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Collocamento mirato rifiutato: conseguenze

Collocamento mirato rifiutato: quali sono le conseguenze e cosa bisogna fare per essere "riabilitati"? Ne parliamo in questo approfondimento.

di Carmine Roca

Agosto 2023

Oggi vi parliamo di collocamento mirato rifiutato: quali sono le conseguenze per il lavoratore disabile? (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Legge 68/1999 e collocamento mirato

L’entrata in vigore della legge numero 68 del 12 marzo 1999 ha consentito di introdurre una serie di strumenti tecnici e di supporti per l’adeguata valutazione dei lavoratori con disabilità, per il corretto inserimento nella posizione lavorativa adatta.

Questa serie di strumenti e di azioni è conosciuta come collocamento mirato, a cui hanno diritto le cosiddette categorie protette, previa iscrizione negli elenchi tenuti dai Centri per l’impiego del Comune di residenza.

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Legge 68/1999: obblighi di assunzione

I datori di lavoro pubblici e privati sono obbligati, salvo eccezioni, ad assumere lavoratori con disabilità nelle percentuali indicate dall’articolo 3 della legge 68/1999 (quote di riserva):

Legge 68/1999: obblighi di assunzione sospesi

Come indicato dall’articolo 3, comma 5, della legge 68/1999, gli obblighi di assunzione sono sospesi quando l’azienda si trova in una delle seguenti situazioni:

Se l’attività aziendale presenta caratteristiche non adatte ai lavoratori disabili (articolo 5, comma 5), è previsto un esonero parziale dagli obblighi di assunzione.

Accade quando:

Legge 68/1999 e collocamento mirato: elenchi pubblici

L’elenco provinciale delle persone disabili deve essere pubblicato online, come previsto dall’articolo 8 della legge 68/1999.

È la commissione medica dell’Asl locale ad annotare “in una apposita scheda le capacità lavorative, le abilità, le competenze e le inclinazioni, nonché la natura e il grado della minorazione e analizza le caratteristiche dei posti da assegnare ai lavoratori disabili, favorendo l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”.

Per ciascun lavoratore disabile è indicata la tipologia di inserimento lavorativo: chi è iscritto in un determinato profilo non potrà svolgere mansioni non compatibili con le sue condizioni fisiche o con le sue capacità lavorative.

Allo stesso tempo, come disposto dall’articolo 10, comma 2, della legge 68/1999, “Il datore di lavoro non può chiedere al disabile una prestazione non compatibile con le sue minorazioni”. 

Se le condizioni di salute del lavoratore disabile dovessero aggravarsi, come previsto dal comma 3 dell’articolo 10, della legge 68/1999, “il disabile può chiedere che venga accertata la compatibilità delle mansioni a lui affidate con il proprio stato di salute. Nelle medesime ipotesi il datore di lavoro può chiedere che vengano accertate le condizioni di salute del disabile per verificare se, a causa delle sue minorazioni, possa continuare ad essere utilizzato presso l’azienda.

Qualora si riscontri una condizione di aggravamento incompatibile con la prosecuzione dell’attività lavorativa, o tale incompatibilità sia accertata con riferimento alla variazione dell’organizzazione del lavoro, il disabile ha diritto alla sospensione non retribuita del rapporto di lavoro fino a che l’incompatibilità persista. Durante tale periodo il lavoratore può essere impiegato in tirocinio formativo”. 

Infine, il comma 2 dell’articolo 9, della legge 68/1999 spiega che, “in caso di impossibilità di avviare lavoratori con la qualifica richiesta, o con altra concordata con il datore di lavoro, gli uffici competenti avviano lavoratori di qualifiche simili, secondo l’ordine di graduatoria e previo addestramento o tirocinio da svolgere anche attraverso le modalità previste dall’articolo 12”.

Legge 68/1999 e collocamento mirato rifiutato: quali conseguenze?

Ma cosa succede in caso di collocamento mirato rifiutato? Se, ad esempio, il lavoratore disabile si rifiutasse di accettare un’offerta di lavoro consona alle sue condizioni di salute ed economicamente in regola, cosa accadrebbe?

La risposta è nell’articolo 10, comma 6, della legge numero 68 del 12 marzo 1999, che recita: “la direzione provinciale del lavoro, sentiti gli uffici competenti, dispone la decadenza dal diritto all’indennità di disoccupazione ordinaria e la cancellazione dalle liste di collocamento per un periodo di sei mesi del lavoratore che per due volte consecutive, senza giustificato motivo, non risponda alla convocazione ovvero rifiuti il posto di lavoro offerto corrispondente ai suoi requisiti professionali e alle disponibilità dichiarate all’atto della iscrizione o reiscrizione nelle predette liste“.

Il periodo di sospensione dalle liste di collocamento non viene riconosciuto per accedere a indennità di disoccupazione.

Una volta trascorsi i 6 mesi del provvedimento di cancellazione, il lavoratore disabile può presentare una nuova domanda per il collocamento mirato, tramite reiscrizione all’elenco dei Centri per l’impiego.

Legge 68/1999 e collocamento mirato: chi ne ha diritto?

Hanno diritto al collocamento mirato queste categorie di lavoratori:

Rientrano nelle categorie protette anche:

Collocamento mirato rifiutato
Collocamento mirato rifiutato: in foto un lavoratore disabile in carrozzina.

Faq sul collocamento mirato

È possibile rinunciare al collocamento mirato?

Sì, è possibile fare rinuncia al collocamento mirato. Il collocamento mirato, infatti, non è un obbligo ma un’opportunità per il lavoratore disabile. Non essendo un obbligo, hai la possibilità di iscriverti e di cancellarti dal collocamento mirato in qualsiasi momento, senza alcun tipo di problema ma rinunciando, ovviamente, a tutti i diritti ad esso collegati.

Quali agevolazioni spettano per l’assunzione di disabili?

I datori di lavoro che assumono lavoratori disabili possono beneficiare di uno sgravio contributivo di 36 mesi e in misura variabile in base alla percentuale di riduzione della capacità lavorativa del lavoratore impiegato.

Si può licenziare un lavoratore disabile?

Il rapporto di lavoro può essere risolto nel caso in cui, anche attuando i possibili adattamenti dell’organizzazione del lavoro, la commissione medica accerti la definitiva impossibilità di reinserire il disabile all’interno dell’azienda.

Quali tutele e agevolazioni sono previste per le categorie protette nei concorsi pubblici?

Le persone con disabilità hanno diritto a partecipare a tutti i concorsi pubblici, con modalità speciali di svolgimento delle prove per garantire la parità di condizioni con gli altri candidati. Per esempio, possono utilizzare ausili necessari e avere tempi supplementari per sostenere le prove in relazione al proprio handicap. Inoltre, le persone con un’invalidità pari o superiore all’80% sono esentate dal sostenere la prova preselettiva nei concorsi pubblici.

Quali documenti sono necessari per la partecipazione ai concorsi come categoria protetta?

I documenti richiesti possono variare, ma di solito dovrai fornire la documentazione che attesti la tua appartenenza a una categoria protetta.

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