In questo approfondimento vi parleremo di pensione agricola con 25 anni di contributi: come si calcola e quanto si prende (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Pensione agricola: come si calcola?
In un articolo pubblicato su The Wam, vi abbiamo spiegato quando è possibile andare in pensione, per un lavoratore agricolo. E tutte le differenze evidenti che distinguono, in ambito previdenziale, un lavoratore agricolo da un dipendente o da un lavoratore autonomo.
La caratteristica principale è legata al calcolo della pensione che, per i lavoratori agricoli, è definito in giornate lavorative.
Per un lavoratore agricolo un anno di contributi corrisponde a 270 giornate annue di contribuzione effettiva, volontaria o figurativa, oppure a 156 giornate annue di disoccupazione e malattia in caso di pensione anticipata.
Se le giornate lavorate sono più di 270, quelle eccedenti verranno aggiunte alle giornate lavorate dell’anno successivo, a patto che siano presenti almeno 30 giornate contributive effettive.
I contributi versati da questa categoria di lavoratori sono rapportati alla retribuzione percepita, tenendo conto che è necessario rispettare un minimale giornaliero di 53,95 euro, che è pari al 9,5% dell’importo del trattamento minimo mensile a carico del Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti (FPDL), ovvero 567,94 euro.
Invece, i piccoli coloni agricoli e i compartecipanti familiari fanno fede, per la retribuzione di riferimento, ai salari medi convenzionali.
Infine, per chi rientra tra i contributivi puri, ovvero coloro che hanno versato contributi esclusivamente a partire dal 1° gennaio 1996, è previsto un massimale annuo della base contributiva e pensionabile di 105.014 euro, oltre il quale non è più possibile versare contributi per la pensione.
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Pensione agricola: l’aliquota di rendimento
L’altra differenza tra un lavoratore agricolo e un lavoratore dipendente è legata all’aliquota di rendimento di riferimento. Mentre per i dipendenti abbiamo un’aliquota del 33%, per i lavoratori agricoli è pari al 29,70% (che genererà un montante contributivo più basso).
In caso di retribuzione superiore a 48.279 euro lordi annui scatta l’applicazione di un’aliquota maggiorata di un punto a carico del dipendente (8,84%, a fronte del 21,86% a carico del datore di lavoro).
Quando va in pensione un lavoratore agricolo?
Sono queste le differenze più rilevanti tra lavoratori agricoli e altri lavoratori, anche perché le misure previdenziali sono le stesse.
Con 20 anni di contributi versati, a 67 anni di età, si ha diritto alla pensione di vecchiaia. Chi ha un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi (uomini) o 41 anni e 10 mesi (donne) può anticipare l’uscita con la legge Fornero.
Altrimenti è possibile puntare ad altre formule anticipate come l’Ape Sociale (63 anni di età e dai 30 ai 36 anni di contributi, in base alla categoria di riferimento), Opzione Donna (60 anni di età, con sconti anagrafici in base ai figli avuti e 35 anni di contributi), Quota 41 precoci (41 anni di contributi, di cui uno versato prima dei 19 anni di età, se appartenenti a determinate categorie tutelate), oppure a Quota 103 (con 62 anni di età e 41 anni di contributi).
Pensione agricola: quali sono i sistemi di calcolo?
Per calcolare la pensione si utilizzano gli stessi sistemi:
- retributivo, per i contributi versati esclusivamente fino al 31 dicembre 1995;
- contributivo, per i contributi versati esclusivamente a partire dal 1° gennaio 1996;
- misto, se i contributi sono stati versati prima e dopo il 1996.
Quanto si prende di pensione agricola con 25 anni di contributi?
Arriviamo ora alla domanda: quanto si prende di pensione agricola con 25 anni di contributi?
Diciamo subito che, a causa di retribuzioni molto basse, le pensioni per il settore agricolo non sono affatto buone (tra i 400 e i 500 euro, con assegni inferiori a 300 euro al mese).
Se calcolassimo l’importo con il sistema contributivo (quindi tutti i 25 anni di contributi versati a partire dal 1996), con una retribuzione lorda annua di 20.000 euro, avremo un montante contributivo di 148.500 euro (il 29,70% di 20.000 euro, moltiplicato per 25 anni di contributi).
Su questo valore incide il coefficiente di trasformazione, che a 67 anni è del 5,72%. Il 5,72% di 148.500 euro è poco meno di 8.500 euro, l’importo lordo di un anno di pensione, pari a 650 euro lordi al mese, intorno ai 400 euro netti mensili.
Con una retribuzione di 25.000 euro lordi annui, arriveremmo a una pensione di 10.618 euro lordi l’anno, pari a 570-580 euro netti al mese, mentre con una retribuzione di 18.000 euro, maturerebbe una pensione di 7.645 euro lordi annui, meno di 400 euro netti al mese.
Applicando il sistema misto, con un’anzianità contributiva suddivisa in 10 anni fino al 1995 e 15 anni di contributi versati dal 1996, con 20.000 euro di retribuzione lorda annua, dovremo individuare due quote.
La prima misurata con le regole del retributivo (il 2% di aliquota moltiplicato per 10 anni di contributi, calcolato su 20.000 euro di retribuzione). Sommariamente, avremo una quota di 4.000 euro.
La seconda quota viene calcolata con le regole del contributivo applicate in precedenza. Il montante contributivo con 15 anni di contributi e 20.000 euro di retribuzione lorda annua è di 89.100 euro, che si trasforma in 5.100 euro, applicando il coefficiente di trasformazione del 5,72%.
Sommando le due quote (4.000 e 5.100 euro) avremo una pensione lorda annua di 9.100 euro, circa 700 euro lordi al mese, pari a 500 euro netti al mese.

Faq sulla pensione agricola
Si può andare in pensione con 15 anni di contributi?
Anche ai lavoratori agricoli è consentito accedere alla pensione con 15 anni di contribuzione (legge Amato), a condizione che:
- abbiano maturato tutta l’anzianità contributiva entro il 31 dicembre 1992;
- risultino ammessi al 31 dicembre 1992 alla prosecuzione volontaria, anche se non sono stati mai effettuati versamenti prima di quella data.
Si può andare in pensione prima dei 67 anni di età?
Sì, in alcuni casi è possibile anticipare l’uscita per la pensione, a:
- 60 anni di età (55 anni per le donne) se viene riconosciuta una percentuale di invalidità pari o superiore all’80%;
- 55 anni di età (50 anni per le donne), con 10 anni di contributi, se è presente una condizione di cecità assoluta o un residuo visivo non superiore a un decimo in entrambi gli occhi.
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