Quando spetta la pensione per farmacisti? Ecco quali sono i requisiti da soddisfare e gli importi (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Pensione per farmacisti: quando spetta?
L’articolo 8 del Regolamento ENPAF regola la pensione di vecchiaia per farmacisti.
Per questa categoria di lavoratori, oltre al rispetto dei requisiti anagrafici e contributivi, è richiesto anche un determinato numero di anni di attività professionale, per poter accedere alla pensione.
Il diritto spetta:
- con 68 anni e 9 mesi di età;
- un’anzianità contributiva pari o superiore a 30 anni;
- almeno 20 anni di attività professionale.
Attenzione, però. Il requisito dei 20 anni di attività professionale è richiesto ai farmacisti iscritti all’ENPAF a partire dal 1° gennaio 1995.
A chi, a partire da questa data, era già iscritto all’ENPAF e aveva meno di 45 anni di età, sono richiesti 2 anni di attività professionale ogni 3 anni di iscrizione e contribuzione successivi al 31 dicembre 1994.
Facciamo un esempio: per chi va in pensione nel 2023, gli anni di iscrizione a partire dal 1994 saranno 29. Dunque, se per ogni 3 anni di iscrizione e contribuzione sono richiesti 2 anni di attività professionale, al farmacista prossimo alla pensione saranno richiesti 19 anni di attività professionale.
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Pensione di vecchiaia per farmacisti: come funziona?
La pensione di vecchiaia è compatibile con la liquidazione di un supplemento di pensione, che matura attraverso la contribuzione versata dopo il pensionamento. Per richiedere la liquidazione della pensione bisogna compilare e inviare la modulistica disponibile sul sito dell’ENPAF, allegando i documenti richiesti.
La decorrenza della pensione scatta dal primo giorno del mese successivo al compimento dell’età pensionabile o dal primo giorno del mese successivo al raggiungimento dei requisiti richiesti, se non soddisfatti al momento del compimento dell’età pensionabile.
Pensione per farmacisti: se i contributi non bastano, c’è la restituzione?
Ma se per caso il farmacista non dovesse raggiungere il requisito contributivo per la pensione, avrà diritto alla restituzione dei contributi versati?
Sì, l’articolo 24 del regolamento ENPAF prevede la restituzione dei contributi previdenziali, in favore di chi, iscritto all’Albo professionale a partire dal 1° gennaio 1995, una volta compiuti 68 anni e 9 mesi di età (al netto dell’adeguamento all’aspettativa di vita), non abbia maturato i requisiti di iscrizione e contribuzione ai fini del conseguimento della pensione di vecchiaia.
L’interessato può presentare domanda e richiedere la restituzione dei contributi, previa cancellazione dall’Albo professionale. I contributi versati verranno decurtati di un’aliquota percentuale corrispondente al controvalore della copertura assicurativa dei rischi di invalidità o morte, fissata al 12%. La somma determinata è maggiorata dell’interesse semplice al tasso legale vigente.
I contributi versati, ma non validi ai fini pensionistici, fino al 2023 possono essere restituiti. Invece, i contributi versati a partire dal 1° gennaio 2004 non vengono restituiti.
Quanto prende di pensione un farmacista?
Quanto prende di pensione un farmacista? Anche nel loro caso l’importo è proporzionale a quanto versato ogni anno. Se prendiamo come esempio un iscritto a partire dal 2004, che ha maturato i requisiti richiesti (30 anni di contribuzione intera), la sua pensione mensile lorda sarà di circa 520 euro per 13 mesi (circa 6.800 euro netti l’anno).
In caso di contribuzione ridotta (meno di 30 anni), l’importo è relativo alla percentuale di riduzione applicata. Il versamento del contributo di solidarietà non produce pensione.
Pensione di invalidità per farmacisti: come funziona?
La pensione di invalidità spetta agli assicurati ENPAF che soddisfano i seguenti requisiti:
- essere inabili in modo assoluto e permanente a svolgere la propria attività professionale;
- avere un’età inferiore all’età pensionabile;
- avere almeno 5 anni di contribuzione;
- aver versato contributi per almeno 3 anni nel quinquennio precedente la richiesta di pensione.
Ad accertare l’invalidità del farmacista sono i medici convenzionati con l’ENPAF. Lo stesso ente può effettuare controlli sanitari periodici per verificare la conferma del diritto sanitario alla pensione di invalidità.
Il diritto spetta a patto che il farmacista cessi qualsiasi attività lavorativa. La prestazione non può essere cumulata alla pensione di vecchiaia. Nel momento in cui il pensionato invalido soddisfa i requisiti per la pensione di vecchiaia, la pensione di invalidità si trasforma in pensione di vecchiaia.
Per quanto riguarda l’importo della pensione di invalidità, se l’anzianità di iscrizione e contribuzione è inferiore a 20 anni, questo viene calcolato in base al numero e all’importo dei contributi versati, rapportata a un periodo di 20 anni.

Faq sulla pensione
Cosa si intende per “tax area” nelle pensioni nel 2023?
La “tax area” o “no tax area” è una soglia di reddito entro la quale un pensionato non è soggetto a tassazione. Nel 2023, questa soglia sarà per redditi fino a 8.500 euro l’anno. Chi riceve una pensione integrata al minimo e ha un reddito annuo di 7.328,62 euro rientra in questa no tax area.
Come funziona la pensione con l’Enpam?
Ogni associato, una volta completata la domanda di iscrizione, riceve dall’Enpam una carta munita di codice personale, con il quale si potrà risalire alla propria situazione contributiva.
Al termine dell’attività lavorativa, la fondazione eroga una pensione in favore dell’iscritto. Nel caso in cui dovesse subentrare una condizione di invalidità che renda impossibile lo svolgimento della professione o nel caso in cui l’iscritto dovesse morire, l’Enpam garantirà una pensione di invalidità all’iscritto e la pensione di reversibilità agli eredi. Per qualsiasi informazione in merito, vi consigliamo di scaricare il vademecum Enpam, in basso.
Come si calcola la pensione per lavoratori agricoli?
I contributi versati da questa categoria di lavoratori sono rapportati alla retribuzione percepita, tenendo conto che è necessario rispettare un minimale giornaliero di 53,95 euro, che è pari al 9,5% dell’importo del trattamento minimo mensile a carico del Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti (FPDL), ovvero 567,94 euro. Invece, i piccoli coloni agricoli e i compartecipanti familiari fanno fede, per la retribuzione di riferimento, ai salari medi convenzionali.
Infine, per chi rientra tra i contributivi puri, ovvero coloro che hanno versato contributi esclusivamente a partire dal 1° gennaio 1996, è previsto un massimale annuo della base contributiva e pensionabile di 105.014 euro, oltre il quale non è più possibile versare contributi per la pensione.
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