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Riforma pensioni, nuovi lavori gravosi

Riforma pensioni: continua il confronto tra governo e sindacati, sul tavolo l’estensione dell’elenco dei lavori gravosi. Ma non solo: chi ha svolto attività pesanti dovrebbe anche avere un beneficio sul calcolo dell’importo, legandolo all’aspettativa di vita.

di Redazione

Settembre 2023

Riforma pensioni: il difficile dialogo tra governo e parti sociali è ripreso, si possono escludere per il 2024 degli interventi significativi, ma ora il discorso punta in particolare sull’estensione dell’elenco dei lavori gravosi e usuranti per facilitare l’accesso a un maggior numero di lavoratori ai trattamenti di pensione anticipata. (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Riforma pensioni, le incertezze del governo

L’ultimo incontro tra i sindacati e i componenti dell’Osservatorio sulla spesa previdenziale, voluto dalla ministra Elvira Calderone, si è svolto il 5 settembre.

La discussione si è puntata in particolare sui lavori gravosi e sulle donne. Ma non si è arrivata a nessuna conclusione. O meglio il governo non ha dato nessuna risposta alle richieste delle parti sociali.

È ormai chiaro che se qualcuno si aspettava una riforma complessiva e strutturale della Legge Fornero, dovrà aspettare. Non è all’ordine del giorno.

La cosa che più preoccupa, a pochi mesi dalla Legge di Bilancio per il 2024, è che il governo rispetto alle pensioni non abbia ancora una linea comune. Una strada precisa da percorrere per arrivare, anche se con un anno di ritardo, alla rimodulazione del sistema previdenziale.

A dire il vero non c’è ancora una chiara dichiarazione d’intenti neppure su come agire rispetto alle misure che già ci sono: quali e come devono essere confermate o cancellate.

Pochi fondi e altre priorità

C’è una oggettiva difficoltà nel reperire i fondi necessari per un intervento deciso sulle pensioni. Basta un dato: dalla riunione del governo che avrebbe dovuto indicare le priorità nella prossima legge finanziaria, si è capito che le misure proposte dai singoli partiti politici costerebbero 40 miliardi. E al momento i fondi a disposizione sono poco più di 8.

Ma non solo, tornando alle priorità, l’esecutivo ha ribadito che sono queste:

È stato poi aggiunto un vago accenno alle pensioni dei giovani.

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La riforma e il taglio della rivalutazioni

A ben guardare l’unico provvedimento che si sta facendo strada e che viene citato anche da autorevoli esponenti del governo è un nuovo taglio delle rivalutazioni per le pensioni che superano di quattro volte il minimo. Sarebbe il secondo consecutivo. Un provvedimento che penalizza migliaia di lavoratori dopo che hanno lavorato per oltre 40 anni.

Insomma, più che rinnovare, l’intenzione sembra quella di tagliare.

Nel frattempo alcuni partiti insistono nel proporre delle “misure bandiera”, quelle sventolate durante la campagna elettorale, anche se sono consapevoli che, considerando i costi, saranno difficilmente approvate. Vediamo quali.

Riforma pensioni, gli obiettivi irrealizzabili dei partiti

Quota 41

La Lega continua a insistere su Quota 41, in pensione a qualsiasi età con 41 anni di contributi. Messa così, per i costi che sono stati calcolati, il trattamento non potrà mai essere approvato.

Sono stati previsti due approcci alternativi:

In pratica:

Pensioni minime a 700 euro

Portare le pensioni minime a 700 euro è l’obiettivo di Forza Italia, che in campagna elettorale aveva promesso un aumento a 1.000 euro.

Sarà possibile? Molto difficile.

Si avvicineranno coloro (gli over 75)che già prendono più di 600 euro, ma solo perché a gennaio scatta la rivalutazione del 5%. E lo scorso anno era già stato programmato (nel 2024) per questi trattamenti un aumento temporaneo del 2,7%.

Un aumento sic et simpliciter è da escludere: potrebbe spostare più di mezzo miliardo. Non è moltissimo: ma i fondi scarseggiano.

Non resta che l’ampliamento dei lavori gravosi. Vediamo di cosa si tratta.

Ampliare l’elenco dei lavori gravosi

I sindacati hanno sollecitato il governo a modificare il sistema previdenziale nella parte che riguarda i lavori gravosi.

Ci spieghiamo: l’attuale normativa prevede che chi svolge un lavoro gravoso abbia la possibilità di andare prima in pensione.

Ok, fin qui ci siamo, ma la legge non prevede per questi lavoratori anche un beneficio sul calcolo della pensione.

Con il sistema contributivo, questi lavoratori che anticipano l’uscita, si ritroveranno degli importi sempre più bassi.

Quale potrebbe essere la soluzione? Agire sul coefficiente di trasformazione (che incide sul calcolo dell’importo) e legandolo all’attesa di vita.

I dati dimostrano (da sempre) che un lavoratore impegnato in attività gravose vive in media meno degli altri.

Il che significa che potrebbe aver diritto a una pensione più adeguata anche considerando che mediamente ne potrà beneficiare di meno.

