La giustizia ha anticipato la politica, come spesso avviene: i giudici della Cassazione hanno stabilito che bisogna garantire un “salario minimo costituzionale”. Ma non solo, può essere fissato dal giudice affinché sia proporzionato e sufficiente per garantire i minimi di legge. E chiariamo: i minimi di legge sono quelli che danno la possibilità «di vivere una vita a misura d’uomo». Ma entriamo nel dettaglio. (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Salario minimo: la storia
La vicenda giudiziaria è iniziata dalla causa promossa da un dipendente della cooperativa Servizi Fiduciari di Torino. Questo lavoratore, vigilante in un Carrefour, ha messo in luce come il suo stipendio non fosse conforme all’articolo 36 della Costituzione.
L’articolo 36 stabilisce che la retribuzione dovrebbe essere proporzionata all’importanza del lavoro e sufficiente a garantire un’esistenza dignitosa. Questa causa ha portato all’attenzione i contrasti evidenti contenuti nei contratti collettivi rispetto a quanto è stabilito dalla Costituzione.
Mentre la Corte d’Appello aveva dato priorità alla contrattazione collettiva, la Cassazione ha sottolineato l’importanza suprema della Costituzione. In particolare, ha sottolineato che la retribuzione dovrebbe garantire un’esistenza dignitosa e che la contrattazione collettiva non dovrebbe ridurre il salario al di sotto di questo livello minimo.
Il giudice, dunque, ha il compito di intervenire quando né i sindacati né il legislatore riescono a garantire questi diritti. La Costituzione, infatti, impone l’obbligo di proteggere la dignità del lavoro.
Il giusto salario minimo
La sentenza ha stabilito che, per definire il giusto salario minimo (quello che risponde ai dettami della Carta), il giudice può utilizzare come riferimento i salari stabiliti in contratti collettivi di settori simili o per mansioni analoghe.
Ma non si ferma qui. Se necessario, il giudice può anche fare riferimento a indicatori economici e statistici. Un esempio arriva dalla Direttiva Ue 2022/2041 sui salari minimi: segnala diversi metodi e parametri per stabilire una retribuzione equa, andando oltre i limiti dei contratti collettivi.
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Come era andata in primo e secondo grado
Primo grado di giudizio
In primo grado il tribunale aveva visto le preoccupazioni del lavoratore come legittime. Aveva stabilito che il suo stipendio avrebbe dovuto essere allineato a quello previsto per il livello D1 del CCNL dei dipendenti di proprietari di fabbricati. Questo significa che il lavoratore aveva il diritto di percepire un salario maggiore di quello che riceveva.
Il ribaltamento in Appello
La Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza e anche la lettura che ne avevano fato i giudici di primo grado. Hanno scelto di dare scarso rilievo all’articolo 36 della Costituzione, e maggior peso al contratto collettivo del settore, che era stato concordato tra le principali organizzazioni sindacali. Questa decisione ha quindi sostenuto che il salario concordato nel contratto collettivo era presumibilmente adeguato e in linea con l’articolo 36.
La violazione della Costituzione
Con questo contrasto tra il giudizio di primo grado e quello d’appello si è arrivati davanti alla Cassazione. Il cuore della questione era, come avrai capito, l’articolo 36 della Costituzione.
La Cassazione ha ribadito l’importanza della Costituzione, sottolineando che garantisce due diritti fondamentali:
- un salario proporzionato alla quantità e qualità del lavoro;
- e un salario che assicuri un’esistenza dignitosa. Se il contratto collettivo non rispetta questi diritti, è in violazione dell’articolo 36.
Il giudice, con questa interpretazione, ha quindi una grande responsabilità. Può e deve intervenire se ritiene che il salario concordato non rispetti i principi costituzionali. In pratica, il giudice può stabilire un salario diverso da quello concordato nel contratto collettivo.
A proposito della Costituzione, c‘è chi vuole cambiarla: capiamo perché.
Come valutare il salario minimo adeguato
Determinare un salario minimo che rispetti le norme della Costituzione è un compito complesso. La Cassazione ha enfatizzato l’importanza dell’assetto costituzionale, affermando che non può essere delegata unicamente alla contrattazione collettiva la decisione di ciò che costituisce un salario “adeguato”.
- Contratti collettivi: anche se un lavoratore ha un contratto basato su un accordo nazionale tra le principali associazioni sindacali, questo non significa necessariamente che il salario rispetti l’art. 36 della Costituzione. Se si sospetta che il salario non sia adeguato, è possibile fare riferimento ad altri contratti collettivi di settori simili o affini.
