In pensione senza limite di età, ma a una condizione: accettare il ricalcolo dell’importo con il sistema contributivo. (scopri le ultimissime notizie sulle pensioni sempre aggiornate. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
Nell’incontro di ieri con i sindacati si è discusso della riforma del sistema previdenziale. Le posizioni sono distanti e si registra anche una spaccatura interna tra le parti sociali: se la Cgil ritiene che l’incontro di ieri sia stato «del tutto inutile» e la Uil aggiunge di aver ascoltato «solo dichiarazioni di principio, non ci servono chiacchiere e distintivo», la Cisl sostiene che sia «un fatto estremamente positivo aver riaperto il dialogo con il governo per strutturare la riforma del sistema previdenziale».
L’argomento di ieri ha riguardato in particolare gli anticipi pensionistici. Uno degli aspetti più delicati: si scontra con l’altra questione sul campo, la sostenibilità economica.
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Come andare in pensione senza limite di età
Per l’esecutivo la riforma del sistema previdenziale è uno snodo cruciale, insieme al rinnovamento del fisco (dove i lavori sono molto più avanti e sono stati già definiti i criteri base), rappresenta uno dei capisaldi dell’Italia che verrà. I dossier erano stati già aperti dal governo Draghi: pensione e fisco sono le basi sulle quali costruire la sostenibilità economica del Paese e dare un futuro meno incerto alle generazioni più giovani.
Per la riforma delle pensioni sono tutti concordi che bisogna superare la Legge Fornero, rivedere Quota 103 e Opzione donna, incentivare le uscite anticipate dei lavoratori per facilitare il ricambio generazionale (Ape sociale, Contratto di Espansione, Isopensione).
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Quota 41 contributiva
A sorpresa nel fascicolo dedicato al superamento di Quota 103 (la misura che prevede il pensionamento per chi ha 41 anni di contribuzione e 62 anni di età, e che è in scadenza il 31 gennaio), è spuntata un’altra ipotesi: Quota 41 solo contributiva.
Ci spieghiamo meglio: la misura prevede il pensionamento a qualsiasi età se si sono versati 41 anni di contributi. Ma solo a una condizione: l’importo dell’assegno dovrà essere determinato con il calcolo contributivo.
In questo modo la misura sarebbe più sostenibile per il bilancio dell’ente previdenziale, assicurando nel contempo una uscita dal lavoro molto anticipata per chi ha già lavorato per 41 anni.
Pensione senza limite di età: conviene?
Su Quota 41 solo contributiva il governo attende la proiezione dei costi che dovrà essere definita dall’Osservatorio sulla spesa previdenziale.
Ma questa uscita molto anticipata è davvero conveniente per i lavoratori? A prima vista non molto.
Chi ha iniziato a lavorare a 18 anni potrebbe uscire dal lavoro a 59. Questo lavoratore ha firmato il primo contratto nel 1982, significa che ha almeno 14 anni di contributi che dovrebbero essere calcolati con il sistema retributivo (fino al 31 dicembre 1995): rinunciare per avere tutto l’importo con il contributivo significa perdere un bel po’ di soldi sulla pensione.
Quanti potrebbero accettare questa condizione?
Soprattutto perché – come prevede la legge Fornero – determinate categorie di lavoratori potrebbero aspettare poco più di un anno per accedere alla pensione ai precoci, una misura che prevede l’uscita a qualsiasi età con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Ma a determinate condizioni:
- aver versato almeno un anno di contributi prima del compimento del 19 anni;
- e appartenere a una di queste categorie:
- disoccupati senza ammortizzatori sociali;
- lavoratori che assistono familiari di primo e secondo grado con disabilità grave (legge 104, comma 3);
- lavoratori con un’invalidità riconosciuta pari o superiore al 74%;
- lavoratori che svolgono un’occupazione ritenuta pesante (svolta in via continuativa per almeno 6 anni degli ultimi sette, o sette anni degli ultimi dieci).
