Pensione con 15 anni di contributi prima del 1992. Questo è il beneficio dato dalla vecchia legge Amato in materia di previdenza per chi ha ottenuto l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria dei contributi entro il 26 dicembre 1992 (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Pensione con 15 anni di contributi prima del 1992
La legge Amato ha introdotto in Italia alcune deroghe in materia pensionistica che hanno concesso, e permettono ancora oggi, a numerosi cittadini di ottenere il collocamento a riposo con pochi anni di contributi versati.
È il caso proprio della prima deroga del regolamento Amato che prevede che possa accedere alla pensione di vecchiaia, al compimento dell’età minima richiesta dalla normativa vigente (oggi è pari a 67 anni), chi ha versato solo 15 anni di contributi.
È fondamentale però aver versato tutta la propria contribuzione prima del 1992. In più, è necessario aver ottenuto il permesso alla “prosecuzione volontaria” entro il 26 dicembre dello stesso anno.
A questa categoria di lavoratori non si applica la legge Fornero che ha allungato a 20 gli anni minimi di contributi da versare.
Autorizzazione alla prosecuzione volontaria 1992
Il permesso alla prosecuzione volontaria risulta quindi fondamentale, ma di cosa si tratta? A chiarirlo è il portale ufficiale dell’INPS che la definisce come:
Una possibilità riconosciuta dal nostro ordinamento previdenziale grazie alla quale i lavoratori che hanno cessato o interrotto la propria attività lavorativa possono proseguire volontariamente con il versamento dei contributi per perfezionare il diritto alla pensione e/o aumentarne l’importo.
Come dicevamo quindi, per accedere alla pensione con 15 anni di contributi versati, è necessario che il lavoratore abbia ottenuto questa autorizzazione entro il 26 dicembre del 1992.
Oggi questo beneplacito da parte dell’INPS si può ricevere tramite una richiesta online da portare a termine attraverso il portale ufficiale dell’ente. Questa possibilità è riservata solo:
- ai lavoratori dipendenti o autonomi che hanno interrotto o sospeso l’attività lavorativa;
- ai titolari dell’Assegno di invalidità;
- agli iscritti a regimi assicurativi esteri. È il caso dei Paesi dell’Unione Europea e dei Paesi convenzionati con l’Italia.
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Cosa dice la legge Amato sulle pensioni? Le altre due deroghe
La normativa Amato introduce altre due deroghe sulle pensioni oltre alla prima che abbiamo visto nei paragrafi precedenti. Entrambe sono riservate a coloro che, alla data del 1° gennaio del 1996, hanno versato almeno un contributo settimanale nelle casse dello Stato.
La seconda, a nostro avviso oggi di più complessa applicazione e meno interessante, consente l’accesso al pensionamento a chi, entro il 31 dicembre 1992, aveva maturato tutti i requisiti contributivi previsti dalla norma.
In sostanza a chi aveva già versato almeno 15 anni di contributi. È il caso, per esempio, di chi nel 1992 aveva 37 anni e aveva iniziato a lavorare a 22 anni tenendo una carriera lavorativa continua.
L’altra deroga invece, la terza prevista dal testo Amato, consente il pensionamento con 15 anni di contributi a chi ha ottenuto un’anzianità assicurativa di minimo 28 anni (nel 2023 ndr).
Quanti sono i contributi minimi per andare in pensione?
Oggi per andare in pensione sono cambiati i contributi minimi da dover versare. Con la legge Fornero infatti bisogna:
- aver versato almeno 20 anni di contributi;
- aver raggiunto i 67 anni di età.
Questi parametri devono essere rispettati solo se si vuole accedere al collocamento a riposo dal lavoro tramite la pensione ordinaria di vecchiaia. Ci sono poi tante altre possibilità per finire prima di lavorare come:
Opzione Donna: cos’è e a chi spetta
Opzione Donna permette alle lavoratrici di richiedere la pensione in anticipo rispetto alla normativa vigente ordinaria. È fondamentale, entro il 31 dicembre 2021, aver:
- maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni
- un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome).
La domanda va presentata online tramite il sito dell’INPS attraverso il servizio dedicato. In alternativa puoi fare la richiesta tramite:
- il servizio Contact center al numero 803 164, che è gratuito da rete fissa, oppure allo 06 164 164, a pagamento da rete mobile;
- enti di patronato e intermediari dell’ente previdenziale, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.
