Pensioni tagliate, o meglio: con una rivalutazione ridotta rispetto all’inflazione. Il governo si appresta a replicare il taglio per gli assegni pensionistici che sono superiori a quattro volte il minimo INPS, ovvero 2.101,52 euro, poco più di 1.700 euro nette. Pensioni che perderanno ulteriormente potere d’acquisto. Le reazioni non mancano e si preannunciano cause legali. (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Pensioni tagliate e la Legge di Bilancio
L’elaborazione della prossima legge di Bilancio sta suscitando un accesso dibattito, in particolare per quanto riguarda le pensioni tagliate, ovvero quegli assegni pensionistici che anche per il 2024 non avranno diritto alla rivalutazione piena rispetto all’inflazione.
Decisioni del governo
Il governo ha preso in considerazione la possibilità di:
- Mettere le mani sugli assegni medio-alti, riprendendo una strategia simile a quella adottata dal governo Monti nel 2011.
- Guardare agli stipendi e pensioni come possibili aree dove fare dei tagli.
Statistiche chiave
- 13% dei contribuenti in Italia: queste persone hanno un reddito, sia da lavoro che da pensione, che supera i 35 mila euro lordi e da soli versano più del 60% di tutta l’Imu raccolta.
- Inflazione galoppante: ha eroso il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, indipendentemente dal loro reddito.
L’intento del governo
L’obiettivo principale è dunque quello di limitare ulteriormente la rivalutazione delle pensioni per gli assegni che superano quattro volte il minimo Inps. Ciò significa, in termini pratici, qualsiasi importo superiore a 2.101,52 euro lorde.
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Le rivalutazioni del 2023
Nel 2023, ci sono state diverse decisioni cruciali riguardo alle pensioni.
Perequazione automatica
- Definizione: la rivalutazione dell’importo pensionistico legato all’inflazione, mirata a proteggere il potere d’acquisto.
- Rivalutazioni dell’Inps: dal primo gennaio, l’Inps ha rivalutato le pensioni e le prestazioni assistenziali al 100% solo per coloro che nel 2022 avevano ricevuto meno di 2.101,52 euro al mese. Tutti gli altri pensionati hanno visto una percentuale calante.
Le percentuali
- Assegni fino a 2.101,52 euro: 100% rivalutazione
- Assegni superiori ai 2.101,52 euro ma sotto i 5.250 euro: Riduzione progressiva fino al 32%
- Legge di Bilancio 2023: Taglio della rivalutazione per pensioni con importi 4 volte superiori al minimo trattamento, con percentuali tra il 15% e il 68%.
Impatto sul potere d’acquisto
- Perdita: si prevede una perdita di potere d’acquisto tra il 7,5% e il 9%.
- Conseguenze a lungo termine: se esteso per dieci anni, la mancata rivalutazione della pensione all’inflazione potrebbe significare un “prelievo” di 40 miliardi di euro dai pensionati. Se il governo dovesse decidere di fare lo stesso nel 2024, l’importo salirebbe a 60 miliardi.
Il peso sul ceto medio
Il ceto medio sentirà il maggiore impatto economico, con un onere che aumenta anno dopo anno.
Il dettaglio sulla rivalutazione dello scorso anno
Il concetto di perequazione automatica
La perequazione automatica rappresenta dunque la rivalutazione dell’importo pensionistico, legata all’inflazione e volta a proteggere il potere d’acquisto dei pensionati. Nel 2023, come abbiamo visto, ci sono stati notevoli cambiamenti nella modalità di applicazione di questa rivalutazione.
La Legge di Bilancio 2023 e le pensioni
La Legge di Bilancio del 2023 ha introdotto queste modifiche:
- Pensioni pari o inferiori a 4 volte il trattamento minimo INPS (2.101,52 euro):
- Rivalutazione al 100% (pieno 7,3%).
- Pensioni superiori a 4 volte il trattamento minimo ma inferiori o pari a 5 volte:
- Adeguamento del 85% (6,21%).
- Pensioni superiori a 5 volte ma inferiori o pari a 6 volte il trattamento minimo:
- Rivalutazione del 53% (3,87%).
- Pensioni oltre 6 volte ma inferiori a 8 volte il trattamento minimo:
- Rivalutazione del 47% (3,43%).
- Pensioni oltre 8 volte ma inferiori a 10 volte il trattamento minimo:
- Rivalutazione del 37% (2,70%).
- Pensioni superiori a 10 volte il trattamento minimo:
- Rivalutazione del 32% (2,34%).
Da queste cifre emerge che, in generale, le pensioni più elevate hanno subito una rivalutazione ridotta rispetto a quelle più basse.
Cida: ora azione legale
La Cada (Confederazione Italiana dei Dirigenti e delle Alte Professionalità) ha preso una posizione molto ferma sul tema delle pensioni tagliate. Ecco i dettagli:
- Situazione attuale: in 25 anni, le pensioni dei dirigenti e di tutti coloro con un reddito pensionistico superiore a 4 o 5 volte il minimo INPS hanno subito numerosi tagli. Questo ha comportato una perdita di oltre 1/4 del potere d’acquisto.
