Stipendi più alti nel 2024: l’attuazione della delega fiscale e la probabile conferma dell’attuale taglio del cuneo fiscale, potrebbero rendere più consistenti le buste paga nel prossimo anno. Vediamo cosa potrebbe cambiare per i lavoratori. (scopri le ultime notizie su lavoro, disoccupazione, offerte di lavoro e concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Cosa cambia con la riforma fiscale
La delega fiscale si pone l’obiettivo di definire una serie di punti fondamentali senza appesantire ulteriormente le casse dello Stato. Alcune delle principali modifiche sono:
- Rivedere le esenzioni fiscali che, al momento, hanno un costo di 165 miliardi.
- Prestare attenzione alla Nadef, un documento cruciale che verrà pubblicato a settembre.
Per approfondire puoi leggere cosa cambia per fisco e pensioni nel 2024
Le nuove aliquote Irpef
Il cambiamento fondamentale nella riforma fiscale riguarda le aliquote Irpef. I principali punti di questa sezione sono:
- Riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre.
- Ampliare il primo scaglione, riservato attualmente ai primi 15mila euro di reddito.
- Possibili modifiche potrebbero portare benefici a famiglie con persone disabili, proprietari di case e coloro che investono in efficientamento energetico.
Come sono e come saranno
L’asse portante del disegno di riforma del fisco 2023 prevede una riduzione del numero di aliquote IRPEF. Ci sarà una diminuzione del carico fiscale, soprattutto per i redditi medi.
L’IRPEF subirà delle modifiche, ma sarà il Governo a decidere in definitiva. La proposta prevede tre fasce di reddito al posto delle quattro attuali.
Ecco le aliquote IRPEF attualmente in vigore:
Aliquota | Reddito |
---|---|
23% | fino a 15.000 euro |
25% | tra 15.001 euro e 28.000 euro |
35% | tra 28.001 euro e 50.000 euro |
43% | oltre 50.001 euro |
Le possibili nuove aliquote IRPEF sono:
Aliquota | Reddito |
---|---|
23% | per i redditi fino a 28 mila euro |
27% | per i redditi oltre 28 mila e fino a 50 mila euro |
43% | per i redditi oltre 50 mila euro |
In sintesi, il cambiamento suggerisce la fusione del 2° e del 3° scaglione IRPEF in un’unica fascia. Questa fascia riguarderà i redditi tra 15.000 e 50.000 euro e avrà un’aliquota del 27%.
Cosa cambia con le nuove aliquote Irpef per le buste paga
Con la riforma IRPEF, è previsto che un cittadino con un reddito lordo di 20.000 euro, dopo le dovute detrazioni, avrà un’aliquota IRPEF del 23% (per redditi fino a 28.000 euro).
Se, invece, il reddito dovesse superare i 28.000 euro, l’aliquota applicata sarà del 27%. Questa disposizione deriva dalla previsione di unificare lo scaglione di reddito compreso tra 15.000 e 50.000 euro.
Facciamo un esempio pratico: un individuo che percepisce un reddito di 20.000 euro dovrà versare un’imposta pari a 4.600 Euro, dato che si applicherà l’aliquota del 23% su quella cifra.
Su Thewam.net puoi verificare chi ci guadagna con la riforma dell’Irpef
La no tax area dopo la riforma Irpef
All’interno della proposta di riforma fiscale per il 2023, cambia qualcosa anche per le fasce basse di reddito: chi percepisce, infatti, un reddito fino a 8.174 euro, entrerà nella cosiddetta “no tax area”.
Questa fascia riguarda tutti i contribuenti, compresi i pensionati, che hanno un reddito non superiore al limite indicato.
Coloro che rientrano in questa categoria saranno esenti dal pagamento delle tasse, in quanto l’imposta non sarà dovuta.
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Stipendi più alti nel 2024: entrate aggiuntive
I cambiamenti proposti potrebbero determinare stipendi più alti attraverso vari meccanismi:
- Modificare la tassazione sulla tredicesima, con l’obiettivo di fissarla al 15%.
- Proposte di interventi sugli straordinari.
- Uniformare la no tax area tra lavoratori dipendenti e pensionati.
Le nuove deduzioni
La riforma fiscale mira anche a introdurre nuove deduzioni:
- Le deduzioni aiutano a ridurre il reddito tassabile e, di conseguenza, le imposte.
- La novità sarà l’opportunità di beneficiarne direttamente in busta paga.
Nel quadro della riforma del 2023, è in corso una rivisitazione delle principali deduzioni e detrazioni IRPEF. L’obiettivo è incentivare sia l’equità verticale che quella orizzontale, contribuendo al contempo ad accrescere la chiarezza del sistema tributario.
In merito alla riforma fiscale, le decisioni prese dal Parlamento includono:
- La conferma della deducibilità delle spese sostenute, anche in forma forfettaria, relative alla produzione del reddito da lavoro dipendente e attività similari.
