Si può avere la pensione di invalidità con 10 anni di contributi? Ne parliamo in questo approfondimento (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Pensione di invalidità e contributi: cosa sapere?
Quando parliamo di pensione di invalidità e anni di contributi, non ci riferiamo all’assegno mensile di assistenza per invalidi parziali (dal 74% al 99% di invalidità riconosciuta), tantomeno alla pensione di inabilità civile (100% di invalidità riconosciuta).
Infatti, queste sono prestazioni di natura assistenziale, che prescindono dall’anzianità contributiva maturata dall’interessato e che spetta soltanto se in regola con il requisito sanitario, con l’età richiesta (dai 18 ai 67 anni di età) e con i limiti reddituali previsti (fino a 5.391,88 euro annui per invalidi parziali; fino a 17.920 euro annui per gli invalidi totali).
Invece, quando parliamo di invalidità civile e pensione con anni di contributi, ci riferiamo alle soluzioni di tipo previdenziale previste dal nostro ordinamento (Ape Sociale, Opzione Donna, Quota 41 per lavoratori precoci, pensione di invalidità anticipata per invalidi civili).
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Pensione di invalidità con 5 anni di contributi: quando è possibile?
La pensione può essere anticipata con soli 5 anni di contributi (almeno 3 anni versati nel quinquennio precedente alla domanda di pensione), se si viene riconosciuti invalidi con una percentuale di riduzione lavorativa pari o superiore a due terzi (oltre il 67%) oppure inabili totali (100% di invalidità).
Nel primo caso parliamo di Assegno ordinario di invalidità (che viene rinnovato ogni 3 anni e permette di continuare a lavorare) e nel secondo caso della pensione di inabilità lavorativa, che vieta qualsiasi svolgimento di attività lavorative mentre si percepisce la pensione e richiede la cancellazione da albi ed elenchi professionali.
Pensione di invalidità con 10 anni di contributi: quando è possibile?
Ma entrando nello specifico, si può avere la pensione di invalidità con 10 anni di contributi? Sì, è possibile.
Per poter richiedere la pensione con quest’anzianità contributiva è necessario essere stati riconosciuti non vedenti, aver maturato 10 anni di contributi dopo l’insorgere della cecità (ex articolo 2 della legge 258 del 1952) ed essere in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995.
La pensione scatta al compimento del 51° anno di età per le donne o al compimento del 56° anno di età per gli uomini, se dipendenti del settore privato, con 10 anni di contributi versati.
Altrimenti, scatta al compimento del 56° anno di età per le donne o al compimento del 61° anno di età per gli uomini, se lavoratori autonomi con 10 anni di contributi versati.
Per questo tipo di prestazione è prevista una finestra mobile di 12 mesi (per i dipendenti del settore privato) e di 18 mesi (per i lavoratori autonomi).
La misura, con questo requisito contributivo, non è accessibile ai dipendenti del settore pubblico e non può essere cumulata con altri tipi di prestazione (per i dipendenti del settore privato), mentre può essere cumulata solo tra Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti e gestioni speciali dei lavoratori autonomi.
Per tutti i lavoratori non vedenti in condizioni diverse da quelle sopra elencate o con meno di 10 anni di contributi maturati dall’insorgere dello stato di cecità, è possibile andare in pensione a 60 anni per gli uomini e 55 anni per le donne (per gli autonomi sono richiesti 5 anni in più) e un’anzianità contributiva minima di 15 anni, come chiarito dall’INPS con la circolare 65 del 1995.
In pensione con 10 anni di contributi: quando è possibile?
Oltre alla pensione di invalidità con 10 anni di contributi prevista per i lavoratori non vedenti, sempre con quest’anzianità contributiva (in teoria, bastano 5 anni di contributi) è possibile accedere alla pensione di vecchiaia contributiva, con 71 anni di età, se l’intera anzianità contributiva è maturata a partire dal 1° gennaio 1996.
Per quanto riguarda le altre casse professionali è possibile andare in pensione con 10 anni di contributi (o meno) nei seguenti casi:
- con la CNPADC, la cassa dei dottori commercialisti, gli iscritti senza contribuzione antecedente al 2004, possono ottenere la pensione unica contributiva, con almeno 62 anni di età e 5 anni di anzianità contributiva;
- con la Cassa forense, ovvero la cassa degli avvocati, gli iscritti che non possiedono i requisiti contributivi minimi richiesti per la pensione di vecchiaia retributiva possono accedere alla pensione di vecchiaia contributiva con 70 anni di età, almeno 5 anni e un massimo di 34 anni di contribuzione;
- le casse private dei liberi professionisti, come l’Enpap o la Cassa psicologi permettono di accedere alla pensione contributiva con un minimo di 5 anni di versamenti e 65 anni di età;
- Inarcassa, la cassa degli ingegneri, permette di ottenere la pensione di invalidità in caso di riduzione a meno di un terzo della capacità lavorativa, con almeno 5 anni di contributi anche non continuativi; oppure la pensione di inabilità, in caso di perdita totale e permanente della capacità lavorativa, con almeno 2 anni di contributi anche non continuativi;
- con 10 anni di contributi, è riconosciuta la pensione d’inabilità anche dalla CNPADC, la cassa dei commercialisti, dalla Cipag, la cassa geometri, e ai ragionieri iscritti alla Cnpr. Gli avvocati possono invece accedere alle pensioni di invalidità e inabilità con soli 5 anni di contributi.

Faq sulla pensione anticipata per invalidi civili
Posso accedere alla pensione anticipata se percepisco l’Assegno ordinario di invalidità?
Purtroppo, chi percepisce l’Assegno ordinario di invalidità non può accedere alla pensione anticipata. Questa possibilità è accessibile solo se non si rinnova l’Assegno ordinario di invalidità alla scadenza dei 3 anni. In caso contrario, è preclusa la possibilità di andare in pensione prima dei 67 anni.
L’assegno ordinario di invalidità può trasformarsi in pensione?
Sì, l’Assegno ordinario di invalidità si trasforma automaticamente in pensione di vecchiaia ordinaria o anticipata, al raggiungimento dei requisiti previsti, ma non in pensione anticipata.
Cosa prevede l’Ape Sociale estesa?
L’Ape Sociale estesa è un’anticipazione pensionistica che potrebbe permettere a determinate categorie di lavoratori di andare in pensione in anticipo rispetto all’età stabilita dalla legge. La sua possibile estensione è uno dei temi principali in discussione nel dibattito sulla riforma pensionistica.
Quali sono i diritti dei lavoratori disabili?
I diritti dei lavoratori disabili includono la tutela per le persone disabili assunte dalle liste delle categorie protette, coloro che hanno una disabilità sopraggiunta in corso di lavoro e i lavoratori titolari di Legge 104. Le tutele comprendono l’accesso al collocamento mirato, limiti al licenziamento, la scelta della sede di lavoro, le agevolazioni per le assunzioni, adattamenti organizzativi e il non trasferimento di sede, tra gli altri.
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