Più tardi in pensione? La conseguenza è che nasceranno sempre meno figli, soprattutto nei Paesi mediterranei dell’Ue. Il motivo: rispetto alle nazioni del Nord, in Italia la disponibilità di tempo dei nonni è una condizione fondamentale per le coppie che scelgono di avere dei figli. (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Le difficili scelte del governo
Andare in pensione più tardi ha implicazioni sulla demografia. Uno studio recente della Banca d’Italia lo evidenzia chiaramente. L’incremento dell’età pensionabile degli ultimi anni potrebbe aver avuto un impatto sulla denatalità. Oltre a questo, ci sono altri fattori da considerare:
- Condizioni economiche precarie;
- Mancanza di asili nido pubblici;
- Cambiamenti socioculturali.
Ma è uno studio che pone un interrogativo importante al governo, alle prese con due questioni interconnesse: la riforma del sistema previdenziale e la denatalità.
Sono interconnessi, lo ricordiamo, per questi motivi:
- la diminuzione delle nascite (che dura da qualche decennio) e quindi anche della popolazione attiva, produrrà un effetto insostenibile per il sistema previdenziale. Entro il 2050 per ogni pensionato ci sarà un solo lavoratore. Una condizione che rischia di far saltare il banco e mette a rischio le pensioni di domani;
- questa situazione in prospettiva, rende difficile una riforma delle pensioni che preveda anche una maggiore flessibilità in uscita;
- se diamo credito allo studio della Banca d’Italia, una minore flessibilità in uscita e quindi pensionamenti sempre più ritardati incide sulla denatalità.
Insomma, un rompicapo di difficile soluzione: come far coincidere l’urgenza di anticipi pensionistici con la sostenibilità del sistema e coniugare entrambe le urgenze con la necessità di far crescere la natalità nel Paese?
Entra nella community, informati e fai le tue domande su YouTube e Instagram.
Più tardi in pensione? Cosa dice lo studio
La Banca d’Italia ha analizzato i dati di 11 Paesi tra il 2004 e il 2018. La scoperta? L’aumento dell’età pensionabile, introdotto per adattarsi all’invecchiamento della popolazione, potrebbe in realtà aggravare il problema nel lungo termine. Italia e Spagna sono particolarmente colpite da questa tendenza.
I tre gruppi di riferimento
L’analisi distingue i Paesi in tre gruppi: mediterranei, nordici e continentali. Ogni gruppo ha una sua specificità:
- Mediterranei (Grecia, Italia, Spagna): legami familiari forti, politiche familiari frammentate;
- Nordici (Danimarca, Svezia): forte supporto statuale, ripartizione equa dei compiti familiari;
- Continentali: una via di mezzo tra i due estremi.
Vediamo nel dettaglio.
La suddivisione presa in considerazione non riguarda solo l’aspetto geografico. Considera, infatti, anche il funzionamento dei servizi sociali e il ruolo svolto dalla famiglia nelle diverse aree.
La riforma delle pensioni dovrebbe prevedere una staffetta generazionale, come funziona.
Nell’area nordica, lo Stato sociale offre un supporto marcato alle famiglie con figli. Inoltre, le coppie tendono a dividersi in modo equilibrato le responsabilità legate alla cura familiare.
Diversamente, nell’area mediterranea, le politiche familiari appaiono più frammentate e spesso meno generose. In questa regione, la solidarietà familiare e i legami intergenerazionali sono profondamente radicati.
A questo proposito potrebbe essere interessante un articolo che spiega perché le mamme del Sud lavorano meno.
I Paesi continentali, invece, trovano una posizione intermedia, in particolare per quanto concerne il sostegno offerto alle famiglie.
Le conclusioni dello studio
Nei Paesi mediterranei, le coppie tendono ad avere figli dopo il pensionamento dei loro genitori. Una correlazione che non è così evidente negli altri Paesi. Questo aspetto suggerisce l’importanza dei nonni nel supporto familiare e nella cura dei bambini.
Nel dettaglio, nei Paesi mediterranei, si registra un significativo incremento nella probabilità delle nascite dei nipoti due anni dopo il periodo in cui i potenziali nonni acquisiscono il diritto alla pensione.