Pensione senza limite di età: quando può essere una soluzione
La Quota 41 contributiva può essere conveniente solo per chi ha pochi anni di lavoro prima del 31 dicembre del 1995 (da lì in poi scatta infatti il ricalcolo con il contributivo). Al momento nessuno: perché chi ha cominciato a versare contributi nel 1990 (e quindi ha solo cinque anni che rientrano nel sistema retributivo) raggiungerà i requisiti per Quota 41 solo nel 2031.
Insomma, si tratta di un escamotage per introdurre comunque Quota 41 senza limiti di età, ma non sembra una misura così interessante.
Certo può essere una chance per chi dopo 41 anni di lavoro è ancora lontano dall’età pensionabile. Ma riguarda solo chi ha iniziato a versare contributi molto presto. E dopo tanti anni di lavoro perché dovrebbe scegliere un trattamento così penalizzante?
Pensione senza limiti di età: ipotesi futuro
Quota 41 potrebbe essere interessante tra sette, otto anni, nel 2031, quando quel limite contributivo sarà raggiunto da chi ha iniziato a lavorare nel 1990 e quindi la penalizzazione riguarderà solo 5 anni di versamenti.
E quindi rinunciare a un piccolo importo della pensione in cambio dell’uscita dal lavoro a qualsiasi età (avendo raggiunto i requisiti) potrebbe rivelarsi un’opzione interessante.
Pensione senza limite di età: ma solo per lavoratori forti
Il punto però è sempre lo stesso: questo provvedimento offre una possibilità di uscita anticipata ai cosiddetti “lavoratori forti”. Ovvero a coloro che hanno avuto carriere lavorative lunghe e senza interruzioni.
Si tratta dunque di lavoratori che raggiunta una certa età hanno già un ventaglio di scelte per l’uscita anticipata. C’è infatti anche la pensione contributiva a 64 anni, che ricalca lo stesso schema di Quota 41, ma con il limite di età (in quel caso si può uscire anche con 20 anni di contribuzione, ma solo se l’importo del trattamento raggiunge una determinata soglia).
Il problema nei prossimi anni sarà quello di garantire una pensione dignitosa a chi non può esibire tanti anni di contribuzione, ovvero a tanti che a partire dalla fine degli anni ‘90, hanno racimolato assunzioni a tempo determinato, con stipendi bassi e vuoti contributivi tra un contratto e l’altro.
Al momento gli sforzi del governo si concentrano solo su Quota 41, con penalizzazione o meno. Sarebbe il caso di allargare lo sguardo. Certo sul tavolo resta l’Ape sociale estesa, che continua a essere una scelta possibile (servono comunque 30 o 35 anni di contributi e appartenere a determinate categorie).

Faq (domande e risposte)
Di cosa si è discusso nell’incontro con i sindacati?
Si è discusso della riforma del sistema previdenziale.
Qual è il fulcro della riforma del sistema previdenziale?
Il fulcro è l’introduzione di “Quota 41”, un’opzione che consente la pensione a qualsiasi età con 41 anni di contributi.
Cosa significa “Quota 41 solo contributiva”?
Significa che l’importo della pensione sarà calcolato solo in base ai contributi versati, indipendentemente dall’età del lavoratore.
Quanti anni di contributi sono necessari per accedere alla pensione ai precoci secondo la legge Fornero?
Sono necessari 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Perché Quota 41 potrebbe non essere conveniente per i lavoratori?
Potrebbe non essere conveniente perché richiede un ricalcolo dell’importo della pensione con il sistema contributivo, che potrebbe risultare inferiore.
Quando Quota 41 potrebbe diventare un’opzione interessante?
Potrebbe diventare interessante intorno al 2031, quando i lavoratori che hanno iniziato nel 1990 raggiungeranno i requisiti.
Chi beneficia maggiormente dell’introduzione di Quota 41?
Beneficiano principalmente i “lavoratori forti”, ovvero quelli con carriere lunghe e senza interruzioni.
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