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Settimana corta, è possibile in Italia?

La settimana corta è possibile in Italia o si tratta di una fantasia destinata a restare insoddisfatta? Vediamo in quali grandi aziende è già iniziata la sperimentazione e come sta funzionando. Cosa sostengono gli imprenditori e i sindacati e qual è la posizione del governo.

di Redazione

Maggio 2023

La settimana corta è possibile in Italia o si tratta di una fantasia destinata a restare insoddisfatta? o (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Se ne discute e tanto. Non solo in Italia, ma anche in Europa, dove sono diverse le nazioni che hanno avviato una sperimentazione (in alcuni casi con successo: è stato registrato un aumento della produttività).

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Il sogno che si può concretizzare con la settimana corta è quello di lavorare dal lunedì al giovedì, con tre giorni di riposo e lo stesso stipendio.

In Italia al momento hanno attivato una fase sperimentale due grandi gruppi:

Il processo è stato attivato durante la pandemia, per delle inevitabili esigenze di riorganizzazione del lavoro. È stato poi prorogato per contenere la spesa energetica dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Settimana corta, è possibile in Italia? Banca Intesa

Per Banca Intesa la soluzione adottata è stata questa: in ufficio 4 giorni per nove ore e la stessa retribuzione. La sperimentazione è su base volontaria (e riguarda i 74 mila dipendenti), applicata compatibilmente con le esigenze tecniche, organizzative e produttive dell’istituto di credito.

La proposta è stata discussa con i sindacati e prevede anche l’aumento del lavoro flessibile da casa (fino a 120 giorni l’anno) e una indennità di 3 euro al giorno di buoni pasto.

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Settimana corta, è possibile in Italia? Lavazza

La Lavazza ha invece rivoluzionato i contratti dei dipendenti già nel 2022. Sono stati inseriti, insieme alla settimana corta, un bonus di 700 euro (per arginare gli effetti dell’inflazione) e una serie di agevolazioni nell’orario di lavoro (in base alle necessità dei singoli lavoratori):

Settimana corta, è possibile in Italia? Dibattito in Gran Bretagna

La sperimentazione della settimana corta è in fase più avanzata in Gran Bretagna. Sono 60 le imprese che hanno partecipato al periodo di prova. I risultati sono stati molto confortanti: la maggior parte delle aziende ha deciso di continuare. 18 hanno invece scelto di attivare in modo strutturale la settimana corta (hanno fatto registrare un incremento della produzione a fronte di lavoratori molto più soddisfatti).

Potresti essere interessato a leggere un post che spiega come il 41 per cento delle persone che si sono dimesse dal lavoro lo scorso anno ora è pentito; c’è un articolo che racconta la fuga dei laureati all’estero: 80 mila in 10 anni.

Settimana corta, controtendenza

Ma mentre si discute in tutta l’Unione di arrivare a una settimana corta per i lavoratori (a parità di stipendio), i dati forniti da Eurostat disegnano un quadro generale che sembra andare nella direzione opposta.

In Italia, ad esempio, sono 2,7 milioni i lavoratori che lavorano 50 ore a settimana (contro le consuete 40, 8 ore per 5 giorni). In pratica il 9,2 per cento del totale degli occupati, che sono 23 milioni.

Questa tendenza si registra comunque in particolare tra gli autonomi (30 per cento). Solo il 4 per cento degli impiegati lavora più del dovuto.

Peggio dell’Italia da questo punto di vista ci sono:

In linea con l’Italia ci sono invece:

I Paesi è più basso il lavoro “in eccesso” sono invece:

Ma non solo. L’aspetto grave è che un lavoratore su sei in Italia (il 15,9 per cento) fa straordinari non retribuiti. 

Le motivazioni per il proliferare degli straordinari sono di vario tipo, queste le principali:

L’8,1 per cento dei lavoratori ha anche dichiarato di non avere la possibilità di rifiutare il lavoro straordinario.

Settimana corta, i sindacati

I sindacati in Italia stanno spingendo con forza per l’introduzione della settimana corta. Una battaglia che è condivisa anche dai partiti dell’opposizione. Il governo sembra propenso ad avviare una discussione sull’argomento. Ma il confronto si è fermato sul nascere, perché l’esecutivo ha preferito virare, al momento, sul taglio del cuneo fiscale.

La questione centrale per la settimana corta resta quella della produttività. Ovvero, se si conferma che con la riduzione dei giorni di lavoro la produttività non ne risenta, il discorso può essere valutato. Ma è un discorso che non vale allo stesso modo per tutti i settori.

Per i sindacati, comunque, fermarsi sulla produttività è fuorviante, o meglio non è l’unico parametro al quale bisogna fare affidamento.

Gli stessi industriali hanno avviato una riflessione sulla possibilità di ridurre i giorni di lavoro. «Ma bisogna farlo – ha dichiarato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomiin maniera non ideologica, altrimento si rischia di mettere in crisi l’occupabilità e l’occupazione in Italia».

Settimana corta, benefici

Sintetizziamo in conclusione quali sono i possibili benefici per i lavoratori e le imprese legati all’adozione della settimana corta:

aumento della produttività: molti studi hanno dimostrato che una settimana lavorativa più corta può portare a un aumento della produttività. I dipendenti possono concentrarsi meglio sulle proprie mansioni, riducendo lo stress e migliorando l’efficienza;

miglioramento dell’equilibrio lavoro-vita: la settimana corta può favorire un migliore equilibrio tra vita professionale e personale. E questo potrebbe contribuire a ridurre l’assenteismo e l’insoddisfazione lavorativa, aumentando la soddisfazione complessiva dei dipendenti.

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