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Pensioni, scatta l’allarme per il 2030

Pensioni, scatta l'allarme per il 2030: per quella data il numero dei pensionati sarà cresciuto molto più dei lavoratori e l’inflazioni può solo peggiorare il quadro. I costi del sistema previdenziale sono in crescita esponenziale. Nel 2030 saranno il 17% del Pil. Vediamo insieme quali sono le cause, le conseguenze e le possibili soluzioni.

di Redazione

Ottobre 2023

Pensioni, scatta l’allarme per il 2030, quando il numero dei pensionati sarà aumentato ancora rispetto ai lavoratori. Ad accelerare una crisi annunciata si è aggiunta anche l’inflazione. Un esempio? La spesa pensionistica è salita nel 2023 a 317 miliardi. Nel 2040 aumenterà fino a 340 miliardi. Il rapporto tra il PIL (prodotto interno lordo) e spesa per le pensioni è al 16%. Tra il 2030 e il 2040 arriverà al 17%. Pesa su tutto anche la crisi demografica. Ma vediamo nel dettaglio. (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Effetti della crisi demografica

La crisi demografica è uno dei fattori più critici per il sistema pensionistico italiano. Il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati, indicato con il termine “rapporto di dipendenza”, è di cruciale importanza per la tenuta del sistema.

Tendenze demografiche

AnniPopolazione totalePopolazione in età da lavoroPensionati
202060 milioni35 milioni15 milioni
2030 (prev.)59 milioni33 milioni18 milioni
2040 (prev.)58 milioni31 milioni20 milioni

Da questa tabella si può notare che la popolazione totale sta diminuendo, mentre il numero di pensionati è in aumento. Una dinamica che mette sotto pressione il sistema previdenziale, rendendo difficile mantenere i livelli attuali di pensione.

Soluzioni a breve termine

Alcune possibili soluzioni a breve termine potrebbero includere:

  1. Incentivi alla natalità;
  2. Migrazione controllata di lavoratori qualificati;
  3. Aumento dell’età pensionabile.

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I prepensionamenti pesano sulla tenuta del sistema

Un altro aspetto critico è rappresentato dai prepensionamenti. Secondo il Rapporto annuale del Centro Studi Itinerari Previdenziali, queste modalità di uscita anticipata dal mercato del lavoro mettono a rischio la sostenibilità del sistema pensionistico.

Tipologie di prepensionamento

Tipo di prepensionamentoEtà mediaIncidenza sul sistema
Quota 100/102/10262/64 anniAlta
Opzione Donna58 anniMedia
APE Sociale63 anniBassa

Come si vede dalla tabella, la Quota 100 (e derivate) è la più onerosa in termini di incidenza sul sistema. L’età media più bassa e il numero elevato di adesioni ne fanno un fattore critico. L’incidenza dell’Ape sociale è bassa, anche per questo la misura sarà rinnovata e forze ampliata nel 2024, diventando molto probabilmente strutturale (si discute anche di Ape donna in sostituzione dell’attuale Opzione donna).

Soluzioni in discussione

Tra le soluzioni in discussione per affrontare questo problema vi sono:

  1. Revisione dei criteri di accesso ai prepensionamenti;
  2. Limitazione delle eccezioni;
  3. Introduzione di incentivi per rimanere nel mondo del lavoro.

Il sistema non regge più

Il sistema pensionistico italiano è dunque sotto pressione e mostra segni evidenti di instabilità. Se non si interviene con riforme strutturali, le conseguenze potrebbero essere gravi. Ma di questo parliamo nei prossimi paragrafi.

Spesa pensionistica e PIL

Il rapporto tra la spesa pensionistica e il Prodotto Interno Lordo (PIL) è in continua crescita. Si prevede, come accennato, che passerà dal 16% del 2023 al 17% del 2040. Questo andamento è insostenibile nel lungo termine.

Gli effetti del contributivo

Un cambio di prospettiva

L’introduzione del sistema contributivo ha rappresentato un cambio radicale nel modo in cui le pensioni sono calcolate. Questo sistema si basa sui contributi effettivamente versati durante la carriera lavorativa, piuttosto che sull’ultimo stipendio o sulla media degli stipendi degli ultimi anni, come accadeva nel sistema retributivo. La conseguenza però è stata evidente anche per i cittadini: gli importi pensionistici determinati con il calcolo contributivo sono molto più bassi rispetto a quelli del sistema precedente (retributivo). Ricordiamo che il calcolo contributivo si applica a tutti i contributi che sono stati versati dopo il 31 dicembre 1995.

Tabella: impatto del sistema contributivo vs sistema retributivo

AnnoSistema Retributivo (% PIL)Sistema Contributivo (% PIL)Differenza
202316%16%0%
204017%16%-1%
205018%16%-2%
207019%14%-5%

Implicazioni dirette

Le possibili soluzioni

Di fronte all’imminente crisi, è necessario esplorare soluzioni concrete. Ecco alcune delle vie percorribili:

Crescita economica e demografica

Per sostenere il sistema attuale, l’Italia avrebbe bisogno di raddoppiare la produttività. E questo è il primo punto. Ma non solo: un aumento della produttività dovrebbe coincidere non solo con l’aumento delle retribuzioni e quindi dei versamenti contributivi, che oltre ad alimentare il sistema previdenziale possono garantire assegni pensionistici meno bassi.