Estendere i lavori gravosi a tutte le misure

Al momento in Italia sono solo due i trattamenti che includono anche i lavori gravosi: l’Ape sociale e la pensione ai precoci.

I sindacati hanno proposto al governo di allargare la platea.

Il motivo è semplice, lo dimostrano i numeri.

Nel 2024 sono usciti dal lavoro perché hanno svolto occupazioni gravose:

Numeri decisamente troppo bassi e che dovrebbero far comprendere la necessità di un intervento su questo tema.

I sindacati ritengono che l’elenco dei lavori gravosi compreso nell’Ape sociale (che dovrà essere confermata) bisognerebbe applicarlo anche ai precoci.

Ma non solo, il requisito per l’Ape sociale, dovrà essere abbassato da 36 a 30 anni.

Non si esclude la possibilità di introdurre altre attività (ancora escluse) nella lista dei lavori gravosi.

Le parti sociali hanno anche chiesto al governo di rivedere l’attuale riconoscimento previsto per chi svolge un lavoro notturno.

In che modo? Modificando e allargando le fasce orarie e prendendo in considerazione anche l’età. 

E infine, sempre sul fronte dei lavori gravosi e usuranti, si ritiene sia necessaria una modifica della procedura, oggi troppo complessa e che causa il rigetto di due terzi delle domande.

In questo video di RadioUCI l’ultimo aggiornamento dei lavori gravosi per l’Ape sociale

Riforma delle pensioni: le donne

Fino a oggi le riforme promesse per la pensione alle donne sono rimaste nel limbo delle promesse elettorali. Slogan, dichiarazione d’intenti e niente altro.

Lo dimostra la storia recente di Opzione donna: al suo insediamento la ministra Calderone aveva promesso un potenziamento della misura. Lo scorso anno invece, con una serie di restrizioni, è stata praticamente azzerata. Lasciando 20.000 lavoratrici che ne fanno in media richiesta ogni anno senza un’uscita possibile.

C’è da ricordare che le donne sono state la categoria più colpita dalla riforma Fornero che ha allungato di sette anni l’età pensionabile. E chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 (contributivo puro), se non riesce a raggiungere gli importi minimi, non potrà lasciare tra un po’ prima di aver compiuto 73 anni.

Per questo motivo alle donne dovrebbe essere riconosciuto il lavoro di cura e della maternità.

Vedremo se nel prossimo confronto arriveranno da parte dell’esecutivo le prime risposte chiare. O almeno una strategia di medio termine per rimettere a posto un sistema previdenziale in palese difficoltà.

Riforma pensioni, nuovi lavori gravosi
Nella foto una lavoratrice all’interno di una fabbrica.

FAQ (domande e risposte)

Come procede il dialogo tra governo e sindacati sulla riforma pensioni?

Il dialogo tra governo e parti sociali riguardo alla riforma pensioni si sta dimostrando difficile. Nonostante la ripresa delle discussioni, è poco probabile che ci saranno interventi significativi per il 2024. Durante l’ultimo incontro, tenutosi il 5 settembre, non si è giunti a una conclusione definitiva, e il governo non ha fornito risposte alle richieste dei sindacati.

Potrebbe essere confermato il taglio delle rivalutazioni per alcune pensioni?

Sì, è possibile. Esiste un provvedimento che sta prendendo forma e che viene menzionato da esponenti del governo: un nuovo taglio delle rivalutazioni per le pensioni che superano di quattro volte il minimo. Questo sarebbe il secondo taglio consecutivo e penalizzerebbe molti lavoratori che hanno lavorato per più di 40 anni.

Quali sono le novità da introdurre per i lavori gravosi?

I sindacati stanno sollecitando il governo a modificare la normativa attuale che riguarda i lavori gravosi. Una delle principali proposte è legata all’adeguamento del sistema di calcolo delle pensioni per chi svolge lavori gravosi, agendo sul coefficiente di trasformazione e legandolo all’aspettativa di vita. Inoltre, si propone di estendere l’elenco dei lavori gravosi e abbassare il requisito per l’Ape sociale da 36 a 30 anni. È inoltre in discussione la modifica delle fasce orarie per chi svolge un lavoro notturno e la semplificazione della procedura di domanda per i lavori gravosi, che attualmente è complessa e porta al rigetto di due terzi delle domande.

Quali sono i trattamenti pensionistici che includono i lavori gravosi?

Attualmente in Italia, ci sono due trattamenti che includono i lavori gravosi: l’Ape sociale e la pensione ai precoci.

Perché le donne sono le più penalizzate dalla Legge Fornero?

Le donne sono state particolarmente colpite dalla riforma Fornero, che ha aumentato l’età pensionabile di sette anni. Per le donne che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995, con il regime contributivo puro, se non raggiungono gli importi minimi previsti, non potranno andare in pensione prima dei 73 anni. Questa situazione mette in evidenza la necessità di riconoscere il lavoro di cura e della maternità per le donne. Finora, le riforme promesse per la pensione delle donne non sono state realizzate e molte promesse sono rimaste senza seguito.

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