Smart working e venerdì libero: sono molte le aziende che puntano a ridurre l’orario di lavoro senza penalizzare la produttività. L’obiettivo è migliorare il benessere dei lavoratori, anche per attrarre un maggior numero di talenti e mitigare il numero di quanti stanno scegliendo di lavorare all’estero. Una scelta che è già stata adottata da colossi come Intesa San Paolo e Fastweb, ma che inizia a coinvolgere anche piccole realtà imprenditoriali. Vediamo cosa sta accadendo. (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Smart working e venerdì libero: lo studio e i numeri
Evoluzione del smart working in Italia: dati e statistiche
Il fenomeno del smart working ha avuto una crescita esponenziale in Italia, soprattutto dopo la pandemia di Covid-19. Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, nel 2023 si contano 3,585 milioni di smart worker, un incremento significativo rispetto agli anni precedenti:
- 2022: 3,570 milioni di smart worker
- 2023: 3,585 milioni di smart worker (+0.42% rispetto al 2022)
- Previsione per il 2024: 3,65 milioni di smart worker
Questa crescita rappresenta un aumento del 541% rispetto al periodo pre-Covid.
Adozione del smart working nelle aziende italiane
L’adozione del smart working varia significativamente tra le grandi imprese e le PMI:
- Grandi imprese: 96% hanno implementato lo smart working
- PMI: 56% hanno implementato lo smart working
Ricerca e monitoraggio del lavoro agile
L’Osservatorio smart working svolge un ruolo importante nel monitoraggio di questo fenomeno, concentrando la sua attenzione su diversi aspetti:
- Diffusione del smart working: valutazione delle iniziative nelle grandi imprese, PMI e pubbliche amministrazioni.
- Tecnologie digitali: studio dell’impiego delle tecnologie digitali nel supporto e nell’evoluzione del smart working, inclusi strumenti innovativi come l’Intelligenza Artificiale, la Realtà Aumentata, il Metaverso, e il 5G.
- Evoluzione degli spazi di lavoro: analisi degli spazi di lavoro, sia interni che esterni alle aziende, con particolare attenzione ai luoghi alternativi come coworking e business center.
- Impatti sul benessere dei lavoratori: valutazione dell’effetto del smart working sul benessere e sull’engagement dei lavoratori.
- Impatto ambientale e sociale: studio dell’impatto dello smart working in termini di sostenibilità ambientale, equità, inclusione e impatti economici.
Metodologia di ricerca
La ricerca annuale dell’Osservatorio si basa su:
- Survey: coinvolgimento di oltre 200 grandi aziende italiane, 500 PMI e oltre 400 pubbliche amministrazioni.
- Studi di caso: analisi dettagliata di specifiche implementazioni di smart working.
Questa metodologia fornisce un quadro completo e aggiornato dell’evoluzione del smart working in Italia, contribuendo a una comprensione più profonda di questa tendenza in costante crescita.
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Attrarre i talenti (anche riducendo gli orari di lavoro)
Lo smart working si rivela un fattore chiave per attirare talenti nel mercato del lavoro. Le aziende che adottano modelli di lavoro flessibili, come la possibilità di lavorare da remoto o in orari più comodi, tendono a essere più attraenti. Questa tendenza è sostenuta da diversi fattori:
- Equilibrio vita-lavoro: la flessibilità oraria permette ai dipendenti di gestire meglio il proprio tempo, bilanciando le esigenze professionali con quelle personali.
- Riduzione dello stress: orari di lavoro meno rigidi riducono il livello di stress dei dipendenti, migliorando il loro benessere generale.
- Accesso a un pool di talent globali: le modalità di lavoro flessibili permettono alle aziende di attingere da un pool di talenti più ampio, non limitato dalla geografia.
L’esempio delle grandi aziende
Aziende come Intesa Sanpaolo e Fastweb hanno adottato questi modelli, dimostrando che il cambiamento è possibile anche in grandi realtà aziendali.
Il risparmio energetico
Smart working e impatto ambientale
Lo smart working non solo migliora il benessere dei lavoratori ma contribuisce anche significativamente al risparmio energetico. Ecco come:
- Riduzione delle emissioni di CO2: lavorare da remoto riduce la necessità di spostamenti quotidiani, diminuendo così le emissioni di gas serra.
- Consumo energetico degli uffici: con meno persone negli uffici, il consumo di energia per riscaldamento, condizionamento e illuminazione si riduce.
Il caso di Generali e altri
Aziende come Generali hanno implementato politiche di smart working che prevedono almeno due giorni alla settimana in ufficio, con il venerdì lavorato da casa. Questo non solo migliora la qualità della vita dei lavoratori ma ha anche un impatto positivo sull’ambiente.
Le possibilità della settimana corta
Verso una settimana lavorativa di quattro giorni?
La settimana corta, o settimana lavorativa di quattro giorni, è un concetto che sta guadagnando popolarità (al pari del lavoro agile). Questa modalità lavorativa può comportare diversi vantaggi:
- Maggiore produttività: studi dimostrano che una settimana lavorativa più breve può portare a un incremento della produttività.
