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Pensioni, come aumentare l’importo

Pensioni, come potrebbe aumentare l'importo e ridursi l’età di uscita dal lavoro. Dipende tutto da quando si è iniziato a versare contributi, se prima o dopo il 31 dicembre 1995. Cosa cambia e quali sono le penalizzazioni per i contributivi puri rispetto a chi rientra nel calcolo misto.

di Redazione

Maggio 2023

Pensioni, come potrebbe aumentare l’importo e ridursi l’età di uscita dal lavoro. (scopri le ultimissime notizie sulle pensioni sempre aggiornate. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

La questione è legata al sistema di calcolo: retributivo o contributivo. Come sapete chi accede alla pensione con il regime contributivo subisce una penalizzazione sull’importo dell’assegno pensionistico. La pensione è più bassa perché vengono calcolati solo i contributi che il lavoratore ha versato durante la sua carriera lavorativa.

Il regime retributivo, che si applica sui contributi versati fino al 31 dicembre 1995 (è importante ricordare questa data per il discorso che andremo a sviluppare), e l’importo del trattamento pensionistico viene determinato in base alle retribuzioni più alte che il lavoratore ha conseguito nel corso degli ultimi anni di attività.

Fin qui ci siamo. È cosa ben nota. Ma l’appartenere al regime contributivo o a quello misto (retributivo/contributivo) ha delle conseguenze anche sull’uscita dal lavoro. Ed è questo l’argomento che intendiamo approfondire in questo post.

Potrebbe interessarti sapere quanto puoi prendere di pensione con uno stipendio di 1.200 euro; c’è anche un post che spiega quale potrebbe essere l’importo della pensione con uno stipendio da 1.800 euro; e infine c’è un articolo che elenca quali sono i lavori considerati usuranti (e che possono consentire una uscita anticipata).

Pensioni, come aumentare l’importo: tutele e date

Oltre a incidere sulla data di uscita dal lavoro. I lavoratori che rientrano interamente nel regime contributivo (e oggi possono aver accumulato 27 anni di contribuzione, quindi saranno i pensionati di domani), subiscono delle conseguenze negative non solo per l’importo della pensione, ma anche perché non hanno diritto ad alcune tutele (che sono invece garantite ai retributivi e a chi rientra le calcolo misto).

Una fra tutte: i contributivi puri (coloro che hanno iniziato a versare contributi dal primo gennaio 1996), non hanno diritto all’integrazione al trattamento minimo.

Sono quindi esclusi da una norma rilevante per garantire un minimo di vita dignitosa ai pensionati che hanno diritto a un importo inferiore a una soglia minima (che viene fissato ogni anno in base all’inflazione).

La cosa quasi paradossale è che se un lavoratore ha iniziato a versare contributi nel dicembre del 1995 rientra nel calcolo misto e quindi avrebbe diritto al trattamento minimo.

Ma non è il solo vantaggio.

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Pensioni, come aumentare l’importo: precoci

Ai contributivi puri è precluso anche l’accesso alla pensione ai precoci, che può essere raggiunta, a determinate condizioni, quando sono stati versati 41 anni di contribuzione (e a qualsiasi età).

È pur vero che oggi chi accede a questo trattamento pensionistico è per ovvie ragioni nel regime misto (retributivo/contributivo), perché per arrivare a 41 anni di contribuzione deve necessariamente aver iniziato a lavorare nel 1982 (o anche prima in caso di carriere discontinue). Ha quindi 13 anni di contribuzione retributiva.

Ma, appunto, fra 13 anni, quando questo trattamento sarà potenzialmente a disposizione anche dei contributivi puri, non sarà accessibile per loro.

Ricordiamo che oggi hanno diritto all’uscita con 41 anni di contributi (pensione ai precoci) i lavoratori che rientrano in una di queste condizioni:

Ma devono anche rispettare un altro determinante requisito, quello che ha poi dato il nome a questo trattamento (pensione ai precoci):

devono aver versato prima del compimento dei 19 anni, almeno un anno di contribuzione effettiva.

Oltre naturalmente (ma come abbiamo detto per 13 anni sarà inevitabile) ad aver iniziato a lavorare prima del primo gennaio 1996.

Per capirci, nel 2036 (se non c’è nel frattempo una sostanziale riforma del sistema pensionistico), quando ci saranno lavoratori che hanno 41 anni di versamenti interamente nel regime contributivo, non si potrà accedere a questo trattamento.

Cambia tutto se solo un mese di contribuzione è stato accreditato all’INPS entro il 31 dicembre del 1995.

Pensioni, come aumentare l’importo: delega Amato

C’è un altro vantaggio per chi ha versato un solo mese di contributi prima del 1996, la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi (invece di 20).

Si tratta della terza deroga Amato. Questa normativa prevede la possibilità di andare in pensione con un numero di anni contributivi in meno a coloro che hanno un’anzianità assicurativa di almeno 25 anni.

Pensioni, come potrebbe aumentare l'importo
Nella foto una coppia di anziani.

Pensioni, come aumentare l’importo: limite importo

Per i contributivi puri le penalizzazioni non sono finite. Oltre a ricevere un importo pensionistico più basso e a non poter accedere a determinati trattamenti, è stato inserito un altro ostacolo: un limite minimo dell’assegno per poter andare in pensione a 67 anni con almeno 20 anni di contribuzione.

In pratica potrà uscire dal lavoro solo chi all’età per la pensione di vecchiaia avrà maturato un assegno pari almeno a 1,5 volte il minimo: nel 2023 l’assegno mensile dovrà quindi essere pari a 754,91 euro.

Se non si centra questo obiettivo, l’appuntamento con la pensione di vecchiaia è rinviato di qualche anno, fino a un’età massima di 71 anni.

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