Ape Sociale: cos’è e a chi spetta
L’indennità Ape Sociale spetta ai lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria dei lavoratori dipendenti, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi e alla Gestione Separata che:
- si trovano in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per:
- licenziamento, anche collettivo;
- dimissioni per giusta causa;
- risoluzione consensuale;
- per scadenza del termine del rapporto di lavoro a tempo determinato a condizione che abbiano avuto, nei 36 mesi precedenti la cessazione del rapporto, periodi di lavoro dipendente per almeno 18 mesi hanno concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni;
- assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi:
- il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3 comma 3, della legge 104 del 1992;
- un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni di età;
- hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74 per cento e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni;
- sono lavoratori dipendenti che, al momento della decorrenza dell’indennità, sono in possesso di almeno 36 anni di anzianità contributiva e che abbiano svolto da almeno sette anni negli ultimi dieci ovvero almeno sei anni negli ultimi sette una o più delle seguenti professioni (cosiddette gravose):
- professori di scuola primaria, pre-primaria e professioni assimilate;
- tecnici della salute;
- addetti alla gestione dei magazzini e professioni assimilate;
- professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali;
- operatori della cura estetica;
- professioni qualificate nei servizi personali e assimilati;
- artigiani, operai specializzati e agricoltori;
- conduttori di impianti e macchinari per l’estrazione e il primo trattamento dei minerali;
- operatori di impianti per la trasformazione e lavorazione a caldo dei metalli;
- conduttori di forni ed altri impianti per la lavorazione del vetro, della ceramica e di materiali assimilati;
- conduttori di impianti per la trasformazione del legno e la fabbricazione della carta;
- operatori di macchinari e di impianti per la raffinazione del gas e dei prodotti petroliferi, per la chimica di base e la chimica fine e per la fabbricazione di prodotti derivati dalla chimica;
- conduttori di impianti per la produzione di energia termica e di vapore, per il recupero dei rifiuti e per il trattamento e la distribuzione delle acque;
- conduttori di mulini e impastatrici;
- conduttori di forni e di analoghi impianti per il trattamento termico dei minerali;
- operai semi qualificati di macchinari fissi per la lavorazione in serie e operai addetti al montaggio;
- operatori di macchinari fissi in agricoltura e nella industria alimentare;
- conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento;
- personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci;
- personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli;
- portantini e professioni assimilate;
- professioni non qualificate nell’agricoltura, nella manutenzione del verde, nell’allevamento, nella silvicoltura e nella pesca;
- professioni non qualificate nella manifattura, nell’estrazione di minerali e nelle costruzioni.

FAQ sulle pensioni
Cosa devo fare per richiedere la pensione?
Per richiedere la pensione in Italia, è necessario presentare una domanda all’ente previdenziale competente. È consigliabile iniziare le pratiche in anticipo, raccogliendo tutta la documentazione richiesta e compilando correttamente i moduli.
È importante seguire attentamente le indicazioni fornite dall’ente previdenziale per evitare ritardi nella lavorazione della domanda.
Ricorda che queste sono informazioni generali sulla pensione in Italia e potrebbero variare in base alla tua situazione specifica. Per ottenere dettagli precisi e aggiornati, ti consigliamo di contattare direttamente gli enti previdenziali o consulenti specializzati.
Posso cumulare la pensione con altre forme di reddito?
Sì, è possibile cumulare la pensione con altre forme di reddito, come per esempio un lavoro a tempo parziale o altre fonti di guadagno.
Tuttavia, è importante tenere presente che in alcuni casi il cumulo di reddito potrebbe influire sull’importo della pensione o comportare alcune limitazioni. È consigliabile informarsi in anticipo presso gli enti previdenziali o consulenti esperti.
Cosa succede se non ho versato abbastanza contributi?
Se non hai versato abbastanza contributi per ottenere una pensione completa, potresti avere diritto a una pensione minima.
Questa pensione minima è garantita a coloro che hanno raggiunto un’età specifica e hanno comunque accumulato un certo numero di contributi.
È importante informarsi presso gli enti previdenziali per conoscere i requisiti esatti e l’importo minimo della pensione.
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