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In pensione con 40 anni di contributi: quando non è possibile
È possibile andare in pensione con 40 anni di contributi anche senza aver compiuto l’età minima per la pensione di vecchiaia.
Lo consente il nostro ordinamento previdenziale, che prevede diverse possibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro.
E con 40 anni di contributi è possibile accedere a diverse pensioni anticipate, tranne tre: la pensione anticipata ordinaria, Quota 103 e Quota 41 per lavoratori precoci.
La prima misura è accessibile con 42 anni e 10 mesi di contributi (uomini) e 41 anni e 10 mesi di contributi (donne), a prescindere dall’età anagrafica.
Quota 103, la formula più giovane (introdotta con la legge di bilancio 2023), prevede l’uscita con 62 anni di età e 41 di contributi.
Quota 41 precoci, invece, è rivolta a quei lavoratori, appartenenti a determinate categorie (caregiver, invalidi dal 74% a salire, impiegati in mansioni gravose o usuranti) che hanno maturato contributi prima dei 19 anni di età e hanno un’anzianità contributiva di 41 anni.
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In pensione con 40 anni di contributi: quando è possibile
Con 40 anni di contributi si può andare in pensione con la “formula classica”, al compimento dei 67 anni di età (bastano 20 anni di contributi).
Via libera anche a Quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi, per chi ha maturato i requisiti entro il 2021); a Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi, per chi ha maturato i requisiti entro il 2022), ma non a Quota 103, come abbiamo visto in precedenza.
In pensione con 40 anni di contributi si può andare anche con Opzione Donna. Nel 2023, la misura è diretta alle lavoratrici dipendenti e autonome in possesso di un’anzianità contributiva di 35 anni.
Si accede a 58 anni (per lavoratrici caregiver o invalide – dal 74% a salire – con almeno due figli e per le lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi, a prescindere dai figli avuti); a 59 anni (lavoratrici caregiver o invalide, con un figlio avuto), a 60 anni (senza figli).
Anche con l’Ape Sociale si può andare in pensione con 40 anni di contributi versati. L’anticipo pensionistico spetta al compimento dei 63 anni di età, con un’anzianità contributiva di 30 anni (lavoratori disoccupati, caregiver, invalidi), 32 anni (lavoratori edili, ceramisti e conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica) e 36 anni (lavoratori impiegati in mansioni gravose).
Infine, con 40 anni di contributi si può accedere alla pensione per lavori usuranti, con un minimo di 61,7 anni di età e 35 anni di contributi.

In pensione con 40 anni di contributi: quanto si prende?
Se volessimo calcolare quanto si prende di pensione con 40 anni di contributi, dovremmo conoscere l’età del lavoratore e la sua retribuzione. È fuori discussione che i contributi siano stati versati prima e dopo il 1996: quindi l’assegno si calcola col sistema misto.
Poniamo il caso che il nostro lavoratore abbia compiuto 67 anni e percepito una retribuzione di 25.000 euro lordi l’anno. E che abbia maturato 13 anni di contributi fino al 1995 e gli altri 27 anni dal 1996 al 2023.
Dovremo calcolare le due quote: la prima col sistema retributivo, la seconda col sistema contributivo. Per la quota A si tiene conto della media delle ultime retribuzioni percepite prima di andare in pensione, generalmente più alte di inizio carriera. E si riconosce il 2% per ogni anno lavorato.
Quindi la prima quota potrebbe ammontare a 7.280 euro. Per la seconda quota bisogna individuare il montante contributivo. Per ogni anno di lavoro, un dipendente accantona il 33% della sua retribuzione. Per 27 anni di lavoro, il montante accumulato è di 222.750 euro.
Su questo importo si calcola il coefficiente di trasformazione, che a 67 anni è del 5,723%. Il 5,723% di 222.750 euro è 12.748 euro, l’importo della seconda quota.
Ora sommiamo i valori delle due quote: 7.280 e 12.748 euro, per avere l’importo lordo di un anno di pensione, 20.028 euro. Circa 1.540 euro lordi al mese, pari a 1.000-1.100 euro di pensione netta mensile.
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