Università, in tanti lasciano dopo il primo anno, il tasso di abbandono continua a crescere, vediamo perché. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
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In Italia decide di mollare gli studi dopo il primo anno di università il 7,3 per cento degli studenti (il 7,4 per cento sono maschi, il 7,2 per cento donne). Dieci anni fa, la quota di universitari che abbandonava un anno dopo l’iscrizione era del 6,3 per cento.
La statistica è stata elaborata dal ministero dell’Università e della Ricerca nella sezione on line Open Data.
Non è semplice definire una sola causa per questo incremento di abbandoni, spesso infatti le motivazioni si intrecciano. Le più frequenti sono queste:
- difficoltà economiche;
- mancanza di prospettive di lavoro;
- mancanza di programmi di orientamento e tutorato;
- assenza di supporto psicologico;
- ambiente universitario poco attrattivo.
L’aumento degli abbandoni nell’ultimo anno potrebbe essere attribuito anche alla didattica a distanza.
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Abbandono: problema serio
La questione è seria. Il dato sull’abbandono degli studi è un segnale rilevante. Racconta un disagio, oltretutto appare evidente dai dati come la prima causa sia da ricercarsi nelle difficoltà economiche: un aspetto che è anche il termometro delle difficoltà dell’intero Paese.
Il ministero dell’Università ha deciso di intervenire con una serie di iniziative per ridurre la portata di un fenomeno che non è nuovo, ma che sta crescendo con preoccupante costanza.
Si lavora in particolare su due questioni:
- il potenziamento dell’orientamento per facilitare la transizione scuola/università e ridurre il numero delle dispersioni;
- introdurre nuovi servizi di sostegno per gli studenti che hanno un disagio economico utilizzando questi strumenti:
- estensione del diritto allo studio;
- no tax area;
- supporto alla mobilità internazionale;
- tutorato;
- attività didattiche.
Il ministero dell’Università ha disposto un finanziamento di 15 milioni per progetti di orientamento e il tutorato. «L’obiettivo – si legge in una nota – è individuare le iniziative migliori che possano sostenere gli studenti non solo nella scelta ma anche lungo tutto il percorso formativo».
Nelle prossime settimane il Mur renderà disponibile una piattaforma digitale che consentirà ai ragazzi di conoscere meglio le offerte del sistema accademico.
«Nella sezione on line sarà raccolta tutta la disponibilità dell’offerta formativa, con corsi, alloggi e borse di studio. Ad accompagnarla una App anche in inglese per gli studenti stranieri».
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Difficoltà economiche
Come detto, tra i profili degli studenti che abbandonano dopo il primo anno di università, ci sono i ragazzi che hanno delle difficoltà economiche e i pendolari a lunga percorrenza.
Molto spesso le due categorie sono legate dallo stesso disagio: quasi tutti gli studenti costretti a percorrere ogni giorno lunghe distanze per recarsi in ateneo vivono una situazione economica complicata o comunque non così prospera da potersi consentire un alloggio nella città dove studiano.
Si tratta dunque di un problema sociale e come tale dovrebbe essere affrontato sia dal governo, sia dalle istituzioni universitarie.
Del resto il dato è confermato anche da un’indagine di qualche anno fa, la motivazione principale (il 50 per cento) per l’abbandono degli studi universitari (che non si verificano solo dopo il primo anno) sono appunto i fattori economici.
Il fenomeno è noto da anni, le soluzioni proposte sono sempre le stesse. Purtroppo anche i risultati: l’aumento degli abbandoni continua a salire. Delle due l’una: o le soluzioni sono sbagliate o alle parole non seguono quasi mai azioni conseguenti.
Università, abbandono: confronto scuola
Un’altra indagine, questa volta condotta al termine della pandemia da Udu, Spi Cgil, Rete degli Studenti Medi ed elaborata da Ires Emilia Romagna, ha convolto 30.000 studenti, tra alunni delle scuole superiori e universitari, proprio sul tema dell’abbandono degli studi.
La volontà di lasciare è risultata molto più diffusa all’università (33 per cento) rispetto a quella registrata nelle scuole superiori (22,7 per cento).

Università, abbandono: facoltà
Il tasso di abbandono è più alto tra gli studenti che frequentano facoltà scientifiche (34,8 per cento) rispetto a quelle umanistiche-sociali (34,5 per cento). Ma non è una differenza rilevante: anche questo dato conferma che la scelta del corso di studi “sbagliato” può essere una delle motivazioni, ma l’omogeneità del dato lascia supporre che, appunto, la causa più rilevante sia quella di natura economica.
La più alta concentrazione di criticità si registra tra questi studenti:
- studenti cosiddetti non binari: 46.4 per cento;
- extra Ue: 33,5 per cento;
- studenti delle regioni del Sud: 29,7 per cento;
- delle Isole: 28,1 per cento;
- studenti che frequentano la scuola/università in una provincia: 32 per cento;
- studenti che frequentano la scuola/università in una regione diversa da quella di residenza: 32,8 per cento;
- che impiegano più di 60 minuti per raggiungere l’università: 34,3 per cento;
- studenti che hanno entrambi i genitori con al massimo la licenza media inferiore: 34,4 per cento;
- studenti con i genitori entrambi non occupati: 39,8 per cento;
- studenti che hanno vissuto un peggioramento della propria condizione economica: 35,2 per cento.
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