- Indicatori economici e statistici: un altro approccio per valutare l’adeguatezza del salario è l’utilizzo di indicatori economici e statistici. La soglia di povertà dell’Istat, ad esempio, può fornire un punto di riferimento per determinare se un salario permette di vivere dignitosamente. Altri dati utili possono provenire dal sistema Uniemens dell’Inps, che raccoglie informazioni sul salario medio in Italia, e dai valori dell’indennità Naspi, che fornisce sostegno economico in caso di disoccupazione.
- Direttiva Ue 2022/2041: questa direttiva europea sul salario minimo sottolinea l’importanza di garantire salari che rispettino la dignità del lavoro, promuovano l’inclusione sociale e contrastino la povertà. Ciò implica che il salario minimo dovrebbe non solo coprire le necessità basilari ma anche permettere una partecipazione attiva nella società.
“Una sentenza storica” e le reazioni
La decisione presa dalla Cassazione ha causato molte reazioni nel panorama politico italiano, con molti che l’hanno definita una “sentenza storica”.
- Reazioni positive: esponenti del Pd e di Avs hanno accolto la sentenza con entusiasmo. Marco Grimaldi di Europa Verde ha sottolineato l’importanza della sentenza, affermando che rappresenta un punto di svolta nel modo in cui il lavoro e la retribuzione vengono discussi e valutati in Italia.
- La discussione continua: nonostante l’entusiasmo di molti, il dibattito sul salario minimo è ancora in corso. La proposta di legge sul salario minimo è attualmente in discussione alla Camera, e ci sono molte opinioni contrastanti su come dovrebbe essere implementata. Alcuni sottolineano l’importanza di una legge che garantisca un salario dignitoso, mentre altri sono preoccupati per le potenziali ripercussioni economiche.
- L’importanza della sentenza: la sentenza ha evidenziato una questione critica: la necessità di garantire che ogni lavoratore in Italia riceva una retribuzione che non solo copra le spese di base, ma che permetta anche una vita dignitosa. Questa decisione rappresenta un passo importante verso un futuro più equo e giusto per tutti i lavoratori italiani.

FAQ (domande e risposte)
Cosa hanno stabilito i giudici sulla “salario minimo costituzionale”?
I giudici della Cassazione hanno stabilito che è necessario garantire un “salario minimo costituzionale”. Questo non significa solo un salario minimo imposto per legge, ma un salario che sia proporzionato e sufficiente per garantire i minimi di legge, ovvero un salario che permetta di vivere una “vita a misura d’uomo”.
Cosa ha deciso la Corte di Cassazione riguardo l’articolo 36 della Costituzione?
L’Alta Corte ha stabilito che il contratto collettivo nazionale di lavoro di un dipendente di una cooperativa non era conforme all’articolo 36 della Costituzione. Questo articolo stabilisce che la retribuzione deve essere sufficiente per garantire un’esistenza libera e dignitosa. La Corte ha sottolineato che la contrattazione collettiva non può diventare un fattore di compressione del giusto livello salariale.
Come determina il giudice il giusto salario minimo costituzionale?
Il giudice, in ultima istanza, può decidere sul salario minimo. Prima di prendere una decisione, il giudice si rifà principalmente alla Carta Costituzionale. Tuttavia, se esistono dubbi sulla conformità dei salari stabiliti dai contratti collettivi, il giudice può fare riferimento ad altri parametri.
A quali parametri si riferisce la Cassazione per valutare il salario minimo adeguato?
La Cassazione prende in considerazione vari parametri. Oltre ai contratti collettivi di settori affini, il giudice può guardare a fonti esterne come indicatori economici e statistici. Questi includono misure come la soglia di povertà (come determinato dall’ISTAT) o la soglia di reddito necessaria per accedere alla pensione di inabilità. Altri parametri menzionati sono i dati Uniemens dell’Inps, i valori dell’indennità Naspi e i trattamenti di integrazione salariale.
Cosa sottolinea la Direttiva Ue 2022/2041 sui salari minimi?
La Direttiva Ue 2022/2041 sui salari minimi evidenzia la necessità di garantire un salario che perseguisca la dignità del lavoro, promuova l’inclusione sociale e combatta la povertà.
Qual è stata la reazione del Pd e Avs alla sentenza sulla questione salariale?
Il Pd e l’Avs hanno definito la sentenza come “storica”. Marco Grimaldi di Europa Verde ha enfatizzato l’importanza della sentenza, dicendo che è la prima volta che un tale dibattito raggiunge la Cassazione e ha introdotto la categoria di “lavoro povero” nel dibattito giurisprudenziale. Dopo la sentenza, si è evidenziato che il governo non può ignorare la decisione. La discussione continuerà alla Camera nelle prossime settimane, con diversi membri del governo e dei partiti politici che si esprimono sulle loro posizioni in merito alla questione.
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