- Azione legale: la Cida ha deciso di intraprendere un’azione legale. Ha incaricato lo studio legale BonelliErede per avviare sette cause giudiziarie. L’obiettivo è far riconoscere l’anticostituzionalità di questi tagli.
- Motivazione: il sistema previdenziale ed economico italiano non può continuare a sfruttare una certa fascia di cittadini. La Cida sottolinea la necessità di una maggiore equità e di guardare ad altre soluzioni, come la lotta all’evasione fiscale.
Uil: ricorso contro il taglio della rivalutazione
La Uil (Unione Italiana del Lavoro) non è rimasta indietro e ha avviato un analogo percorso legale. Questi sono i passi chiave:
- Presupposto: la Uil sostiene che le pensioni sono frutto di anni di lavoro e contributi. Non possono essere viste come un salvadanaio da rompere all’occorrenza.
- Ricorso: la Uil ha avviato un ricorso per contrastare la decisione sulle pensioni tagliate. L’obiettivo principale è ottenere una pronuncia della Corte Costituzionale in favore dei pensionati, sia del settore pubblico che privato.
Cosa aveva detto la Consulta
La Consulta, o Corte Costituzionale, ha un ruolo cruciale nella determinazione della legalità delle leggi e delle decisioni del governo. Ecco cosa ha detto in passato:
- Storia: nel 2015, la Consulta ha esaminato i tagli alle pensioni introdotti dal governo Monti. In quel momento, ha dichiarato illegittimo il meccanismo di perequazione adottato.
- Motivazione: la Corte ha stabilito che solo in casi di vera emergenza lo Stato può non adeguare le pensioni all’inflazione.
- Implicazioni per il futuro: questa pronuncia passata potrebbe influenzare le decisioni future sulla questione delle pensioni tagliate. Se le azioni legali della Cida e della Uil vengono prese in considerazione dalla Consulta, potrebbero avere fondamenti solidi per i loro argomenti basandosi su precedenti decisioni.

FAQ (domande e risposte)
Come viene descritta la rivalutazione delle “Pensioni tagliate”?
La rivalutazione delle “Pensioni tagliate” si riferisce all’adeguamento dell’importo pensionistico legato all’inflazione. Il suo scopo è proteggere il potere d’acquisto dei pensionati. Tuttavia, nel contesto attuale, questa rivalutazione è ridotta rispetto all’inflazione. Ciò significa che le pensioni subiranno un decremento del loro valore reale.
Quali modifiche ha introdotto la legge di Bilancio 2023 sulle pensioni?
La legge di Bilancio 2023 ha introdotto nuove regole di rivalutazione:
Le pensioni non superiori a quattro volte il minimo INPS saranno rivalutate completamente rispetto all’inflazione.
Le pensioni di importo compreso tra 4 e 10 volte il minimo INPS subiranno una riduzione progressiva nella loro rivalutazione, con percentuali variabili tra l’85% e il 32% dell’inflazione.
Complessivamente, queste nuove fasce di rivalutazione sono più restrittive, soprattutto per coloro che ricevono assegni pensionistici più alti.
Di quanto perderanno potere d’acquisto le pensioni tra il 2023 e il 2024?
Le pensioni subiranno una perdita di potere d’acquisto tra il 7,5% e il 9% a causa delle nuove regole di rivalutazione. In termini monetari, ciò si traduce in un “prelievo” di 40 miliardi di euro dalle tasche dei pensionati solo nel 2023. Se la stessa politica viene applicata anche nel 2024, questa cifra aumenterà a 60 miliardi di euro.
Perché la Cida ha deciso di intraprendere un’azione legale?
La Cida ha deciso di intraprendere un’azione legale perché ritiene che i tagli continui alle pensioni abbiano avuto un impatto significativo sul potere d’acquisto dei pensionati. In 30 anni, i pensionati con un reddito superiore a 4 o 5 volte il minimo INPS hanno perso più di 1/4 del loro potere d’acquisto. La Cida intende contestare questi tagli come anticostituzionali e proteggere i diritti dei pensionati.
Qual è l’obiettivo del ricorso avviato dalla Uil?
L’obiettivo del ricorso avviato dalla Uil è ottenere una pronuncia dalla Corte Costituzionale a favore dei pensionati, sia del settore pubblico che privato. La Uil ritiene che le pensioni siano il risultato di anni di lavoro e contributi e che non debbano essere utilizzate come una fonte facile di fondi ogni volta che il governo ha bisogno di risorse.
Che posizione ha preso la Consulta sui tagli di Monti nel 2015?
Nel 2015, la Consulta ha esaminato i tagli alle pensioni introdotti dal governo Monti. La Corte ha dichiarato illegittimo il meccanismo di perequazione adottato, sostenendo che solo in casi di vera emergenza lo Stato può non adeguare le pensioni all’inflazione. Questo verdetto potrebbe influenzare le decisioni future relative alle “pensioni tagliate”.
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