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Università, in tanti lasciano dopo il primo anno

Università, in tanti lasciano dopo il primo anno, il tasso di abbandono continua a crescere, vediamo perché. Tra le motivazioni più frequenti c’è quella economica: si tratta quindi di un problema sociale. Il ministero ha deciso di intervenire con una serie di iniziative.

di Redazione

Maggio 2023

Università, in tanti lasciano dopo il primo anno, il tasso di abbandono continua a crescere, vediamo perché. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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In Italia decide di mollare gli studi dopo il primo anno di università il 7,3 per cento degli studenti (il 7,4 per cento sono maschi, il 7,2 per cento donne). Dieci anni fa, la quota di universitari che abbandonava un anno dopo l’iscrizione era del 6,3 per cento.

La statistica è stata elaborata dal ministero dell’Università e della Ricerca nella sezione on line Open Data.

Non è semplice definire una sola causa per questo incremento di abbandoni, spesso infatti le motivazioni si intrecciano. Le più frequenti sono queste:

L’aumento degli abbandoni nell’ultimo anno potrebbe essere attribuito anche alla didattica a distanza.

Su questo argomento potrebbe interessarti un post che spiega chi non paga nel 2023 le tasse per l’università privata e pubblica; vediamo anche come funziona il bonus università 2023 con reddito Isee; c’è un articolo che spiega come mandare i figli nelle migliori università; e infine ti ricordiamo che fino al 2030 ci saranno 30.000 posti in più per l’iscrizione alle facoltà di Medicina.

Abbandono: problema serio

La questione è seria. Il dato sull’abbandono degli studi è un segnale rilevante. Racconta un disagio, oltretutto appare evidente dai dati come la prima causa sia da ricercarsi nelle difficoltà economiche: un aspetto che è anche il termometro delle difficoltà dell’intero Paese.

Il ministero dell’Università ha deciso di intervenire con una serie di iniziative per ridurre la portata di un fenomeno che non è nuovo, ma che sta crescendo con preoccupante costanza.

Si lavora in particolare su due questioni:

Il ministero dell’Università ha disposto un finanziamento di 15 milioni per progetti di orientamento e il tutorato. «L’obiettivo – si legge in una nota – è individuare le iniziative migliori che possano sostenere gli studenti non solo nella scelta ma anche lungo tutto il percorso formativo».

Nelle prossime settimane il Mur renderà disponibile una piattaforma digitale che consentirà ai ragazzi di conoscere meglio le offerte del sistema accademico.

«Nella sezione on line sarà raccolta tutta la disponibilità dell’offerta formativa, con corsi, alloggi e borse di studio. Ad accompagnarla una App anche in inglese per gli studenti stranieri».

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Difficoltà economiche

Come detto, tra i profili degli studenti che abbandonano dopo il primo anno di università, ci sono i ragazzi che hanno delle difficoltà economiche e i pendolari a lunga percorrenza.

Molto spesso le due categorie sono legate dallo stesso disagio: quasi tutti gli studenti costretti a percorrere ogni giorno lunghe distanze per recarsi in ateneo vivono una situazione economica complicata o comunque non così prospera da potersi consentire un alloggio nella città dove studiano.

Si tratta dunque di un problema sociale e come tale dovrebbe essere affrontato sia dal governo, sia dalle istituzioni universitarie.

Del resto il dato è confermato anche da un’indagine di qualche anno fa, la motivazione principale (il 50 per cento) per l’abbandono degli studi universitari (che non si verificano solo dopo il primo anno) sono appunto i fattori economici.

Il fenomeno è noto da anni, le soluzioni proposte sono sempre le stesse. Purtroppo anche i risultati: l’aumento degli abbandoni continua a salire. Delle due l’una: o le soluzioni sono sbagliate o alle parole non seguono quasi mai azioni conseguenti.

Università, abbandono: confronto scuola

Un’altra indagine, questa volta condotta al termine della pandemia da Udu, Spi Cgil, Rete degli Studenti Medi ed elaborata da Ires Emilia Romagna, ha convolto 30.000 studenti, tra alunni delle scuole superiori e universitari, proprio sul tema dell’abbandono degli studi.

La volontà di lasciare è risultata molto più diffusa all’università (33 per cento) rispetto a quella registrata nelle scuole superiori (22,7 per cento).

Università, in tanti lasciano dopo il primo anno
Nella foto uno studente che ha deciso di lasciare l’università

Università, abbandono: facoltà

Il tasso di abbandono è più alto tra gli studenti che frequentano facoltà scientifiche (34,8 per cento) rispetto a quelle umanistiche-sociali (34,5 per cento). Ma non è una differenza rilevante: anche questo dato conferma che la scelta del corso di studi “sbagliato” può essere una delle motivazioni, ma l’omogeneità del dato lascia supporre che, appunto, la causa più rilevante sia quella di natura economica.

La più alta concentrazione di criticità si registra tra questi studenti:

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