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Perché vogliamo lavorare meno

La tensione tra vita lavorativa e personale sta crescendo tra gli italiani. Molti aspirano a lavorare meno. Questo desiderio è evidente in un'indagine del Corriere della Sera. Le soluzioni proposte includono smart working, flessibilità di orario e assistenza per l'infanzia. Tuttavia, lavorare meno ha un costo elevato, e richiede l'intervento del governo e l'innovazione.

di Redazione

Luglio 2023

Perché vogliamo lavorare meno? Il rapporto tra gli italiani e il lavoro diventa sempre più complesso: aumenta l’insoddisfazione, i salari perdono potere d’acquisto e cresce il desiderio di essere meno impegnati sul lavoro. (scopri le ultimissime notizie sul lavoro sempre aggiornate. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Vorremmo lavorare meno, è questo il pensiero comune tra molti residenti in Italia. Lavorare meno per vivere meglio. Ma di recente si finisce per lavorare più del previsto. Bilanciare le responsabilità familiari e le attività fuori casa appare un’impresa ardua.

Il quadro di questa situazione è stato delineato da un sondaggio condotto tra i lettori del Corriere della Sera, disponibile sul blog “La nuvola del lavoro”.

Potrebbe interessarti un articolo che spiega nel dettaglio l’intenzione del governo di promuovere lo smart working e la settimana corta; c’è poi un post che spiega nel dettaglio tutte le novità contenute nel decreto Lavoro.

La partecipazione al sondaggio e i problemi principali

Circa 3.700 lavoratori, sia autonomi che dipendenti, hanno risposto al questionario, un numero statisticamente rilevante. Il sondaggio ha esplorato tre aree principali:

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Lavorare meno: il sacrificio delle donne

In base ai risultati del sondaggio, più del 10% delle donne oltre i quaranta anni ha rinunciato al primo figlio, più del 10% al secondo e quasi il 10% al terzo. Il lavoro, quindi, risulta spesso un ostacolo alla maternità. Ma il problema si presenta anche per i padri, seppure in misura minore: il 37% dei lavoratori autonomi e il 35% dei dipendenti afferma di aver ridotto il proprio desiderio di paternità a causa delle esigenze lavorative.

Come migliorare la situazione?

Quali sono le soluzioni più apprezzate tra i dipendenti per migliorare la situazione? In cima alla lista ci sono:

Lavorare meno, inflazione e salari

Un aspetto delicato è il potere d’acquisto in un periodo di alta inflazione come quello attuale. Il 67% dei dipendenti afferma di non aver bilanciato l’aumento dei prezzi con un incremento dello stipendio, vedendo quindi il proprio salario reale diminuire. La situazione è più positiva per i lavoratori autonomi: uno su due è riuscito a equilibrare l’aumento dei prezzi con un incremento del reddito.

Orari di lavoro e il desiderio di lavorare meno

Riguardo l’orario di lavoro, il 20% dei dipendenti e il 44% dei lavoratori autonomi lavorano sei giorni a settimana (più di 45 ore). Il dibattito sulla settimana corta, con questi numeri, sembra lontano dalla realtà.

Il 61% dei dipendenti desidera lavorare meno, rispetto al 39% dei lavoratori autonomi. Gli autonomi lavorano di più ma sentono meno il bisogno di ridurre le loro attività.

Lavorare meno, lavorare meglio

I sindacati dell’industria del legno-arredo, Filca, Fillea, Feneal, hanno proposto l’idea di “lavorare meno” per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro.

Chiedono una riduzione del carico lavorativo di circa 12 giorni l’anno. Successivamente, i bancari hanno proposto 10 ore in meno al mese, pari a quasi 16 giorni l’anno, oltre a un aumento salariale di 435 euro in tre anni. Infine, i lavoratori dell’industria alimentare aspirano a 24 giorni di lavoro in meno all’anno e un aumento di 300 euro, distribuiti su quattro anni.

