Lavoro e stipendi, cresce il divario in base al titolo di studio: più studi, più guadagni, una differenza che sta diventando sempre più marcata. (scopri le ultimissime notizie sul lavoro sempre aggiornate. Ricevi su WhatsApp e sul canale Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Resta sempre aggiornato sulla nostra pagina Facebook e Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
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Nei primi tre mesi del 2023 il numero degli occupati è cresciuto di oltre mezzo milione rispetto allo stesso periodo dello scorso anni.
La tendenza è costante da ormai otto mesi (dati Istat), ma bisognerà vedere fino a che punto è una crescita concreta (come si pensa) o solo un effetto del rimbalzo dopo il brusco stop registrato nel periodo della pandemia.
Questo aumento riguarda in particolare i dipendenti assunti a tempo indeterminato (+542.000), meno gli indipendenti (+50.000).
Sono invece calati, tra gennaio e marzo, i contratto a tempo determinato (-79.000).
Ma non solo, ed è un altro dato positivo, la crescita è riferita in particolare agli occupati a tempo pieno (+498.000). Si ferma invece a +15.000 l’incremento dei contratti part time.
Ma rispetto a questi dati, che sono in ogni caso positivi, si segnala un altro aspetto che dovrebbe spingere il governo a una riflessione: cresce il divario salariale tra i lavoratori che hanno studiato rispetto ai lavoratori che hanno invece un titolo di studio basso.
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Lavoro e stipendi, penalizzato chi ha un titolo di studio basso
La divaricazioni degli stipendi, più alti per chi ha avuto accesso a determinati livelli di istruzione e sempre più bassi per chi non ha un titolo di studio significativo, è un andamento che si registra da un po’ e che diventa con il trascorrere del tempo sempre più evidente.
È il segnale che il mercato del lavoro si stia indirizzando verso una sempre maggiore polarizzazione che penalizza i lavoratori con basse competenze.
Lo dimostrano anche i tassi di occupazione:
- quello generale, per le persone tra i 15 e i 64 anni, nei primi tre mesi del 2023 ha raggiunto il 60,6%;
- una crescita che tra i laureati è dll’1,3%;
- tra i diplomati dell’1,5%;
- per chi ha il diploma di terza media dello 0,3%.
Ma è soprattutto il tasso di occupazione rapportato all’istruzione che è indicativo:
- tra i laureati lavora l’82%;
- tra i diplomati lavora il 66,6%;
- tra chi ha un titolo di studio più basso lavora solo il 43,4%.
Lavoro e stipendi, tasso di disoccupazione
Anche il tasso di disoccupazione segnala notevoli differenze se rapportato al titolo di studio:
- per il laureati è dell’8% (-0,3% rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno);
- per i diplomati è del 7,7% (-0,7%);
- per chi ha la licenza media è del 12,9% (+0,2%).
Questi sono invece i dati rispetto all’inattività (persone che non hanno lavoro e neppure lo cercano):
- complessivamente è del 33,7%;
- per i laureati è del 14,4% (-1,2%);
- per i diplomati è del 27,7% (-1,1%);
- per chi ha la licenzia media è del 50% (-0,5%).
Lavoro e stipendi, più occupati di prima della pandemia
Anche il confronto con i dati del 2019 segnala un miglioramento dei dati sull’occupazione.
Nel 2019 il tasso di occupazione era al 58,2%, oggi, come accennato, è al 60,6%, un incremento dei lavoratori del 2,4%. Tradotto in numeri, ci sono 474.000 occupati in più rispetto al periodo pre Covid.
Sono cresciuti in maniera maggiore i contratti a tempo indeterminato (+4,2%) rispetto a quelli a termine (+2.7%). Per gli indipendenti la situazione è invece peggiorata: -4,1%.
Sono cresciuti anche gli occupati a tempo pieno (+3,1%) rispetto a quelli part time (-2,1%).
Lavoro e stipendi, divario generazionale
Si sono ridotti in questi tre mesi i divari generazionali e territoriali (rispetto al 2019).
La crescita del tasso di occupazione tra i giovani è aumentato del 3,4%, una crescita maggiore rispetto a quella registrata nelle fasce tra 35 e 49 anni (+2,8%) e tra 50 e 64 anni (+2,1%).
La pandemia ha avuto effetti più rilevanti al Nord, anche se la differenza rispetto al Sud resta molto alta, 21,7% (nel 2019 era del 24,3%).
Lavoro e stipendi, conclusione
Gli aspetti più positivi di questi dati riguardano in particolare l’aumento dell’occupazione tra i giovani (con la conseguente riduzione del gap generazionale) e l’incremento dei contratti a tempo indeterminato, che segna quindi un calo del lavoro precario (che tanti danni ha provocato a medio e lungo termine negli anni scorsi).
Ma bisogna valutare con grande attenzione anche la crescita della differenza di salario e di possibilità di lavoro tra laureati e diplomati e chi ha un titolo di studio più basso. Una polarizzazione, tra impieghi che prevedono competenze medio alte e lavori a bassa specializzazione che potrebbe essere destinato a crescere nel tempo.
Il che significa, tra l’altro, la necessità di istituire e implementare dei corsi di formazione che consentano anche a chi non ha portato avanti gli studi di inserirsi in modo efficace in un mercato del lavoro che sta vivendo un periodo di profondi cambiamento (che potrebbero diventare ancora più evidenti nei prossimi anni con l’intelligenza artificiale).

Faq (domande e risposte)
Quanto è cresciuto l’occupazione nei primi mesi del 2023?
Nei primi tre mesi del 2023, l’occupazione è cresciuta di oltre mezzo milione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Di quanti sono aumentati i dipendenti a tempo indeterminato nel 2023?
Nel 2023, l’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato è stato di 542.000.
Qual è stato il cambiamento nei contratti a tempo determinato tra gennaio e marzo 2023?
Tra gennaio e marzo 2023, i contratti a tempo determinato sono diminuiti di 79.000.
Come si manifesta il divario salariale in base al titolo di studio?
Il divario salariale tra lavoratori con alto livello di istruzione e quelli con un titolo di studio basso è in aumento.
Qual è il tasso di occupazione tra i laureati nei primi tre mesi del 2023?
Nei primi tre mesi del 2023, l’82% dei laureati lavorava.
Quale è il tasso di disoccupazione tra i laureati nel 2023?
Nel 2023, il tasso di disoccupazione tra i laureati è dell’8%, in calo dello 0,3% rispetto ai primi tre mesi dell’anno precedente.
Come si è modificato il tasso di occupazione dal 2019 al 2023?
Dal 2019 al 2023, il tasso di occupazione è aumentato dal 58,2% al 60,6%, con 474.000 lavoratori in più rispetto al periodo pre-Covid.
Qual è stata la variazione nei contratti a tempo indeterminato dal 2019 al 2023?
Dal 2019 al 2023, i contratti a tempo indeterminato sono cresciuti del 4,2%.
Come si sono modificati i divari generazionali e territoriali nel 2023 rispetto al 2019?
Nel 2023 rispetto al 2019, i divari generazionali e territoriali si sono ridotti, con una crescita del tasso di occupazione tra i giovani del 3,4%.
Qual è l’aspetto più positivo emerso da questi dati?
Gli aspetti più positivi riguardano l’aumento dell’occupazione tra i giovani e l’incremento dei contratti a tempo indeterminato, segnando un calo del lavoro precario.
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