Riforma strutturale del sistema

C’è poi da valutare l’effetto che potrebbe generare una riforma delle pensioni. Sembra questa la soluzione più radicale ma anche la più efficace per risolvere i problemi strutturali del sistema. Questa riforma potrebbe includere:

Piano pensionistico personale

Un approccio più individualistico suggerisce di essere previdenti, ovvero di iniziare a investire in piani pensionistici complementari per coprire eventuali carenze del sistema pubblico. La cosiddetta pensione integrativa.

Tabella: vantaggi e svantaggi delle soluzioni

SoluzioneVantaggiSvantaggi
Crescita economicaRisolve il problema alla radiceDifficile da attuare
Riforma strutturaleEfficace nel lungo termineImpopolare, lunga da implementare
Piano pensionistico personaleControllo individualeNon risolve il problema collettivo

La realtà è che probabilmente sarà necessario un mix di queste soluzioni per evitare il collasso del sistema pensionistico italiano.

Complicazioni per la riforma del sistema previdenziale

La riforma pensioni è un argomento complesso. Diverse misure come Quota 41 e la modifica della legge Fornero sono state prese in considerazione, ma attuare cambiamenti reali si sta rivelando un processo lungo e complicato.

Inflazione: il fattore inatteso

L’inflazione sta rendendo le cose ancora più difficili. Nel 2023, l’inflazione ha spinto la spesa pensionistica a salire vertiginosamente, segnando una crescita del 7.3%. Tutto questo ha un impatto diretto sui pensionati, i cui trattamenti devono essere rivalutati all’inflazione dell’anno precedente, complicando ulteriormente la situazione (con l’incremento della spesa).

Per l’inflazione c’è poco da fare. O meglio, bisogna sperare che vengano meno le fibrillazioni internazionali (guerra e crisi energetica) per riportare il tasso inflattivo intorno al 2% (sostenibile per tutte le economie).

Impatto della crisi demografica

Un altro fattore preoccupante, come accennato, è la crisi demografica. L’Italia sta invecchiando e ci sono sempre meno giovani per sostenere il sistema. Questo mette in pericolo il rapporto tra attivi e pensionati, facendo salire il costo delle pensioni e aggravando la situazione economica del Paese.

AnnoSpesa Pensionistica (in miliardi)PIL e Spesa Pensionistica (%)
202331716%
2024340.5616%
2025> 35016/17%
2026360.67poco meno del 17%

Le prospettive future

Se non verranno adottate misure correttive, la spesa pensionistica, in rapporto al PIL, potrebbe raggiungere livelli insostenibili entro il 2030. È fondamentale che si intervenga con una riforma efficace e tempestiva per evitare un crollo del sistema.

E il 2030 è dietro l’angolo: non si tratta di una prospettiva a medio o lungo termine. Sono solo 6 anni.

Sono anche queste considerazioni e questi calcoli, oltre alla carenza di risorse economiche, che stanno rendendo particolarmente complesso il discorso sul rinnovamento del sistema previdenziale. Bisogna aggiungere anche un altro dato, che è comunque direttamente connesso, l’invecchiamento della popolazione comporterà anche un progressivo e vistoso aumento della spesa assistenziale. Un aspetto che il governo (questo e i prossimi) non potranno e dovranno ignorare.

Pensioni, scatta l'allarme per il 2030
Nell’immagine un uomo perplesso che teme per la sua pensione.

FAQ (domande e risposte)

Qual è l’effetto dell’inflazione sulla spesa pensionistica per il 2023?

L’inflazione ha avuto un impatto significativo sulla spesa pensionistica, facendola salire fino a 317 miliardi di euro nel 2023. La rivalutazione dei trattamenti pensionistici è legata all’inflazione dell’anno precedente, contribuendo a un aumento della spesa.

Come influisce la crisi demografica sul sistema delle pensioni in Italia?

La crisi demografica sta esacerbando la tensione sul sistema previdenziale. Il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati sta diventando sempre più sfavorevole a causa del calo delle nascite e dell’aumento del numero di persone che andranno in pensione nei prossimi anni. Questo implica che non ci saranno abbastanza lavoratori attivi per sostenere il crescente numero di pensionati.

Quali sono le implicazioni del rapporto tra attivi e pensionati sul futuro delle pensioni?

Con un rapporto attivi/pensionati di 1,46 e un numero crescente di persone che andranno in pensione, il sistema è destinato a subire un forte stress finanziario. Meno lavoratori attivi per pensionato implica che le entrate derivanti dai contributi saranno insufficienti a coprire le uscite per le pensioni.

Cosa suggerisce il rapporto annuale del Centro Studi Itinerari Previdenziali riguardo ai prepensionamenti?

Il rapporto sottolinea che le diverse modalità di prepensionamento stanno mettendo a rischio la stabilità del sistema previdenziale. Per garantire la sostenibilità, il rapporto suggerisce di ridurre le numerose forme di anticipo pensionistico a favore di una revisione duratura del sistema.

Come cambierà il rapporto tra spesa pensionistica e PIL nel lungo termine?

Il rapporto tra la spesa pensionistica e il PIL è previsto aumentare dal 16% nel 2023 al 17% nel 2040. Tuttavia, a partire dal 2045, è prevista una diminuzione rapida di questo rapporto, che tornerà al 16% nel 2050 e al 14% nel 2070.

Quali sono le possibili soluzioni per evitare il crollo del sistema pensionistico italiano?

Tra le possibili soluzioni proposte sono: la crescita economica e demografica dell’Italia, una riforma strutturale e permanente dell’intero sistema pensionistico, e l’adozione di strumenti di pensionamento individuale per colmare il gap tra le pensioni erogate e le aspettative dei futuri pensionati.

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