Alla scoperta di un equilibrio sostenibile

La combinazione di riduzione del tempo di lavoro e aumenti salariali, promossa dai sindacati, è sicuramente apprezzata tra i lavoratori. Tuttavia, considerando la sostenibilità economica come un pilastro degli accordi, un’analisi preliminare potrebbe portare i negoziati su percorsi complicati. Le richieste sono molto onerose e la produttività del lavoro è un punto delicato nel nostro paese.

I prossimi mesi: orario, flessibilità e salario

Nei prossimi mesi, vedremo se durante la contrattazione emergerà un nuovo equilibrio tra orario, flessibilità e salario. E anche occupazione. I sindacati delle telecomunicazioni stanno considerando l’idea di limitare la richiesta di aumento salariale in cambio di una riduzione dell’orario lavorativo, anche per proteggere l’occupazione.

Il desiderio di “guadagnare tempo”

Numerosi sondaggi hanno evidenziato un desiderio comune tra i lavoratori: quello di “guadagnare tempo“. La pandemia ha accentuato la necessità di trovare un equilibrio tra vita e lavoro, portando a proposte innovative come quella della settimana corta all’inglese basata sulla formula 100-80-100: 100% dello stipendio, 80% del tempo di lavoro e 100% dei risultati.

Lavorare meno, lavorare tutti

Giulio Romani, segretario confederale della Cisl, sottolinea che quando si parla di orario, le valutazioni sono molteplici. Dobbiamo considerare che il dibattito sulla riduzione degli orari è sempre stato legato al recupero di produttività dovuto ai progressi tecnologici.

Si pensi all’introduzione sempre più massiccia dell’intelligenza artificiale che semplifica molti processi lavorativi rendendo quindi possibile una riduzione dell’orario di lavoro conservando, se non aumentando, la produttività.

La settimana corta sarebbe un sistema per ridistribuire i benefici delle innovazioni tecnologiche riducendo i rischi di un aumento della disoccupazione.

Il ruolo del governo nella questione

Il dibattito sulla riduzione dell’orario di lavoro e l’aumento salariale potrebbe avere un costo elevato. Per questo motivo, è necessario il sostegno del governo per alleggerire il carico fiscale e incentivare gli aumenti contrattuali. La questione della riduzione dell’orario di lavoro dovrebbe essere affrontata settorialmente, utilizzando strumenti diversificati per ogni settore.

Ma come abbiamo visto, dal sondaggio del Corriere della Sera, emerge anche un altro dato: non sono pochi i dipendenti che pur di lavorare meno sarebbero disponibili a una riduzione dello stipendio.

L’esecutivo ha predisposto nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima dell’Italia, una strategia che prevede la diffusione più massiccia del lavoro agile e della settimana corta.

Perché vogliamo lavorare meno
Nella foto un lavoratore esausto in ufficio.

Faq (domande e risposte)

Perché gli italiani vogliono lavorare meno?

A causa della tensione tra vita lavorativa e personale, e del calo del potere d’acquisto dei salari.

Che cosa rivela l’indagine del Corriere della Sera sul lavoro?

Rivela il desiderio di molti italiani di lavorare meno e le sfide che incontrano nel cercare di farlo.

Quali soluzioni sono popolari tra i lavoratori per lavorare meno?

Soluzioni come lo smart working, la flessibilità di orario e l’assistenza per l’infanzia sono molto popolari.

Che ruolo giocano i sindacati nel dibattito sul “lavorare meno”?

I sindacati propongono riduzioni dell’orario di lavoro e aumenti salariali.

Come può il governo sostenere l’aspirazione a lavorare meno?

Il governo può sostenere questa aspirazione alleggerendo il carico fiscale e incentivando gli aumenti contrattuali.

Qual è l’importanza dell’innovazione nel dibattito sul lavoro?

L’innovazione è fondamentale per aumentare la produttività e permettere la riduzione dell’orario di lavoro.

Cosa significa la formula 100-80-100?

Significa mantenere il 100% dello stipendio, ridurre l’orario di lavoro all’80% e consegnare il 100% dei risultati.

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