- L’inserimento della facoltà per ogni contribuente di dedurre, nella determinazione del reddito specifico di categoria, i contributi previdenziali obbligatori e, in caso di insufficiente capacità di deduzione, di sottrarre l’importo eccedente dal proprio reddito totale.
- L’adozione di una misura che prevede la non tassazione di pagamenti straordinari e tredicesime per coloro che hanno redditi inferiori (o comunque una tassazione non superiore al 15%)..
Si sta inoltre lavorando alla ristrutturazione delle detrazioni e deduzioni, classificandole secondo i loro scopi e obiettivi.
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Ma, come evidenziato nel DEF 2023, questa ristrutturazione non riguarderà l’abitazione, la sanità e la previdenza, che resteranno dunque come sono.
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L’elenco delle nuove spese deducibili
Le nuove spese deducibili riguardano principalmente:
- Spese legate all’attività lavorativa come benzina o abbonamenti ai trasporti.
- Possibili sconti per chi opera in smart working.
- Deduzioni per genitori che sostengono spese come baby sitter e asili nido.
Come cambiano detrazioni e deduzioni (esempi)
Redditi da lavoro autonomo
Nell’ambito della recente riforma, sono previste diverse innovazioni in merito ai redditi derivanti da attività autonome, in particolare:
- Un alleggerimento degli oneri burocratici, soprattutto per quanto riguarda le modalità di pagamento dell’IRPEF da parte dei lavoratori autonomi, degli imprenditori singoli e dei contribuenti soggetti agli indici sintetici di affidabilità fiscale. E questo, pur mantenendo inalterato l’attuale sistema, sia per quanto riguarda il calcolo definitivo dell’imposta, sia per la determinazione previsionale dei saldi e degli acconti.
- Un obiettivo di distribuzione più equa dell’onere fiscale nel corso del tempo. Questo, senza causare disagi ai contribuenti in confronto al sistema attuale e senza generare nuovi o maggiori costi per il bilancio dello Stato. Una delle strategie previste per raggiungere lo scopo è l’introduzione graduale di pagamenti mensili sia per quanto riguarda gli acconti sia per i saldi.
- L’ipotesi di diminuire la ritenuta d’acconto, dettaglio che sarà compito del Governo definire. Più precisamente, la normativa propone una riduzione delle ritenute applicate sui compensi dei professionisti (come esercenti arti e professioni) che fanno regolarmente e in maniera significativa uso del lavoro di dipendenti o di altre categorie di collaboratori. Questa misura mira a prevenire la nascita di situazioni in cui il professionista, aspettando il pagamento del proprio compenso, possa trovarsi privo dei fondi necessari per coprire i costi dei collaboratori.
- L’assenza di impatti fiscali derivanti da operazioni che vedono la fusione o riorganizzazione di studi professionali. Questo include anche le operazioni legate alla trasformazione di associazioni professionali in società tra professionisti.
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Reddito da lavoro dipendenti
Per i redditi da lavoro subordinato e quelli equiparati, i principi cardine e i criteri stabiliti dalla legge delega prevedono una riconsiderazione e una semplificazione delle norme relative alle cifre e ai valori che non concorrono alla determinazione del reddito.
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Questo aspetto si focalizza, in particolar modo, sui limiti previsti per l’inclusione dei compensi in natura (fringe benefit), garantendo però alcune priorità, tra cui:
- La promozione della mobilità sostenibile;
- La realizzazione della previdenza supplementare;
- L’ottimizzazione energetica;
- La garanzia dell’assistenza medica;
- L’incentivo alla solidarietà sociale;
- Il sostegno finanziario per gli organismi bilaterali;
- la detassazione di straordinari e tredicesime.

FAQ (domande e risposte)
Come funziona il taglio del cuneo fiscale?
Il taglio del cuneo fiscale punta a ridurre il divario tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e lo stipendio effettivamente ricevuto dal dipendente.
Come aumenta lo stipendio nel 2024?
Lo stipendio nel 2024 potrebbe aumentare grazie alle nuove aliquote Irpef, all’introduzione di nuove deduzioni e ai cambiamenti nelle tassazioni come quella della tredicesima.
Chi beneficia del taglio del cuneo fiscale?
Tutti i lavoratori dipendenti possono beneficiare del taglio del cuneo fiscale, ma l’entità dell’aumento può variare a seconda del reddito e della situazione individuale.
Come incide il taglio del cuneo fiscale per chi supera i 35.000 euro annui?
Per coloro che superano i 35.000 euro annui, il taglio del cuneo fiscale potrebbe comportare una riduzione delle imposte da pagare e, di conseguenza, un aumento dello stipendio netto.
Quali sono le nuove spese deducibili con la riforma fiscale?
Le nuove spese deducibili comprendono benzina, abbonamenti ai trasporti, sconti per chi lavora in smart working e spese per baby sitter e asili nido, tra le altre.
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