Pensione all’estero per dipendenti pubblici: cosa succede all’importo dell’assegno? Cambia qualcosa se sono un pensionato ed ex lavoratore del settore privato? (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Pensione all’estero per dipendenti pubblici: pago il doppio delle tasse in UE?
Se lavoro per anni in Italia come dipendente pubblico e scelgo di godermi la pensione all’estero, cosa succede alle tasse? Le devo pagare due volte oppure no?
Il tutto dipende dal Paese nel quale scegli di trasferirti. Secondo la giurisprudenza europea, gli Stati membri sono liberi di stabilire i criteri di ripartizione tra loro sulla competenza fiscale.
Gli Stati membri possono dividere la competenza tributaria sulla base di criteri interni che possono essere, per esempio, la residenza o la cittadinanza del pensionato.
In Italia, scendendo nel dettaglio e nel pratico, gli ex dipendenti pubblici possono non pagare la doppia imposizione fiscale solo se hanno anche la cittadinanza, e non solo la residenza, nel territorio dello Stato in cui vanno a vivere. Non sarà quindi pagato l’assegno lordo ai titolari della pensione all’estero
La Corte di Giustizia europea ha infatti confermato, con una recente sentenza, il quadro normativo vigente in Italia da anni.
Pensione all’estero in Portogallo: il caso degli Italiani ex dipendenti pubblici
La recente sentenza della Corte di Giustizia UE che abbiamo citato nel paragrafo precedente, è stata pubblicata in seguito a una vicenda che ha visto protagonisti due pensionati italiani.
Due pensionati italiani, ex dipendenti pubblici e titolari di un assegno dell’INPS, nel 2015 hanno spostato la residenza in Portogallo.
I due hanno chiesto di ricevere la cifra lorda della pensione senza il prelievo dell’imposta alla fonte da parte dell’INPS, e quindi dello Stato. Questa pretesa era basata sull’applicazione della convenzione italo-portoghese contro le doppie imposizioni fiscali.
Tramite un unico prelievo fiscale in Portogallo infatti, i due pensionati avrebbero risparmiato molti soldi di tasse da versare, visto che nel Paese iberico ci sono importanti agevolazioni fiscali per i pensionati esteri.
L’INPS ha rigettato la loro richiesta e ha precisato che questa normativa si applica solo ai pensionati italiani che hanno lavorato nel settore privato che hanno spostato la loro residenza in Portogallo. Per gli ex dipendenti pubblici bisogna possedere anche la cittadinanza.
I due pensionati hanno quindi fatto ricorso alla Corte dei Conti della Regione Puglia che si è rivolta alla Corte di giustizia UE. La sentenza della Corte è arrivata il 30 aprile successivo e ha respinto ciò che sostenevano i pensionati.
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Pensione all’estero per dipendenti pubblici: cosa succede in Paesi extra UE?
La legislazione è diversa invece per quanto riguarda i Paesi al di fuori dell’Unione Europea. La sentenza della Corte di giustizia europea ha valore infatti solo all’interno dei territori dell’Unione.
È per questo motivo che la vicenda assume un certo rilievo. Oggi sono solo quattro i paesi esteri dove il pensionato italiano, in qualità di ex dipendente pubblico e in base alle convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali, può ricevere la pensione al lordo del prelievo fiscale IRPEF con il solo trasferimento della residenza.
Questi quattro paesi sono tutti extracomunitari e si tratta di Tunisia, Australia, Cile e Senegal. Solo in questi territori vale la “regola” della non doppia imposizione fiscale.
In tutti gli altri dell’Unione invece, in mancanza dell’ottenimento anche della cittadinanza, un pensionato ex dipendente pubblico subirà una ritenuta sull’assegno lordo.
Sempre più pensionati all’estero: le tasse sono più basse
Negli ultimi anni, sempre più pensionati stanno scegliendo di cambiare vita e di trasferirsi all’estero. Questo accade grazie ai piani di bassa imposizione fiscale che vari Paesi europei ed extracomunitari hanno approntato.
È il caso del Portogallo che garantisce ai pensionati esteri che si trasferiscono nel Paese, una tassazione speciale del 10 per cento per i primi 10 anni di residenza.
Anche alle Canarie, così come in Grecia sono state adottate politiche simili. Nel Paese ellenico è stata introdotta, dal 2020, a una Flat Tax al 7 per cento per i primi quindici anni dal trasferimento dei pensionati.

FAQ sulla pensione all’estero
Quali sono i requisiti per ricevere la pensione all’estero?
Per ricevere la pensione all’estero, di solito devi aver maturato il diritto alla pensione nel tuo paese d’origine.
Verifica se esistono accordi bilaterali tra il tuo paese e quello in cui intendi trasferirti, poiché potrebbero influenzare le tasse da versare, così come tanti altri dettagli.
Come vengono erogate le pensioni all’estero?
Le modalità di erogazione delle pensioni all’estero variano a seconda dei paesi e degli accordi in vigore con l’Italia.
Alcuni paesi possono depositare direttamente la pensione sul tuo conto bancario locale, mentre in altri casi potresti dover presentare una richiesta periodica.
Ricorda che, nella maggior parte dei paesi stranieri, le pensioni possono essere riscosse presso gli uffici Western Union. In alcuni paesi invece i gestori sono diversi:
- Argentina e Brasile fanno affidamento sul Banco Itaù;
- Venezuela e Uruguay si basano su Italcambio e Nuevo Banco Comercial;
- la Svizzera ha come banca convenzionata la Swiss Post / Post Finance.
Cosa succede alle tasse sulla pensione all’estero?
Le tasse sulla pensione all’estero dipendono dalla legislazione fiscale del paese in cui risiedi. Alcuni paesi applicano una tassazione locale sulle pensioni, ma potrebbero esserci accordi per evitare la doppia imposizione.
Il nostro consiglio è quello di affidarsi a un esperto fiscale per capire le implicazioni fiscali specifiche che fanno al caso tuo. Ricorda che puoi sempre rivolgerti agli uffici territoriali dell’INPS, l’Istituto nazionale di previdenza sociale.
Cosa succede se decido di tornare nel mio paese d’origine?
Se decidi di tornare nel tuo paese d’origine dopo aver vissuto all’estero e aver ricevuto la pensione, dovresti informare nuovamente l’ente previdenziale.
Potrebbero esserci degli adattamenti nei pagamenti o nelle tasse in base al tuo nuovo status di residenza. Anche in questo caso ti conviene consultare un esperto in materia prima di trovarti brutte sorprese sul conto.
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