanno espresso delusione e pessimismo riguardo alle discussioni con il governo sulla riforma delle pensioni. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha definito i confronti con l’esecutivo come “incontri finti”, criticando le promesse elettorali non mantenute dal governo. Luigi Sbarra, segretario della Cisl, sostiene che Opzione Donna dovrebbe essere prorogata per il 2024 e il 2025, eliminando le condizionalità introdotte nell’ultima legge di bilancio.
Ecco gli articoli preferiti dagli utenti sulle pensioni: