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Riforma pensioni, rinvio a settembre: cosa cambia

Riforma pensioni, rinvio a settembre: cosa può cambiare per le minime, Opzione donna e Quota 103. Nell’ultimo decreto Lavoro sono spariti gli aumenti per i trattamenti più bassi. Dovrebbe trattarsi solo di un rinvio. Si discute anche sulla rimodulazione della pensione anticipata per le lavoratrici. Quota 103 verso la conferma per il 2024.

di Redazione

Maggio 2023

Riforma pensioni, rinvio a settembre per pensioni minime, Opzione donna e Quota 103. (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

INDICE

Molti esponenti del governo hanno annunciato nei giorni scorsi che sarebbero stati inseriti nel decreto Lavoro un aumento delle pensioni minime, l’allentamento dei paletti per accedere a Opzione donna e una valutazione significativa di Quota 103.

Nel testo finale del decreto non c’è nessuna traccia di provvedimenti che riguardano le pensioni. Si tratta comunque di un rinvio, non di una rinuncia. In particolare per l’incremento delle pensioni più basse. Infatti l’esecutivo ha già inserito nel Def, una risoluzione che prevede in autunno una misura che potrebbe garantire nella prossima manovra un intervento per alzare gli assegni dei trattamenti pensionistici più bassi.

Ma non solo: nella legge di Bilancio dovrà trovare spazio anche una rimodulazione di Opzione donna per il 2024. Sarà stabilito il percorso per Quota 103, che potrebbe essere riproposta con qualche modifica e prorogata per un altro anno, difficile infatti che si introduca Quota 41 (in pensione a qualsiasi età con 41 anni di contribuzione), una misura sulla quale punta forte la Lega ma che deve scontrarsi con  un costo decisamente elevato, insostenibile per i già fragili equilibri del nostro sistema previdenziale.

Potrebbe interessarti un articolo che spiega come andare in pensione con 15 anni di contributi nel 2023; c’è un post che ti segnala come la ricongiunzione della pensione costerà di meno; vediamo infine cos’è e come funziona l’assegno sociale.

Riforma pensioni, spazi di manovra

Chi si aspetta una riforma previdenziale estesa e che magari consenta di avere a disposizione una maggiore flessibilità in uscita potrebbe quindi rimanere deluso. È stato lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo al Sole24Ore, a dichiarare in modo esplicito che «con l’attuale situazione demografica nel nostro Paese non esiste una riforma che possa essere compatibile».

In pratica: se non si inverte il calo demografico, che si sta accentuando di anno in anno, è difficile immaginare l’introduzione di nuovi trattamenti pensionistici: la sostenibilità dell’intero sistema rischia di essere messa a rischio nel giro di qualche anno.

Si tratta di un avviso ai naviganti, rivolto in particolare a diverse componenti del centrodestra (sia la Lega, sia Forza Italia), ma anche ai sindacati, con i quali il confronto potrebbe essere ripreso a luglio.

Non sarà una discussione semplice quella con le parti sociali: le richieste di Cgil, Cisl e Uil sono chiare, in particolare per quanto riguarda la flessibilità, le donne e i giovani. 

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Riforma pensioni, aumento delle minime

Nell’ultima legge di Bilancio il governo ha introdotto aumenti per le pensioni minime:

Gli importi dovranno comunque aumentare, perché il tasso di inflazione del 2022 non è stato del 7,3 per cento (come indicato dal governo sulla base dei dati Istat di ottobre/novembre del 2022), ma dell’8,1 per cento.

E quindi, anche per questa correzione:

Ovviamente spettano anche gli arretrati per il mancato adeguamento da gennaio e che in linea di massima dovrebbero essere versati dopo la fine del 2023.

Riforma pensioni, minime: aumento subito

Come detto c’è una parte del governo che continua a spingere per un aumento immediato delle pensioni minime (Lega e Forza Italia). Nelle ultime settimane queste forze di governo avrebbero preferito un taglio meno consistente del cuneo fiscale per riservare delle risorse proprio all’incremento degli importi pensionistici più bassi. Sia il governo, sia il ministero dell’Economia (presieduto da un esponente di primo piano della Lega) hanno però deciso diversamente: aumentare il netto in busta paga per i redditi fino a 35.000 euro.

Ma, come detto, la previsione dell’aumento è stata comunque inserita nel Def e dovrebbe quindi concretizzarsi. Non subito, probabilmente entro l’anno.

Riforma pensioni: invalidità

Una parte dell’esecutivo spinge anche per aumentare le pensioni per l’invalidità, che sono a livelli decisamente bassi (intorno a 300 euro). Anche questa misura è stata prevista nel Def (Documento di economia e finanza).

Del resto sia l’aumento delle pensioni minime, sia l’incremento degli importi erogati per gli invalidi, sono impegni che l’attuale maggioranza ha preso in campagna elettorale. Impegni che sono stati ribaditi anche durante i primi mesi della legislatura.

Riforma pensioni: Opzione donna

Nell’ultima legge di Bilancio il governo è riuscito nell’impresa di confermare Opzione donna e nello stesso tempo di azzerarla. Sono stati infatti introdotti requisiti di accesso che di fatto hanno reso questa uscita anticipata per le lavoratrici del tutto impraticabile: dall’inizio dell’anno hanno aderito a Opzione donna solo 151 lavoratrici (contro le 4.185 dell’anno precedente).

Sul punto si è impegnata la stessa ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, che ha provato, senza riuscirci, di convincere il governo a rendere meno stringenti i criteri di accesso a questa misura.

Opzione donna a questo punto resterà com’è fino alla fine dell’anno. Dopo l’estate si tornerà a parlare di come modificare il trattamento per il 2024. L’obiettivo di molti (in particolare dell’opposizione) è quello di ripristinare la vecchia Opzione donna, quella che consentiva l’uscita a 58 anni (59 per le autonome), con 35 anni di contribuzione e il calcolo dell’assegno tutto con il sistema contributivo.

Riforma pensioni, rinvio a settembre: cosa cambia
Nella foto un pensionato molto contrariato

Riforma pensioni: Quota 103

Quota 103 sembrava destinata a durare un anno, nell’attesa di passare poi a Quota 41. Non sarà così: la misura che consente di andare in pensione a 62 anni con 41 di contribuzione potrebbe essere confermata, seppure con qualche modifica.

Di Quota 41 si parlerà tra qualche anno, dopo le parole di Giorgetti, sembra sia ormai un obiettivo di fine legislatura, come la flat tax.