- Migliore bilanciamento vita-lavoro: i dipendenti godono di più tempo libero, favorendo un equilibrio più sano tra vita professionale e personale.
- Riduzione del burnout: la riduzione delle ore lavorative può contribuire a diminuire i casi di burnout tra i dipendenti.
Proposte di legge e tendenze future
In Italia, sono state presentate proposte di legge per la settimana corta. Se adottata, questa politica potrebbe segnare un cambiamento significativo nel panorama lavorativo italiano, influenzando positivamente sia il benessere dei lavoratori sia la produttività aziendale.
La proposta di legge più recente per la riduzione della settimana lavorativa è stata presentata il 20 ottobre, su iniziativa del deputato Arturo Scotto (PD). Questa proposta si distingue dalle precedenti perché non definisce una durata specifica per la settimana lavorativa ridotta. Incentiva invece la creazione di contratti collettivi sperimentali che contemplino una riduzione dell’orario lavorativo, incluso l’adozione di turni su base mensile.
L’approccio della proposta è quello di lasciare alle aziende e ai sindacati la libertà di negoziare e stabilire gli orari lavorativi ridotti attraverso i contratti collettivi. Per stimolare questa sperimentazione, viene proposto un incentivo sotto forma di esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali per i datori di lavoro. In particolare, è previsto un esonero del 30% del totale dei contributi dovuti, che può aumentare fino al 40% nel caso di lavori ritenuti pesanti o usuranti.
Per finanziare queste agevolazioni, il testo prevede un aumento delle risorse destinate al “Fondo nuove competenze”. Il fondo, che attualmente supporta le aziende nella formazione dei dipendenti, verrebbe rinominato in “Fondo nuove competenze, riduzione dell’orario di lavoro e nuove forme di prestazione lavorativa”, con un incremento di 100 milioni di euro per il 2024 e di 200 milioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026. Questa iniziativa mira a sostenere non solo la formazione ma anche l’adozione di modelli lavorativi innovativi.

FAQ (Domande e risposte)
Quali aziende adottano smart working e venerdì libero?
Molte aziende, sia grandi che piccole, hanno adottato la modalità di smart working con l’opzione del venerdì libero. Tra i colossi che hanno implementato questa politica figurano Intesa San Paolo e Fastweb. La tendenza si sta estendendo anche a realtà imprenditoriali di dimensioni minori, dimostrando un crescente interesse verso modelli di lavoro più flessibili e attenti al benessere dei lavoratori.
Quanti smart worker ci sono in Italia nel 2023?
Nel 2023, in Italia, il numero di smart worker è stimato a 3,585 milioni, con una leggera crescita rispetto ai 3,570 milioni del 2022. Questo rappresenta un incremento significativo rispetto al periodo pre-Covid, con un aumento del 541%. Le previsioni per il 2024 indicano che gli smart worker in Italia potrebbero raggiungere i 3,65 milioni.
Perché le aziende italiane investono nello smart working?
Le aziende italiane investono nello smart working principalmente per attrarre talenti, che sono sempre più rari sul mercato del lavoro. Altre motivazioni includono il miglioramento dell’engagement dei dipendenti, la promozione di un migliore equilibrio tra vita lavorativa e privata, e l’adattamento alle nuove esigenze tecnologiche e organizzative.
Quali sono i 4 pilastri del Smart Working?
I quattro pilastri del Smart Working, come identificati dagli studi e dalle ricerche, includono: policy organizzative, tecnologie avanzate, riorganizzazione degli spazi di lavoro, e lo sviluppo di comportamenti e stili di leadership adeguati. Questi elementi sono fondamentali per realizzare una strategia di Smart Working efficace e sostenibile.
Come influisce lo smart working sull’attrattiva dei talenti?
Le aziende che adottano modelli di Smart Working “maturi” e ben strutturati risultano più attraenti per i talenti. Questo perché offrono maggiore flessibilità, opportunità di inclusività, un migliore equilibrio tra vita lavorativa e privata, e un maggior grado di engagement dei dipendenti.
Quale impatto ha lo smart working sul risparmio energetico?
Lo smart working contribuisce significativamente al risparmio energetico. Ad esempio, lavorare da remoto due giorni a settimana può ridurre le emissioni di CO2 di circa 480kg per persona all’anno. Questa riduzione dell’impatto ambientale è un fattore chiave per molte aziende nel loro orientamento verso lo smart working.
Che cosa implica la settimana lavorativa corta per le aziende?
L’adozione di una settimana lavorativa più corta rappresenta un possibile sviluppo futuro nei modelli organizzativi del lavoro. Questa politica può compattare i tempi di lavoro e incrementare il tempo libero a disposizione dei dipendenti, contribuendo così a un migliore equilibrio vita-lavoro e potenzialmente a una maggiore produttività e soddisfazione lavorativa.
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