Questo trend non è altrettanto evidente nelle altre due aree (nordica e continentale), risultando molto attenuato o statisticamente quasi inesistente.
Vediamo chi andrà in pensione nel 2024.
Ulteriori ricerche ed analisi confermano che la variabile chiave è rappresentata dalla capacità dei neo-pensionati di assistere nella cura dei nipoti. Infatti, una disamina più approfondita rivela che l’incremento nella probabilità delle nascite è strettamente legato alla disponibilità dei nonni.
Questa disponibilità si manifesta soprattutto quando essi godono di buona salute e risiedono in prossimità dei propri figli.
Cosa si può fare
Se si identifica un legame tra il ritiro dal lavoro dei nonni e la nascita dei nipoti, diventa pertinente avanzare una riflessione ulteriore: l’aumento dell’età pensionabile, promossa da diversi governi sin dall’inizio del secolo, potrebbe influenzare le decisioni delle coppie, avendo come conseguenza un impatto negativo sui tassi di fecondità nella regione meridionale dell’Europa.
È ancora possibile andare in pensione senza un limite di età?
Ma è anche vero che nei Paesi in questione, appare difficile concepire politiche che vadano nella direzione opposta, ovvero una semplificazione dei criteri pensionistici, soprattutto a causa delle implicazioni sul bilancio statale.
Quindi, quali misure potrebbero adottare le amministrazioni al fine di contrastare il calo delle nascite? Gli esperti che hanno condotto la ricerca suggeriscono che potenziare i servizi dedicati all’infanzia, come ad esempio gli asili nido, potrebbe avere un impatto positivo, soprattutto se la chiave del problema risiede nell’inadeguatezza dei servizi.
Ma non bisogna dimenticare che, se i vincoli culturali e familiari si rivelassero predominanti, un intervento di questo genere potrebbe non essere adeguato.
Cosa è successo negli ultimi anni
In Italia, la corrente diminuzione delle nascite ha avuto inizio nel 2008, seguendo un periodo di leggera ripresa dopo i minimi registrati a metà degli anni Novanta.
Per quanto riguarda le riforme pensionistiche, sono state attuate per oltre tre decenni e si sono alternate in brevi intervalli temporali: si inizia con la riforma Amato del 1992, focalizzata principalmente sui criteri di determinazione delle pensioni, seguita dalla legge Dini del 1995 che ha istituito il regime contributivo. Successivamente, si sono aggiunte le disposizioni del 2004 e la legge Fornero del 2011, con impatti notevoli sull’età di pensionamento.
Su thewam.net puoi trovare un articolo che spiega come funziona Quota 100.
Più recentemente, si sono registrate alcune modifiche in direzione opposta, tra cui l’emergere di alcune eccezioni, come Quota 100, attiva tra il 2019 e il 2021.

FAQ (domande e risposte)
Perché con l’aumento dell’età pensionabile nascono meno figli?
Nei paesi mediterranei, le coppie tendono ad avere figli dopo il pensionamento dei loro genitori, sottolineando l’importanza del supporto dei nonni nella cura dei bambini.
Perché questo fenomeno avviene solo nei Paesi Mediterranei dell’Ue?
Nei Paesi mediterranei, i legami familiari sono forti e le politiche familiari sono spesso frammentate. Ciò significa che le famiglie si affidano di più al supporto dei nonni.
Come aumenterà l’età pensionabile nei prossimi anni?
Negli ultimi anni, abbiamo visto numerose riforme pensionistiche come la legge Fornero. Alcune deroghe come Quota 100 sono state introdotte, ma la tendenza è quella di spostare l’età pensionabile sempre più in avanti.
Come si muove il governo per la riforma delle pensioni?
Il governo è in una posizione difficile, cercando di equilibrare le esigenze del sistema previdenziale con l’obiettivo di aumentare la natalità.
Cosa propone lo studio della Banca d’Italia come soluzione?
Lo studio suggerisce che migliorare i servizi per l’infanzia potrebbe avere un impatto positivo. Tuttavia, se i legami familiari e culturali rimangono forti, queste misure potrebbero non essere sufficienti.
Ecco gli articoli preferiti dagli utenti sulle pensioni: